“Investire su quello che rende unico il vino italiano, ovvero i suoi territori, legati anche alla cultura ed alla storia, e raccontarlo e promuoverlo insieme alle altre eccellenze del life style made in Italy, dal design alla moda, che rendono il nostro modo di vivere così amato nel mondo”: è semplice, almeno in teoria, la “ricetta” per far crescere prestigio, posizionamento e quindi valore del vino italiano esportato nel mondo, secondo Matteo Lunelli, alla guida del gruppo Ferrari - Fratelli Lunelli e vicepresidente di Fondazione Altagamma, tra i manager più giovani e preparati del mondo del vino, intervistato da WineNews nel lancio del Maximum Blanc de Blancs, nuovo gioiello della maison trentina, ieri a Milano, alla presenza di personalità come il Sindaco della città, Giuseppe Sala, e di tanti personaggi dello sport e dello spettacolo, dal campione di basket Danilo Gallinari all’ex juventino Claudio Marchisio, dall’attrice Serena Autieri all’inviato del tg satirico “Striscia la Notizia” Valerio Staffelli, ai presentatori Gerry Scotti, Federica Panicucci e Diletta Leotta, per citarne alcuni.
Secondo Lunelli, inoltre, è fondamentale che il mondo del vino italiano superi i tanti “dogmi” e le divisioni che, spesso, ne frenano la crescita. Dalla contrapposizioni tra grandi e piccole aziende, e cooperative, di cui è fatta la struttura produttiva del settore, alla divisione tra sostenitori dei vitigni autoctoni “contro” gli internazionali. “Quando si lavora insieme le cose funzionano. Il Trentodoc ne è un esempio: ci sono grandi aziende come la nostra, ci sono le grandi cooperative che in Trentino hanno un ruolo fondamentale, anche storico, e tante piccole aziende. C’è voluto tempo, ma dopo che si è capito che si poteva lavorare tutti insieme in una direzione, il Trentodoc, la nostra bollicina di montagna, è cresciuto tantissimo. E sui vitigni, parlo del nostro caso: in Trentino lavoriamo soprattutto con lo Chardonnay, una delle varietà più “internazionali” in assoluto, perchè è quella che per noi garantisce di più caratteristiche come eleganza e longevità, mentre a Montefalco - con la Tenuta Castelbuono, dominata dal “Carapace”, progettato dall’artista Arnaldo Pomodoro, ndr - abbiamo puntato sul vitigno autoctono principe del territorio, che è il Sagrantino. Ci sono dei vitigni che in certi territori riescono a creare dei vini di eccellenza, e su questo si deve lavorare, senza dogmi o preconcetti”.
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