Se c’è un cantore della bellezza della natura, quello è Giosuè Carducci. Al grande poeta, primo italiano a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura, nel 1906, è indissolubilmente legata Bolgheri, tra i territori del vino più prestigiosi al mondo, il cui simbolo è il Viale dei Cipressi “che a Bólgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar”: monumento nazionale italiano, voluto nell’Ottocento dal Conte Guido Alberto della Gherardesca, cui si deve la scelta dei cipressi, bella, ma soprattutto pratica perché motivata dal fatto che i bufali mangiavano tutte le altre piante (come raccontato tante volte, a WineNews, da Gaddo della Gherardesca, discendente della storica famiglia al cui albero genealogico appartengono personaggi come il Conte Ugolino, per il quale “più che ‘l dolor poté ‘l digiuno”, protagonista di uno dei canti più famosi della “Divina Commedia” di Dante, e che impiantò anche i primi vigneti, iniziandone ad esportare i vini in tutta Europa), sono i versi del Carducci nella poesia “Davanti San Guido” ad aver reso questo Viale il più famoso al mondo. Una “sinestesia” del bello, del buono, della natura, quella architettata dall’ingegno umano, che il vino italiano racconta con “Bolgheri DiVino” 2024, l’“en primeur” delle nuove annate della denominazione Doc Bolgheri e Doc Bolgheri Sassicaia voluto dal Consorzio guidato da Albiera Antinori, presidente Marchesi Antinori, la storica famiglia di vinattieri da 26 generazioni, con una scenografica “Cena dei Mille” nel Viale, con gli ospiti in un lungo tavolo di oltre 1 km (domani, 4 settembre), ma che è anche un’occasione da parte delle griffe di Bolgheri per incontrare collezionisti, wine merchant e media anche nelle loro Tenute.
“Bolgheri DiVino” 2024 è l’evento che, quest’anno, celebra l’anniversario n. 30 della Denominazione e presenta le ultime annate dei Bolgheri Superiore 2021 e il Bolgheri Rosso 2022, aspettando l’uscita dei primi esemplari dell’annata 2023 questo settembre. L’annata 2021 è stata, senza dubbio, una delle più grandi nella storia di Bolgheri, permettendo di esprimere perfettamente la profondità, finezza ed eleganza uniche del territorio. I Bolgheri Rosso 2022 mostrano gradi alcolici non eccessivi e ottimi livelli di acidità, garantendo la freschezza tipica della denominazione. Per la 2023, invece, i cui primi esemplari di Bolgheri Rosso usciranno a settembre, c’è grande soddisfazione da parte di produttori per l’equilibrio e l’armonia che si è riusciti a raggiungere. Un anno, il 2023, nel quale la produzione imbottigliata è stata di 6,7 milioni di bottiglie, da parte dei 74 produttori del Consorzio, i cui vigneti rappresentano il 99% dei 1.365 ettari totali, con quasi tutte le aziende del territorio che svolgono tutte le fasi produttive, dalla vigna all’imbottigliamento.
Aziende che, in questa occasione, da stasera, aprono le porte anche delle loro Tenute (con eventi riservati, su invito, ndr), come farà Ornellaia, con Lamberto Frescobaldi, alla guida del Gruppo, per una “cena barbecue” smart casual nei giardini della Tenuta, o la famiglia Moretti Cuseri, nel vigneto di Orma, ospitando il maestro pizzaiolo Franco Pepe, per una degustazione di pizza gourmet e annate storiche di Orma; da Caccia Al Piano della famiglia franciacortina Ziliani, per una visita alla mostra di arte contemporanea “Terre Rare” sui legami tra i linguaggi dell’arte e il processo di vinificazione, a Tenuta Argentiera, che celebra un quarto di secolo con un’esperienza sensoriale tra vino, la musica di Saturnino, uno dei più grandi bassisti italiani e collaboratore storico di Jovanotti, e la tipografia artigianale di Martina Vincenti, alias La Tipografia Toscana, che mette in scena il magfico processo di stampa, ed a Marilisa Allegrini a Poggio al Tesoro, con una passeggiata tra i vigneti della Tenuta, e una degustazione in riva al mare nel mitico ristorante stellato “La Pineta” dei giovani e bravi Andrea e Daniele Zazzeri. Ma non solo
Di certo, c’è che, ancora una volta, Bolgheri mostrerà una sintesi perfetta della bellezza italiana di cui il vino è un “medium” per raccontarla al mondo. E “quando siamo interessati alla bellezza di qualcosa - per dirla come il grande critico d’arte inglese John Ruskin - quanto più spesso la vediamo, tanto è meglio”.
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