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IN 10 ANNI (2000-2010) LE AZIENDE AGRICOLE SONO CALATE DEL 32%, MA LE SUPERFICI AGRICOLE UTILIZZATE (SAU) SI SONO RIDOTTE SOLO DEL 2,3% SEGNALANDO UNA SOSTANZIALE TENUTA DEL SISTEMA PRODUTTIVO DEL SETTORE. A DIRLO LA SOCIETÀ GEOGRAFICA ITALIANA

Nel periodo 2000-2010 il numero delle aziende in agricoltura ha subito una flessione del 32,2%, più del doppio di quella che si era registrata nel precedente decennio, imprimendo una forte accelerazione del processo di razionalizzazione del sistema agricolo nazionale. Nel contempo le superfici agricole utilizzate (Sau) hanno subito una riduzione di appena il 2,3%, segno evidente che il sistema agricolo ha mantenuto la sua dimensione produttiva, anche a fronte di un incremento delle superfici urbanizzate. Lo rileva la Società geografica italiana nel rapporto “I nuovi spazi dell’agricoltura italiana”, dove si sottolinea il “volto nuovo” dell’attività rurale, quella “multifunzionale” che raccorda realtà produttive diverse.

“L’agricoltura ha perso enormi spazi per via della cementificazione - osserva Fabio Pollice, dell’Università del Salento e curatore del rapporto - ma ha enormi possibilità di contribuire allo sviluppo del Paese. Se esiste un settore fortemente innovativo è l’agricoltura”. In alcune regioni, nota il rapporto, il processo di concentrazione della produzione agricola è stato più consistente che in altre. In Liguria ad esempio una riduzione delle aziende agricole del 46,1% ha comportato una contrazione delle superfici del 32,6%. Bilancio nero anche per la Valle d’Aosta che ha perso il 41,2% delle aziende e il 22,1% della Sau. Guadagnano invece spazi all’agricoltura la Sardegna e la Sicilia. La prima, pur contraendo il numero delle aziende del 43,5%, ha aumentato del 13% le superfici investite, mentre la Sicilia segna -37,1% aziende e +8,2% di superfici.

Il processo di razionalizzazione del sistema agricolo nazionale, sottolinea la Società geografica italiana, non ha però prodotto significativi effetti sul piano dello “svecchiamento” degli imprenditori: ancora oggi per ogni 10 imprenditori che hanno più di 60 anni ve n’è appena uno al di sotto dei 35.

Gli investimenti agricoli in Italia, secondo il rapporto, presentano una dinamica evolutiva assai modesta e alcuni indicatori, come quello relativo alle domande di brevetto e marchio presentate in ambito comunitario, mostrano il ritardo del Belpaese rispetto ai partner comunitari. Su cento domande di privativa presentate a livello comunitario, solo poco più di 3 provengono dall’Italia. In testa alla classifica delle domande presentate, con un corposo 42,1%, ci sono i Paesi Bassi; completano il podio Germania (18,5%) e Francia (17,3%. Dietro l’Italia solo Belgio (2,8%), Spagna (2,3%), Svezia (0,6%) e Austria (0,4%).

La Società geografica italiana rileva infine una forte crescita (oltre il 50%) delle produzioni tipiche tra il 2005 e il 2010, accompagnata da un aumento delle aziende interessate del 46,8% e dei trasformatori (+14,4%). Ma l’incidenze di queste imprese sul totale delle aziende agricole è ancora inferiore al 5% e quella delle superfici investite supera appena l’1,1%.

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