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VINO E MERCATO

Il vino italiano Dop e Igp è “sicuro”. Grazie alle certificazioni. Ma i consumatori lo ignorano

Le riflessioni di Asso OdC, che riunisce gli enti che certificano il 95% del vino italiano a denominazione e indicazione geografica
ASSO ODC, CERTIFICAZIONI, CONSUMATORI, vino, Italia
Il vino italiano è sicuro grazie alle certificazioni. Ma i consumatori lo ignorano

Il percepito della certificazione italiana dei vini a denominazione ed a indicazione protetta nei consumatori è piuttosto basso. I più ignorano che l’identità di questi vini, che deriva dal territorio, da varietà specifiche, dal saper fare del produttore che rispetta un disciplinare di produzione, viene controllata lungo tutta la filiera di produzione. Ed ancora che la certificazione è una conditio sine qua non perché un vino possa fregiarsi della Dop o dell’Igp. Il settore non è stato finora orientato a comunicare questi aspetti oltre la cerchia degli addetti ai lavori, tuttavia il crescente interesse dei consumatori verso salubrità, autenticità e sostenibilità dei vini costituisce un terreno fertile per cominciare. Non è un caso che l’Asso Odc, l’Associazione degli Organismi di Certificazione del Vino, costituita tra i più importanti enti italiani (Agroqualità Spa, Ceviq srl, Parco3A - Ptz, Siquria Spa, Tca srl, Triveneta Certificazioni srl, Valoritalia srl), abbia “debuttato”, in “Milano Wine Week” 2022, a “Casa Mipaaf”, con il convegno “Tracciabilità e certificazione dei vini a marchio europeo - Denominazione di Origine: un valore aggiunto per il mercato e il territorio”. Gli organismi Associati, che, nel complesso, certificano il 95% della produzione italiana a denominazione di origine ed a indicazione geografica, hanno dato conto del loro operato e dei numeri impressionanti in cui si concretizza quello che da più parti viene considerato il processo di certificazione dei vini Dop e Igp più avanzato al mondo.
“L’insieme delle nostre verifiche documentali, in campo e in cantina - ha affermato Luca Sartori, presidente Asso OdC - consente di ottenere la completa tracciabilità di ogni partita di vino immessa sul mercato. Un sistema complesso, che tuttavia da un lato consente di tutelare consumatori e operatori, che in questo modo sanno che ogni vino certificato possiede i requisiti minimi richiesti dai disciplinari; dall’altro garantisce le stesse imprese vitivinicole, che in ogni momento sono in grado di fornire certezze sui propri standard produttivi”. Sono 3 miliardi e mezzo le bottiglie certificate dagli organismi aderenti ad Asso OdC, per una produzione di 29 milioni di ettolitri, riferite a 294 Doc, 75 Docg e 102 Igt per 1,7 miliardi di contrassegni gestiti. I campioni sottoposti a verifica chimica e organolettica sono 77.395 e le commissioni di degustazione per l’esame organolettico 14.500.
Un “setaccio” a maglie strette da cui il vino italiano a marchio europeo esce bene a giudicare dai risultati dei controlli sui campioni - stando alla percentuale calcolata in base alla media tra i dati forniti dai diversi organismi di controllo - che risultano idonei per il 96,55% e rivedibili per il 2,33%. “La certificazione - ha sottolineato Fabio Modi, dg Toscana Certificazione Agroalimentare - dà garanzia di omogeneità di verifica del rispetto delle caratteristiche di ogni singola denominazione di fronte al mercato mondiale con cui l’Italia è chiamata a confrontarsi”. L’assetto normativo relativo alla certificazione del vino, registrando tutto con la necessaria separazione spazio-temporale, consente inoltre di mantenere uno storico delle produzioni aziendali e delle operazioni commerciali, quindi una puntuale rintracciabilità dei prodotti a monte del vino, dei lotti e delle partite di vino e dei loro parametri quantitativi e qualitativi.
“Va rimarcato che non tutti i prodotti agricoli - ha evidenziato Giuseppina Amodio, direttore operativo Valoritalia - vengono certificati per ogni lotto come il vino per il quale il processo di certificazione garantisce la tracciabilità di ogni partita a denominazione e a indicazione protetta prodotta in Italia e successivamente commercializzata”. E non solo. La mole di dati sulla filiera vitivinicola che ne risulta consente di fornire ai Consorzi di Tutela che governano le singole denominazioni, gli strumenti che servono per una corretta gestione delle stesse. “Il sistema di tracciabilità e certificazione italiano - ha rimarcato Enrico De Micheli, ad Agroqualità - è all’avanguardia e probabilmente il migliore d’Europa, e dà una forte garanzia del prodotto che contribuisce a definire un migliore posizionamento di mercato dei vini a Do e Igp. Un circolo virtuoso che si ripercuote sull’economia del territorio di produzione”. “Mi piacerebbe che i consumatori fossero coscienti di quello che c’è intorno a una bottiglia di vino Dop o Igp - ha concluso Sartori - e che si sentissero protetti dal nostro lavoro”.

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