Spesso abbiamo sottolineato come il vino non è una semplice bevanda, ma qualcosa che fa parte delle nostre radici profonde. Di ciò che, senza alcuna retorica, si chiama cultura. Anzi, questa è la sua “funzione” principale, dato che la tavola è da sempre al centro di rituali che investono i campi della spiritualità, dell’etica sociale, insomma, delle relazioni umane. E, quindi, anche della religione. Si pensi ai banchetti per tutti i “riti di passaggio” come le nozze, a quelli che rivestono un ruolo centrale nella cultura dell’ospitalità, dove il “viandante” doveva essere sfamato e onorato tramite il convito, o - ancora oggi in molti Paesi - i funerali, fino alle celebrazioni delle maggiori festività sull’“altare” della tavola. Tra questi, c’è il banchetto pasquale esodico, quello liturgico dei “sacrifici di comunione” nel tempio con le carni immolate, c’è il banchetto messianico ed escatologico, segno di pienezza e di gioia, c’è quello sapienziale di stampo etico e c’è la cena eucaristica di Cristo, per non parlare poi della morale raffigurata proprio in apertura alla Bibbia con l’immagine di un frutto “buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile”, quello dell’albero della conoscenza del bene e del male. Pane e vino, d’altronde, sono i pilastri portanti della liturgia cristiana. Essi sono gli archetipi dell’alimentazione, tant’è vero che in ebraico “lehem”, “pane”, ha la stessa radice del vocabolo che indica la “guerra”, proprio perché si tratta di una conquista primaria dell’esistenza. Di qui il seme della tradizione cristiana, dove il pane diventa il corpo di Cristo ed il vino il suo sangue, che si dona ai credenti come Gesù lo dona ai discepoli nell’ultima cena. Ma è l’intera Bibbia ad essere piena di riferimenti al vino, come espressione di festa e di allegria “allieta il cuore dell’uomo” (Salmo 104, 15), e la stessa “era del Messia” è descritta con immagini “enologiche”: da Amos 9, 14 (“verranno giorni in cui dai monti stillerà il vino nuovo e colerà giù dalle colline”), a Isaia 25, 6 (“preparerà il Signore degli eserciti un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati”). Ecco il ruolo del vino nella nostra storia, nella quale l’aspetto culturale-spirituale riveste un ruolo tanto importante, e dove il nettare di Bacco è un elemento-alimento che cementa la vita comune, rappresenta l’armonia e la pace. All’insegna del “bere consapevole”, sin dall’antichità. Perché i rischi dell’abuso erano “segnalati” già nelle antiche civiltà: si pensi al passo biblico che recita “il vino è come la vita per gli uomini, purché tu lo beva con misura. Che vita è quella di chi non ha vino? Esso, infatti, fu creato per la gioia degli uomini. Allegria del cuore e gioia dell’anima è il vino bevuto a tempo e a misura. Amarezza dell’anima è il vino bevuto in quantità, con eccitazione e per sfida. L’ubriachezza accresce l’ira dello stupido a sua rovina”. Nei Proverbi, invece, si ha un ritratto dell’ubriaco: “Non guardare il vino quando rosseggia, quando scintilla nella coppa e scende piano piano; finirà col morderti come un serpente. I tuoi occhi vedranno cose strane e la tua mente dirà cose sconnesse. Ti parrà di giacere in alto mare o di dormire in cima all’albero maestro”. Storia di 2.000 anni fa, ma molto, molto attuale. Allora, riscoprire il valore culturale e spirituale del cibo e del vino significa “alimentare” la civiltà. E proprio di questo si parlerà nella Lectio Romana “Il simbolismo del cibo nella Bibbia”, di scena a Roma, alla Fondazione Memmo, il 1 febbraio. La conferenza, organizzata dal cardinale Gianfranco Ravasi (presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura) e coordinata da Alessandra Borghese per Expomilano 2015, vedrà la presenza del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e di quello di Milano, Letizia Moratti. Per chi volesse approfondire la tematica, può leggere “Mense e cibi ai tempi della Bibbia”, di Phyllis Glazer (edizioni Piemme); “Gustate quanto è buono il Signore”, di Giancarla Barbon (Rinaldo Paganelli Editore); “I pranzi nella Bibbia”, di Giulio Cesare Federici (edizioni Apostolato della Preghiera).
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