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Il vino del futuro? Buono, pulito e giusto: il messaggio “Slow Wine Fair” 2023

Da oggi al 28 febbraio la kermesse di BolognaFiere & Slow Food: il ruolo dei piccoli vignaioli ed il peso del settore sulla politica

“Il vino del futuro sarà quello tratteggiato dalla Slow Wine Coalition, perché la viticoltura deve intraprendere la strada che stiamo tracciando. Nei settori agricoli e produttivi italiani il vino è un settore trainante, e se riusciamo ad impattare in maniera positiva sul sistema produttivo, il vino può diventare ambasciatore di un sistema diverso, rispettoso dell’ambiente, capace di tutelare la biodiversità, che abbia a cuore la fertilità dei terreni: in questo modo, tutto l’alimentare andrà in quella direzione. La Slow Wine Fair è la narrazione del percorso che sta facendo la Slow Wine Coalition, andare verso un futuro del vino e del cibo buono, pulito e giusto è un lavoro collettivo”. A WineNews, Barbara Nappini, presidente Slow Food Italia, all’inaugurazione della Slow Wine Fair 2023, la manifestazione organizzata da BolognaFiere, con la direzione artistica di Slow Food, che, da oggi a martedì 28 febbraio, riunisce 750 produttori di vino buono, pulito e giusto da tutta Italia e da 21 Paesi.

La politica deve saper dare gambe a decisioni giuste, ci muoviamo a livello globale seguendo tre direttrici: la tutela della biodiversità, l’educazione e l’influenza sulle decisioni politiche. Ci facciamo portavoce degli approfondimenti e delle riflessioni oneste, quelle dei produttori di vino e dei protagonisti della filiera, per fare pressione affinché vengano prese decisioni politiche capaci di dare risposte concrete e corrette per un sistema vino buono, pulito e giusto”, riprende Barbara Nappini. Slow Food ha sempre detto di consumare meno ma farlo meglio, non a caso la definizione che diamo di consumatore è quella di co-produttore, ossia di alleato dei produttori: quando decido di bere un vino, sostengo un tipo di filiera, e questa è una scelta culturale, oltre che politica ed economica. Adesso, dobbiamo diventare costruttori di significato, non solo consumatori, costruire il significato che sta dietro al bicchiere di vino, alla bottiglia d’olio, al filone di pane che acquistiamo ogni giorno, perché è la cosa più importante per dare un senso alla prospettiva futura”, conclude la presidente Slow Food Italia.

La Slow Wine Fair è la prova di quanto importanti siano le fiere per il comparto agroalimentare anche in questo 2023, come riscontriamo dalla presenza significativa di espositori e visitatori. Le fiere supportano chi produce in una logica di distretti territoriali, ma rappresentano anche un’occasione per riflettere, definire strategie e confrontarsi con chi mette in cantiere nuove regole per il settore. A BolognaFiere, in particolare, oltre alla Slow Wine Fair, a Sana, il salone internazionale del biologico e del naturale, e a Marca, a novembre avremo il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti. Un calendario che dimostra come la fiera sia sempre più un luogo in cui si può ragionare in termini di sostenibilità, con una grande attenzione al locale e al nazionale, e al contempo una forte apertura all’export e all’internazionalità”, ha aggiunto Gianpiero Calzolari, presidente BolognaFiere.

Il 2022 ha portato con sé il record per l’export del vino italiano, a quota 8 miliardi di euro, ma anche un attacco incrociato mediatico mai cisto prima”, ha ricordato Brunella Saccone, direttrice agroalimentare e vini Agenzia Ice, che ha messo in evidenza l’interesse dei buyer internazionali, in particolare da Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Cina verso il biologico. “Al mondo va spiegato che la nostra cultura alimentare ha permesso di integrare il vino da sempre, e che la viticoltura è cura della biodiversità”. Maria Grazia Mammuccini, presidente Federbio, ha invece ricordato la battaglia dei produttori biologici affinché “sia chi produce utilizzando chimica di sintesi a preoccuparsi di non danneggiare chi invece opera nel rispetto della salute dell’ambiente e delle persone”.

A rappresentare la Slow Wine Coalition, Pau Moragas Bouyat, vignaiolo del collettivo spagnolo L’Olivera, che ha parlato della Slow Wine Fair come di una fiera capace di mettere al centro la riflessione, le persone e la politica. “La nostra è una squadra che lavora insieme per produrre cibi che, oltre a dare piacere, portano valori come sostenibilità, tutela del paesaggio, sostegno all’economia locale. Uno dei nostri vini si chiama “Naltres” (noi in catalano, ndr), e in etichetta ci sono i nomi di coloro che lo hanno reso possibile. In questo mondo del vino in cui l’individualità diventa la forma di comunicazione prediletta, noi ribadiamo al contrario l’importanza del collettivo. Il consumatore, in questo senso, è co-produttore: senza consumatore il nostro lavoro non ha senso, è la metafora stessa della Slow Wine Fair. Qui non c’è competizione, la Slow Wine Coalition è una rete di amici e colleghi con degli obietti condivisi, e il vino è prima di tutto espressione di un’origine e del lavoro”, ha raccontato il produttore catalano.

La testimonianza di Sabiha Apaydın Gönenli, portavoce della comunità Slow Food Heritage Vines of Turkey (nei prossimi giorni online l’intervista WineNews) e sommelier del ristorante Mikla, che ha ricordato il terribile terremoto che ha colpito la Turchia e la Siria evidenziando come sia ancora più necessario adesso far sì che il patrimonio agroalimentare e vitivinicolo di questi territori venga salvaguardato.

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