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In 50 anni per il Sassicaia si sono versati fiumi di parole, primo vino premiato a Vinitaly. È la bottiglia universale perché nasce da un sentimento universale: amicizia, tra i suoi inventori. A WineNews #Vinitaly50Story Nicolò Incisa della Rocchetta

Da quando è nato nel 1968, negli ultimi 50 anni per il Sassicaia si sono versati fiumi di parole. Vino innovativo e impensabile ai suoi tempi, definito il primo grande vino italiano in grado di competere con gli Châteaux d’oltralpe, il portavoce dell’eccellenza italiana nel campo della vitivinicoltura, un mito dell’enologia, lo status symbol italiano, desiderato dai collezionisti di tutto il mondo, amato da vip e Capi di Stato. Vino del futuro già appena nato, il 31 maggio 2005 il satellite Foton M2 lo ha portato nello spazio, prima bottiglia a lasciare la Terra. Dell’annata 1985 - uno dei più grandi vini mai realizzati, in qualunque parte del mondo - il critico Robert Parker si è chiesto se “può essere questo il miglior vino rosso realizzato negli ultimi 50 anni”. È la bottiglia universale. E pensare che se non fosse nato da un’amicizia, sarebbe rimasto un vino destinato ad un piccolo ambiente familiare, una gelosa ispirazione che restava chiusa in un cassetto. Perché il suo grande inventore, Mario Incisa della Rocchetta, era molto geloso dei suoi progetti, ed è stata soprattutto l’amicizia nata fin da subito con l’enologo Giacomo Tachis e suo figlio Nicolò, a far sì che, una produzione casalinga si trasformasse in un vino che, era sì prodotto secondo una filosofia ben precisa, ma non aveva accortezze enologiche e non era destinato alla commercializzazione. È la bottiglia universale perché nasce da un sentimento universale: l’amicizia. È il ricordo a WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, di Nicolò Incisa della Rocchetta, alla guida della Tenuta San Guido, per #Vinitaly50Story, la cronistoria di mezzo secolo di Vinitaly e del vino italiano, attraverso le storie dei suoi personaggi, per i primi 50 anni della rassegna internazionale di riferimento del settore (Verona, 10-13 aprile; www.vinitaly.com). Caso vuole, che il Premio Internazionale Vinitaly che quest’anno sarà attribuito alla memoria di Giacomo Tachis, nel 1996, quando nacque per volontà di Veronafiere per i primi 30 anni di Vinitaly come riconoscimento a personalità, aziende o istituzioni che si sono distinte per il loro impegno nel campo enologico, fosse attribuito, per primo, all’amico Nicolò Incisa della Rocchetta, per il Sassicaia.
Per Mario Incisa della Rocchetta, dedito ad altre attività il vino era una semplice passione. Ben prima della nascita del Sassicaia, con la moglie Clarice, si erano associati con Federico Tesio, uno dei più importanti allevatori di cavalli purosangue italiani ed internazionali, che correvano sotto i colori della Razza Dormello-Olgiata. Tesio morì nel 1954, e non vide mai quello che molti considerano il cavallo del ventesimo secolo: Ribot, vero “atleta” italiano del secolo, secondo un celebre sondaggio de “La Gazzetta dello Sport”, prima di sportivi come Alberto Tomba e Roberto Baggio.
Ma già negli anni venti, studente a Pisa, Mario Incisa della Rocchetta sognava di creare un vino di razza, con in testa Bordeaux. Finché i suoi esperimenti sui vitigni francesi, alla Tenuta San Guido a Bolgheri, incredibilmente somigliante alle Graves, lo convinsero a piantare Cabernet per fare un vino bordolese in Maremma: nessuno lo aveva mai pensato prima. Fino al 1967 il suo vino fu bevuto solo nella Tenuta. Poi arriva il decisivo anno 1968, quando il giovane enologo Giacomo Tachis, innamoratosi di quel vino e del suo territorio, ricorda Nicolò Incisa della Rocchetta, fu la persona perfetta per perfezionare il Sassicaia e farlo diventare quello che è oggi: senza stravolgere le ispirazioni madri di Mario Incisa in questa grande impresa, vi ha apportato tutte quelle accortezze che solo un grande professionista poteva applicare. Ma “il vino lo fa la natura, il territorio. L’uomo può solo influenzarlo negativamente, per cui deve stare molto attento a quello che fa”, sono le parole che il Marchese Nicolò Incisa della Rocchetta ricorda sempre di Tachis.
Quella stessa natura bella, selvaggia ed incontaminata, che, dal mare alle colline, in quel tratto di Maremma resa celebre da Giosuè Carducci, è il primo Rifugio Faunistico privato italiano, le Padule di Bolgheri, la ex riserva di caccia di Mario Incisa che decise di trasformarla a fine anni Cinquanta, dando impulso alla nascita del Wwf Italia, di cui fu primo presidente.

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