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Imu sui terreni agricoli collinari fino a 600 metri sul livello del mare dalla sede del Comune, le Città del Vino: “intenzione del Governo molto grave, così si penalizza l’agricoltura, con danni incalcolabili per ambiente e paesaggio”

I Comuni si stanno trasformando in esattori per conto dello Stato e sono sempre più privati delle loro prerogative di programmatori e gestori dello sviluppo locale e di custodi del territorio. Sono queste le prime, ma non le uniche, preoccupazioni che hanno ispirato una presa di posizione dell’Associazione Nazionale Città del Vino, in seguito alla riunione dei propri coordinatori regionali del centro/sud Italia, nei giorni scorsi a Genzano (Roma), in cui ci si è concentrati, in particolare, sull’intenzione del Governo - ritenuta dai sindaci e dagli amministratori presenti “molto grave” - di istituire l’Imu sui terreni agricoli collinari fino a 600 metri sul livello del mare dalla sede del Comune.
“Tale decisione - ha dichiarato Calogero Impastato, sindaco del Comune di Montevago (Agrigento) e coordinatore delle Città del Vino della Sicilia - è grave perché, oltre a danneggiare il già precario reddito degli agricoltori, alimenta il fenomeno dell’abbandono delle campagne, soprattutto nelle regioni del Sud, con danni incalcolabili per l’ambiente, il paesaggio ed il rischio idrogeologico che mina la stabilità del territorio”.
“La nostra Associazione - afferma il presidente nazionale Pietro Iadanza, assessore al Comune di Benevento - in più occasioni ha ribadito la sua preoccupazione verso certe scelte dei Governi che negli anni si sono succeduti, e che hanno inciso fortemente sulle capacità di programmazione degli enti locali, sia attraverso i pesanti tagli ai trasferimenti statali, costringendo i Comuni a diminuire la quantità e la qualità dei servizi offerti ai cittadini, sia imponendo di fatto ai Comuni di diventare esattori delle tasse per conto dello Stato”.
L’Associazione Città del Vino richiede al Governo di rivedere tale decisione che, oltre a danneggiare economicamente gli operatori agricoli, mette in serie difficoltà i Comuni minando la fiducia che dovrebbe caratterizzare il rapporto tra amministratori pubblici e cittadini, stanchi di essere continuamente e pesantemente tassati.
La proposta di innalzare l’applicazione dell’Imu ai terreni agricoli fino a 600 metri di altitudine della sede del Comune sta spingendo alcuni sindaci a clamorose azioni di protesta, quali, ad esempio, lo spostamento della sede comunale in località superiori ai 600 metri, laddove il territorio comunale lo consente.
“Il Governo - sostiene Paolo Benvenuti, direttore generale dell’Associazione - sembra non aver capito che l’agricoltura italiana va tutelata, salvaguardata e promossa e non tartassata, perché è uno dei settori economici che, nonostante la crisi, sta reggendo il passo. La contraddizione è forte: da una parte si parla dell’agricoltura come fattore trainante dell’economia italiana anche in virtù della prossima apertura dell’Expo di Milano che, come tutti sanno, sarà dedicato al cibo e all’alimentazione; dall’altra si prevedono norme che appesantiscono le attività delle imprese agricole, senza, tra l’altro, strumenti di perequazione”.
I territori montani e di alta collina, sono tra l’altro, secondo Città del Vino, quelli più ad alto rischio di abbandono e la nuova imposizione non aiuta certo le piccole imprese agricole a mantenere il loro presidio sul territorio; e questo significa più abbandono, meno controllo ambientale, rischio idrogeologico, perdita di paesaggio e di valore.

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