Una volta, non troppo tempo fa, la vite era parte integrante del tessuto urbano. I vigneti di città non erano un’eccezione, ma la regola, almeno fino a quando la crescita incontrollata delle città, in Italia ed in Europa, ha ridotto all’osso gli spazi verdi, sacrificando parchi e vigneti. Qualcuno, però, è arrivato fino a noi: Torino ha la sua Vigna della Regina, Siena la Senarum Vinea, Venezia i Vigneti della Laguna, e Parigi la Clos Montmatre, riunite nella Urban Vineyards Association, cui ultimamente si sono aggiunte nuovi vigneti urbani ad alto valore storico e culturale, quello di Milano, la Vigna di Leonardo, la palermitana Vigna del Gallo, ed i filari di San Francesco della Vigna sulla laguna veneziana.
Manca, da questa lista parziale: il vigneto Pvsterla, quattro ettari vitati alle pendici del Castello di Brescia, il più grande vigneto urbano d’Europa. Origini antichissime, che ne fanno risalire la nascita al 1037, quando il monastero regio di Santa Giulia coltivava uva sulle pendici del Cidneo, ed un futuro da “gioiello” di Monte Rossa, griffe della Franciacorta che si prenderà cura del vigneto Pvsterla, dopo l’accordo siglato il 6 luglio dal patron dell’azienda Emanuele Rabotti e dal Comune di Brescia.
Il forte legame con Brescia, la voglia di prendersi cura di uno dei suoi monumenti più affascinanti e la passione per la viticoltura sono alla base di questa nuova avventura. “Sono davvero felice di aver aggiunto un gioiello così prestigioso alla nostra collezione. Il Pvsterla non rappresenta per me solo un vigneto, ma è anche una dichiarazione personale di orgoglio bresciano. Riqualificazione e valorizzazione saranno le parola chiave dei prossimi mesi, voglio regalare a Brescia un polmone verde. Unico, curato e tutto da vivere. Una bella sfida”, racconta Emanuele Rabotti.“Non vedo l’ora di far brindare con il vino bresciano tutti coloro che hanno sete di cose buone” aggiunge.
Focus - Il Vigneto Pvsterla
Il vigneto Pvsterla ha origini antiche, era il 1037 e il monastero regio di Santa Giulia coltivava uva sulle pendici del Cidneo. Una posizione geografica unica che garantisce un’esposizione al sole per tutto l’arco della giornata e condizioni particolarmente favorevoli per la coltivazione della vite, piante che oggi vantano un ceppo originale di quasi un secolo. Un vero e proprio vanto per Brescia e i bresciani che, oltre ad essere l’area urbana vitata più ampia d’Europa, nel 2007 ha conquistato il titolo di “Patrimonio Storico della Cultura Agroalimentare Ambientale” conferitogli da Slow Food.
Si tratta di un raro esempio di agricoltura produttiva urbana con una coltivazione estesa di sola uva Invernenga e un terroir inimitabile. Il medolo, dove dimora il vigneto, è caratterizzato da una stratificazione calcarea, con marne e noduli di selce. La composizione e la pendenza del suolo assicurano il drenaggio, mentre le correnti provenienti dal monte Guglielmo mantengono l’aria pulita e salubre e l’esposizione permette all’uva di essere baciata dal sole perfettamente dall’alba al tramonto. L’Invernenga, uva a bacca bianca viene coltivata “a pergola” ed è nota anche con i nomi di Ua ‘mbrunesca, Invernesca, Brunesta e Bernestia; un vitigno autoctono coltivato solo in altri pochi filari nelle zone limitrofe della città. L’acino succoso è caratterizzato da un colore giallo-verde e presenta una buccia molto spessa ricca di polifenoli. La maturazione avviene tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024