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INSOSTITUIBILI I VINI CULT, MA CHI SE NE INTENDE AMA SCOPRIRE NUOVE ETICHETTE E GUARDA CON ATTENZIONE AL RAPPORTO QUALITÁ/PREZZO: QUESTI I RISULTATI DEL SONDAGGIO DI WINENEWS AGLI ENONAUTI

Sondaggi & Tendenze
Irene Chiari, Eleonora Ciolfi e Alessandro Regoli, la redazione di WineNews

Sono colti, informati, leggono le guide e le riviste specializzate, hanno un’elevata capacità di spesa e si possono permettere ottime (e costose) bottiglie: ma i veri esperti di vino non si fanno abbagliare dalle griffe e dall’immagine e, a seconda della situazione, coltivano il gusto della scoperta scegliendo i prodotti con il miglior rapporto qualità/prezzo. A parte alcuni nomi che appartengono ad un empireo di “intoccabili & insostituibili”, ovvero le etichette cult (dal Sassicaia al Brunello di Biondi Santi, dal Sagrantino di Caprai all’Ornellaia, dal Sorì Tildin di Gaja fino al Solaia di Antinori), chi di vino se ne intende davvero ama sempre più avventurarsi lungo territori inesplorati o poco battuti: lasciando la griffe “a tutti i costi” ai ricchi dell’ultima ora e a chi, senza cognizione di sorta, ordina una bottiglia da due zeri al ristorante solo per fare colpo con gli amici, il raffinato cultore del buon bere preferisce orientarsi su nomi non scontati. Non è raro infatti che i consumatori più esperti e smaliziati, pur riservando ai “soliti noti” il culto invariato che da sempre si meritano, decidano di scoprire un semi-sconosciuto Timorasso o un insolito Refosco, che oltre ad essere buoni, hanno spesso il vantaggio di costare pochi euro. Queste le tendenze emerse dal sondaggio sui prezzi proposto da www.winenews.it, uno dei siti più cliccati del mondo del vino, al quale hanno risposto 2.124 enonauti, sui 6.540 iscritti. Ma chi sono gli enonauti? In prevalenza maschi (82%), il 54% di loro ha un’età compresa fra i 30 e 45 anni (a seguire, il 26% tra 18/30 anni ed il 17% tra 45/60 anni). Hanno un elevato titolo di studio (l’85% ha conseguito il diploma di scuola media superiore o la laurea), e godono di un livello socio-economico medio/alto (dirigente, imprenditore, bancario, avvocato, commercialista, ingegnere, medico, agente di commercio, architetto, giornalista, commerciante).
Alla domanda se nel 2002 - anno caratterizzato da una recessione a livello internazionale e da un evidente aumento dei prezzi del vino (dovuto soprattutto al “caro-euro”) - è variata la cifra abitualmente destinata all’acquisto di bottiglie di qualità, gli enonauti hanno evidenziato una certa stabilità nella spesa: il 42,5% ha destinato al vino la stessa cifra del 2001, mentre solo il 23,5% quest’anno ha speso di meno; il 34% degli enonauti ha dichiarato di aver speso di più. Questi dati evidenziano come la maggioranza assoluta di chi acquista abitualmente vino non si è fatta travolgere dall’impennata dei prezzi, cercando di mantenersi sullo stesso livello di spesa dello scorso anno o addirittura di risparmiare.
Ma il vino, si sa, rientra nella categoria dei beni “voluttuari”: Winenews ha chiesto agli enonauti a cosa sarebbero disposti a rinunciare pur di acquistare una bottiglia del loro vino preferito. La schiacciante maggioranza, il 97,5%, ha risposto che cerca sempre di trovare un compromesso tra l’acquisto di buone bottiglie di vino e le altre spese legate al piacere e al tempo libero. Un irriducibile 2,3% mette comunque il vino al primo posto, e per continuare a bere è disposto a rinunciare a tutto il resto (cinema, viaggi, libri e cd, oggetti hi-tech, ecc.). Solo un misero 0,2% sarebbe pronto all’estremo sacrificio, eliminando completamente dal proprio budget le somme destinate all’acquisto di vino. Come dire, ai “wine lovers” togliete tutto, ma non il piacere di concedersi ogni tanto la proprio etichetta preferita. E proprio su questo verte la terza domanda del sondaggio: come si comporterebbero gli enonauti se il loro vino del cuore dovesse raggiungere un livello di prezzo inaccettabile? Ed ecco che alla passione per il buon bere subentra la razionalità, e sicuramente la capacità di scegliere dei più esperti. Il 22,5% afferma che non vi rinuncerebbe, concedendosi magari una quantità ridotta; il 28,5% smetterebbe di acquistarlo, orientandosi su vini più economici appartenenti alla stessa tipologia (ovvero la medesima Doc o Docg). Ma la maggior parte, ben il 49%, smetterebbe di acquistarlo per orientarsi su altri vini con un miglior rapporto qualità/prezzo, anche di diversa tipologia. Ovvero, appassionati sì, ma non disposti a farsi prendere in giro. Esiste un limite di sopportazione al lievitare dei prezzi, e gli enonauti sembrano averlo ben chiaro in mente: sommando le ultime due risposte si scopre che il 77,5% non esiterebbe a cambiare le proprie scelte d’acquisto in risposta ad un cartellino del prezzo che continua a salire. Winenews ha indagato quindi sulla spesa prevista per una buona bottiglia di vino da bere in una serata tra amici: un’occasione particolare, in cui si è soliti stanziare un budget più alto rispetto al consumo di tutti i giorni. Ecco le risposte prevalenti: il 26% è disposto a spendere dai 15 ai 20 euro; il 24,5% spende dai 20 ai 30 euro; il 14% è disposto a pagare da 5 a 10 euro; il 20,4 è disposto a spendere da 10 a 15 euro; solo un minino 0,1% non spende più di 5 euro. Nella categoria “spendaccioni” il 6% è disposto a pagare per una bottiglia di buon vino dai 30 ai 40 euro, e il 9% dichiara di essere disponibile a spendere oltre 40 euro. Il dato che salta all’occhio è che più della metà degli enonauti si orientano su una cifra che va dai 15 ai 30 euro, che corrispondono a 30- 60mila delle vecchie lire: una fascia di prezzo a cui non appartengono sicuramente i vini cult ed extra-lusso, che si attestano tutti abbondantemente oltre i 70-80 euro.

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