Che il vino italiano sappia raccontare storie di eccellenza di impresa, non è una novità. Ma una solida realtà, che si conferma di anno in anno in uno dei più importanti riconoscimenti istituzionali in materia, come quello di Cavaliere del Lavoro. 25 quelli nominati oggi dal Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, tra cui, per il mondo del vino, il nome che spicca è quello di Giovanni Manetti, alla guida di Fontodi, una delle realtà più storiche e prestigiose del Chianti Classico, a Panzano, nella Conca d’Oro, che la famiglia Manetti guida dal 1968, oltre che presidente del Consorzio del Vino Chianti Classico.
Tra i nuovi Cavalieri, che arrivano dal mondo dell’agroalimentare e dell’agricoltura, in questa tornata 2021, ci sono anche nomi come Paolo Gentilini, presidente e amministratore delegato della storica azienda romana Biscotti Gentilini, il “collega” Giuseppe Vincenzi, al vertice della storica realtà dolciaria veneta Vincenzi Biscotti (già Matilde Vincenzi & Figli), e ancora Antonio Palmieri, alla guida dello storico Caseificio Tenuta Vannulo, tra i più prestigiosi brand del mondo del latte di bufala, e Paola Togni, presidente di Togni Spa, gruppo del beverage marchigiano, che annovera tra i suoi marchi anche quello dello spumante Rocca dei Forti.
Un riconoscimento prestigioso per il produttore Giovanni Manetti, alla guida di Fontodi, cantina prestigiosa del Chianti Classico e presidente del Consorzio del Vino Chianti Classico, che segue di un anno quello conferito, nel 2020, a Marilisa Allegrini, una delle “signore dell’Amarone”, con la cantina di famiglia in Valpolicella (e che, negli anni, ha esteso i suoi possedimenti in altri territori top del vino italiano, da Montalcino, con San Polo, ed a Bolgheri, con Poggio al Tesoro), e che arricchisce un corposo elenco, testimonianza della forza delle storie di impresa del mondo del vino, che conta i grandi nomi dell’impresa enoica del Belpaese. Da Piero Antinori, che con la Marchesi Antinori è uno dei massimi ambasciatori del vino e dell’eleganza italiana, a Bruno Ceretto, uno dei grandi che ha fatto la storia di Barolo, da Arnaldo Caprai, la cui cantina, guidata dal figlio Marco Caprai, ha rilanciato il Sagrantino di Montefalco ed il suo territorio nel mondo, a Franco Argiolas, produttore di riferimento della Sardegna del vino, da Paolo Panerai, alla guida di Class Editori (e azionista di maggioranza del Gambero Rosso) e produttore di grandi vini in Toscana (con Castellare di Castellina nel Chianti Classico e Rocca di Frassinello in Maremma) e in Sicilia (con Feudi del Pisciotto e Gurra di Mare), da Sandro Boscaini, alla guida di una delle realtà leader dell’Amarone della Valpolicella, Masi, a Maria Cristina Loredan Rizzardi, la cui famiglia annovera tra i propri avi anche un Doge di Venezia e proprietaria della cantina Guerrieri Rizzardi, e ancora tre grandi nomi che hanno fatto la storia del vino di Sicilia, come il patriarca Diego Planeta, fondatore della cantina Planeta (scomparso nel settembre 2020), oggi guidata da Alessio, Francesca e Santi Planeta, Giacomo Rallo, creatore di Donnafugata (e scomparso nel maggio 2016), oggi guidata da Antonio e Josè Rallo, e Giuseppe Mastrogiovanni Tasca, fondatore della griffe Tasca d’Almerita, oggi guidata da Alberto Tasca d’Almerita, a Gino Lunelli, presidente ad honorem della Cantine Ferrari di Trento, oggi guidate da Matteo Lunelli (insieme a Camilla, Alessandro e Marcello Lunelli). Passando, ancora, per personaggi come Ezio Rivella, enologo-manager che, negli anni Ottanta del Novecento, è stato anima della nascita di Castello Banfi, uno dei più grandi investimenti privati nati da zero (da parte della famiglia italo-americana Mariani) nel mondo del vino italiano.
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