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COMMERCIO

Il vino italiano perde il 10% delle vendite sul canale retail di Germania, Usa e Gran Bretagna

I dati Uiv sui primi 9 mesi del 2022 registrano un calo dei volumi venduti nei tre mercati di sbocco principali
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Vino in Gdo

A tutto settembre le vendite sul canale retail nei mercati di Germania, Usa e Gran Bretagna presentano un profilo di forte criticità per il vino italiano: sommati insieme, i tre Paesi segnano una perdita cumulata del 10% a volume, con il -11% degli spumanti ed il -9% dei vini fermi, a fronte di un valore complessivo delle vendite pari a circa 3,3 miliardi di euro. Lo rileva l’Osservatorio del vino di Unione Italiana Vini (Uiv), che ha elaborato i dati del vino italiano nella Gdo dei primi 3 Paesi della domanda mondiale nei primi 9 mesi 2022.

Sul mercato americano, i vini fermi registrano un calo tendenziale sia a volume che a valore (rispettivamente -8% e -6%), mentre gli spumanti all’arretramento del 2% dei volumi contrappongono una timida crescita dei valori (+1%). Il dato generale esprime un valore complessivo delle vendite pari a 1,56 miliardi di euro, e vede cali a volume significativi in quasi tutte le principali denominazioni presenti sugli scaffali statunitensi.

Sulla piazza britannica - quella oggi politicamente ed economicamente più instabile - la situazione è ancora peggiore: -14% la spumantistica a volume, -11% i vini fermi, con valori a -12% per gli sparkling e -8% per i vini fermi sul canale retail. Il valore delle vendite di vino tricolore ammonta a circa 1 miliardo di sterline, con pesanti contrazioni, tra le altre, di Pinot Grigio e Prosecco.

Non dissimile l’andamento del vino italiano sul mercato retail tedesco,dove i più problematici sono gli spumanti, con riduzioni a volume del 17% e a valore del 12%, a cui si associano riduzioni del 9% per i vini fermi. Anche qui, contrazioni di rilievo per i campioni del made in Italy, come il Primitivo, il Pinot Grigio e il Montepulciano d’Abruzzo.

Secondo il segretario generale Unione Italiana Vini (Uiv), Paolo Castelletti, “il vino italiano vive una fase delicata, dove i prezzi dello sfuso sono in discesa mediamente del 15-20% e dove l’indeterminatezza sulla reale situazione produttiva - acuita dalla recente decisione ministeriale di prorogare per l’ennesima volta e in maniera definitiva il termine per le dichiarazioni di vendemmia - certamente non aiuta e contribuisce a generare fenomeni speculativi. Sullo sfondo, il ben noto surplus di costi e una situazione internazionale segnalata in contrazione, con il nostro primo mercato al mondo - gli Usa - che nell’ultimo trimestre ha registrato una retromarcia nei volumi delle importazioni di vino tricolore del 13%. La situazione impone massima attenzione, trasparenza, e senso di responsabilità da parte di tutta la filiera. Uiv ritiene infine - ha concluso Castelletti - che in questa difficile congiuntura sia necessario potenziare l’attività promozionale a partire da una campagna istituzionale del vino italiano nel mondo e da una ottimizzazione delle potenzialità dell’Ocm promozione”.

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