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LA RIFLESSIONE

“Il vino non è una bevanda alcolica, ma molto di più. E questo va affermato con più forza”

Il pensiero di WineNews: “serve coesione, ed un soggetto di impresa che lavori su questo messaggio. Distinguere tra consumo e abuso non basta più”
alcol, SALUTE, vino, WINENEWS, Italia
Uva in fermentazione, processo naturale da cui nasce il vino

Il vino non è alcol. Lo contiene, certo, ma in parte minoritaria, e non è corretto, secondo noi, considerarlo una bevanda alcolica come le altre. Una tematica, questa, sempre attuale, ma riportata al centro della ribalta dal dibattito non tanto sul “Beating Cancer Plan” della Commissione Unione Europea in sé, il cui obiettivo finale, quello di sconfiggere il cancro è, evidentemente condiviso da tutti e sacrosanto. Quanto su alcuni suoi passaggi - soprattutto dove non si distingue più tra abuso e corretto consumo - e sugli effetti nefasti che rischia di avere per il vino, non tanto sul fronte del consumo, quanto della promozione e della comunicazione.
Una relazione che, dicono in molti, “è inaccettabile”, mentre altri la definisco un “atto politico gravissimo”. In ogni caso, appare evidente che sottolineare la differenza tra abuso e corretto consumo, come molti già giustamente fanno, da sempre, forse non basta più. “E oggi più che mai - sottolinea il direttore WineNews, Alessandro Regoli - occorre pretendere che vengano riconosciuti, oltre al valore culturale e storico, anche quello intrinseco del vino. Nel quale l’alcol si origina secondo un processo assolutamente naturale, che si ripete immutato da oltre dodicimila anni ad opera dei lieviti. L’alcol del vino ha un’origine nobile, non è frutto di arricchimento o di processo di distillazione. E unicamente nel vino, come racconta una vastità di studi scientifici, l’alcol è legato anche a componenti che possono essere di beneficio alla salute. Il vino non è una bevanda alcolica, non è una bibita, non è un drink. È storia, è cultura, è ricerca, è, spesso, elemento cardine dell’economia, della società e del paesaggio di interi territori, in Italia e non solo. È arrivato il momento (e siamo in grave ritardo) di vedere riconosciuta ed affermata la differenza con il resto delle bevande alcoliche. Ci vuole coraggio e unione nella categoria dei produttori di vino, italiani e non solo, e magari un’organizzazione super partes e multidisciplinare che sorregga e lavori solo su questo ragionamento. Questo potrebbe essere un buon proposito per l’anno che verrà, ed un augurio di serenità e prosperità al vino, a chi lo ama e lo rispetta, ed a tutto questo settore che ha un ruolo ed un’importanza nettamente più grande di quella che gli viene riconosciuta. Ricordando sempre, comunque, la differenza fondamentale tra consumo corretto ed abuso”.

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