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EMERGENZA

In Spagna un piano per abbattere gli sprechi alimentari che coinvolge imprese e consumatori

Al supermercato linee dedicati ai “prodotti brutti”, al ristorante la doggy bag obbligatoria, e la frutta non vendibile diventa marmellata
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La lotta agli sprechi alimentari

La lotta agli sprechi alimentari è diventata una vera e propria battaglia di civiltà. Dietro alle milioni di tonnellate di cibo che, ogni anno, finiscono nella spazzatura, c’è l’emergenza alimentare che – ancora di più dopo la pandemia – coinvolge centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Senza dimenticare l’emergenza climatica, perché produrre cibo costa molto anche all’ambiente, in termini di emissioni di CO2 come di sfruttamento intensivo dei terreni e degli allevamenti. Emergenze che, in un momento tanto incerto, non possono essere ignorate, ma vanno al contrario affrontate con buonsenso. In Gran Bretagna (come abbiamo scritto ieri) si moltiplicano le iniziative delle grandi insegne della Gdo, che da tempo hanno deciso di togliere da frutta, verdura ed altri prodotti la dicitura “best before” (da consumarsi preferibilmente entro il), responsabilizzando il consumatore ed evitando così che montagne di cibo ancora buono finiscano in discarica anzitempo.

La Spagna, invece, ha fatto ancora di più. Lo spreco alimentare è da tempo nel mirino del Ministro dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione del Governo di Pedro Sànchez, Luis Planas. Che a giugno ha presentato una legge (forse la più all’avanguardia al mondo), che entrerà in vigore già nel 2023, che si pone come obiettivo - assai ambizioso - l’azzeramento degli sprechi alimentari. Coinvolgendo, in questo sforzo, sia le imprese che i privati. Innanzitutto, le aziende saranno costrette a a trasformare frutta e verdura non più vendibili in succhi o marmellate; al ristorante invece la doggy bag non sarà un’opzione, ma un obbligo: ciò che non si mangia, si porta a casa. Il “progetto di legge sulla prevenzione delle perdite e degli sprechi alimentari”, inoltre, ispirandosi all’economia circolare include progetti che facciano collaborare ristoranti, associazioni del territorio e banche alimentari. Le pene, per chi sgarra, arrivano fino a 500.000 euro.

Il Governo, come riporta “la Repubblica”, propone a supermercati e negozi alimentari linee di vendita per prodotti “Brutti, imperfetti o poco attraenti”, dal momento che parte delle 1.300 tonnellate di cibo sprecato in Spagna ogni anno deriva anche dagli inestetismi del cibo. In più, pensa ad offrire fra gli scaffali prodotti stagionali, locali e biologici, educando alla comprensione dei tre termini. Prodotti che rispettino i reali cicli naturali senza l’impiego di dissertanti, pesticidi e ausili chimici vari non sono “perfetti”, ma tutto quello che appare poco attraente è in realtà ben più naturale e salutare.

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