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LO SCENARIO

Inflazione e guerra frenano il biologico, che arretra nelle vendite dopo decenni di crescita

I primi dati di “Rivoluzione Bio” by Federbio, Assobio e Nomisma per Sana, il salone del biologico (BolognaFiere, 8-11 settembre)

Dopo un biennio brillante 2020-2021 in cui il biologico ha “beneficiato” degli effetti della pandemia, il contesto di instabilità con cui si è aperto il 2022, con il conflitto russo-ucraino e lo scenario inflattivo legato ai costi energetici e delle materie prime, sta modificando le abitudini di consumo degli italiani, determinando una leggera diminuzione delle vendite a valore del biologico in grande distribuzione (pari al -0,5 % nell’ultimo anno, a quota 1,9 miliardi di euro), tendenza riscontrata anche in altri Paesi europei con particolare riferimento alla Francia. Una prima battuta di arresto per un comparto da anni in crescita, raccontata nelle anticipazioni di “Rivoluzione Bio”, il rapporto a cura di Nomisma con Assobio e Federbio, che sarà al centro del Sana - Salone internazionale del biologico e del naturale in programma a Bologna dall’8 all’11 settembre.
Un segnale negativo che arriva per un settore, comunque, in salute. L’Italia, con oltre 2 milioni di ettari, è leader del settore biologico: vanta la più alta percentuale di superfici bio sul totale, il 16%, contro il 10% della Germania e della Spagna, e il 9% della Francia, e detiene il primato in Ue per numero di produttori biologici. Nel 2021 le vendite alimentari bio nel mercato interno hanno raggiunto 4,6 miliardi di euro e rappresentano il 3% delle vendite al dettaglio biologiche mondiali. Questo primato è il risultato di un lungo periodo di crescita costante e della marcia in più legata al lockdown imposto dalla pandemia, che ha visto consolidare il bio per l’aumento dei consumi domestici e il bisogno di prendersi sempre più cura della propria salute soprattutto a tavola. Dal 2008 ad oggi il mercato domestico del biologico è cresciuto del +233% con una più che positiva performance dell’export bio: nel 2021 le vendite di prodotti agroalimentari italiani bio sui mercati internazionali hanno raggiunto 2,9 miliardi di euro (+671% rispetto al 2008).

“Il conflitto russo-ucraino, lo scenario inflattivo, ormai arrivato al tasso dell’8%, l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, stanno modificando le abitudini di consumo degli italiani, e ciò sta determinando una leggera diminuzione delle vendite dei prodotti biologici. Una tendenza, fra l’altro, riscontrata anche in altri Paesi europei come Francia e Germania”, ha detto il Sottosegretario del Ministero delle Politiche Agricole, Francesco Battistoni. “Nonostante la diminuzione della domanda - continua Battistoni - bisogna però sottolineare che il comparto regge meglio e con più forza rispetto all’agricoltura tradizionale. Ciò dimostra che i prodotti biologici sono competitivi e si mantengono forti sul mercato. Nostro compito è sicuramente quello di rimettere in moto gli acquisti e i consumi, incentivando la domanda, comunicando e informando. Le intese raggiunte in Conferenza Stato Regioni, con il finanziamento di 5 milioni di euro da destinare alle mense scolastiche, va proprio in quella direzione.
“I dati dell’Osservatorio Sana - ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio - confermano che anche il biologico sta risentendo della contrazione generale dei consumi legata all’emergenza alimentare e all’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, generati dal conflitto bellico in Ucraina. Il nostro Paese continua ad essere leader del bio, con il maggior numero di produttori e una percentuale di superficie coltivata a bio del 16,6%, circa il doppio della media europea. Adesso il Governo, con il Piano Strategico Nazionale, punta a raggiungere l’obiettivo del 25% di terreni agricoli coltivati a biologico al 2027 e in questo scenario è fondamentale che i consumi di alimenti biologici tornino a crescere. Per questo è strategico che gli ingenti investimenti stanziati per lo sviluppo del biologico, che complessivamente ammontano a 3 miliardi di euro, vengano spesi al meglio, per favorire la transizione agroecologia e rilanciare il settore. È inoltre fondamentale comunicare bene ai cittadini quali sono i valori del bio e investire in strategie di promozione alle quali FederBio sta lavorando da tempo, con lo sportello Ita Bio in collaborazione con Ice, e adesso con l’avvio del progetto di promozione europeo Being Organic di cui è coordinatore in partenariato con Naturland, Ifoam Europa e BolognaFiere. Rivoluzione Bio sarà dunque un momento di incontro e confronto fondamentale su strategie e iniziative orientate a fare del biologico il motore di traino dell’intero comparto agroalimentare italiano e a ribadire quanto l’agroecologia sia necessaria per la tutela della salute dell’uomo e del Pianeta”.
“Solo una guerra e una situazione economica molto negativa hanno fermato il trend del bio - commenta Roberto Zanoni, presidente AssoBio - nei primi mesi 2022, per motivazioni legate a situazioni politico-sociali in Italia e in altre nazioni (ad esempio, la Francia) abbiamo avuto un lieve calo del positivo trend che, da 20 anni, era in evoluzione e sviluppo in tutto il mondo. L’attuale situazione economica ha portato a un cambiamento degli abituali canali di consumo con discount, mercatini e canale horeca in assoluta controtendenza positiva. Oggi, dobbiamo lavorare per far crescere i consumi che in Italia sono ancora limitati se confrontati con quelli francesi o tedeschi, con una spesa pro capite di poco superiore a 60 euro. A questo proposito è importante investire in informazione e comunicazione, a partire dalle scuole dell’obbligo, fino all’Università e al mondo della ricerca”.

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