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Io Donna / Corriere Della Sera

Vino & ambiente - Maremma rifatta: da Paese dei butteri a paradiso dei viticoltori. Perchè in nome del Morellino si spianano colline. E famosi architetti griffano le cantine d'autore dei rossi alla moda. Con troppo cemento ... Smontano e rimontano le colline” aveva detto la signora. Possibile? Siamo pur sempre in Toscana, dove per sostituire un coppo devi rivolgerti come minimo all’Unesco, figurarsi se ti lasciano cambiare i connotati al paesaggio. «No, proprio così» assicurava il marito. «Stanno violentando la Maremma, disboscano, spianano i poggi, colmano i fossi, deviano i corsi dei torrenti, tirano su dighe private. E piantano distese di viti. Con la scusa che fare il vino è tanto chic, qui di rischia di disastro idrogeologico: alla prima alluvione certe colline diventeranno poltiglia». E’ così che siamo saliti su un fuoristrada e siamo andati a vedere l’altra faccia della bottiglia, a scoprire la potenza devastatrice che si nasconde dietro il boom del vino. La mattina presto, avvolti in una luce color del miele, ci siamo imbattuti in decine di fagiani, ma anche di caterpillar che hanno preso qui il posto dei trattori e dissotterrano montagne di massi, rimuovono colline per modificarne l’esposizione al sole e garantirsi copiose vendemmie: praticamente la montagna che va da Maometto, qui impersonato dal produttore di Sangiovese, Cabernet e Sauvignon, Syrah. Emanuele, 45 anni, fattore figlio di fattori, non trova i vecchi tratturi, perché sono stati spianati anche quelli: «Non servono più, già nelle nuove proprietà non si entra, né per funghi né per fare l’amore. Hanno recintato tutto». Chilometri di perimetro metallico proteggono i nuovi latifondi del doc non certo dalla curiosità degli ambientalisti, la quale si concentra esclusivamente sulla costa maremmana: «Sono fermati allo scempio del cemento e non si sono ancora accorti che esiste anche lo scempio dell’uva» dice il contadino. E indica, incuneata sotto Poggio La Mozza, una diga “privata” e una collina che solo pochi mesi fa era tre metri più alta. La signora, Elisabetta Geppetti, ha deciso di lanciare l’allarme perché non è l’ultima arrivata. Aveva diciotto anni quando girò le spalle alla mondanità della costiera per la sua tara, la Fattoria Le Pupille, tra Grosseto e Scansano, e per dedicarsi al Morellino, quando era ancora un vino carneade e plebeo. «Accadeva vent’anni fa» dice con sensuale disincanto, un po’ alla Deneuve. Studentessa in lettere, cominciò con i quattro ettari di famiglia e con le prime quattromila bottiglie. «C’ero io, la cantina sociale, Mantellassi, Sellari. Il Morellino era appena diventato Doc. Si vendeva all’estero, Nord Europa, America». I venditori italiani rifiutavano di proporre un vino della Maremma, terra di nessuno o di butteri che non conoscevano la vite. Poi Wine Spectator, la “bibbia” americana del vino, ha santificato il Morellino di Scansano della Fattoria Le Pupille.

«E la corsa all’oro è cominciata: la Maremma interna, quella più rustica, nella seconda metà degli anni Novanta è diventata il Klondike. In un certo senso ci sentiamo un po’ responsabili di questo arrembaggio ai nostri amici che hanno lasciato Poggio La Mozza e se ne sono tornati in Scozia per il rumore degli scavatori abbiamo chiesto istintivamente scusa» dice il marito di Elisabetta, Stefano Rizzi. Insieme hanno oggi cinque figli, sessanta ettari di vigna, producono quasi seicentomila bottiglie l’anno e solo negli ultimi tre hanno investito sei milioni di euro e, per tener botta a una concorrenza spietata, hanno ingaggiato un enologo francese, Christian Le Sommer, e lanciato il Morellino Riserva Poggio Valente e l’Igt Saffredi, giudicati tra i Super toscani. Nel famoso Sotto il sole della Toscana, che ha venduto due milioni di copie nel mondo, Frances Mayes definì il Morellino, questo vino vermiglio, anzi color morello, bruno scuro come i cavalli dei butteri e dal forte sapore di terra, «essenza di Maremma». Oggi è tra i rossi più alla moda. E a produrlo sono in tanti, Antinori, Biondi Santi, Fazi Battaglia, Folonari, Frescobaldi, Marzotto, Zonin, la famiglia Widmer, Elisabetta Foradori, l’imprenditore Antonio Moretti. Insomma, grandi produttori di altre regioni, industriali del Nord Italia, ricconi svizzeri. Dal 1999 gli ettari vinificati sono passati da mille a 3.500. Se la quota del Morellino Doc è praticamente esaurita, ecco che spuntano etichette di fantasia. E i Doc si sono moltiplicati, ora ci sono il Montecucco, il Sovana, il Monteregio. La Maremma, giudicato primo distretto rurale d’Europa, con il suo ottanta per cento di terra coltivata rischia la monocultura: «Se non si incentiva la diversificazione» dice Walter Nunziatini alla provincia di Grosseto «il territorio subirà una débâcle». Il comune forzista di Grosseto è fatalista: «Una situazione che abbiamo ereditato». Certo, questa resta una delle zone meno benestanti della Toscana e al viaggiatore appare un paradiso naturale. Tuttavia, sempre in onore di Bacco, stanno arrivando colate di cemento griffato. E’ il fenomeno delle cantine d’autore, che riguarda tutt’Italia, dalla Sicilia al Piemonte.

Il vino ispira gli architetti. Quando arrivi a Suvereto e chiedi informazioni ti rassicurano: non può sbagliare, vedrà subito l’“occhio” sulla collina. Può sembrare strano ma gli abitanti di questo piccolo gioiello medievale non hanno battuto ciglio quando il sindaco ha mostrato il plastico della nuova cantina di Petra, l’azienda vinicola dei Moretti, costruttori bresciani già produttori di spumante in Franciacorta. Anche se il progetto di Mario Botta, lo stesso del restauro della Scala di Milano, non è certo nel segno della discrezione. Pur avendo un forte impatto sul territorio la nuova cantina – un enorme cilindro in pietra che nella parte superiore è inclinato parallelamente alla collina, con due lunghe ali laterali – non ha suscitato polemiche. Forse perché anche qui in Maremma sta cominciando a radicarsi la filosofia “importata” dai grandi chateau francesi, maestri nel dedicare pari attenzione alla qualità dei vini e all’accoglienza riservata ai clienti. Sta di fatto che gli investimenti si moltiplicano e la cantina di Petra sarà presto in buona compagnia perché Renzo Piano ha in corso un progetto a Castiglion della Pescaia, mentre a Bibbona, poco lontano da Bolgheri, ospiterà per la nuova cantina Antinori un progetto di Gae Aulenti. Sono investimenti di decine di milioni di euro perché la Maremma sta diventando il nuovo Eldorado. Cin cin. (arretrato de "Io Donna - Corriere della Sera" del 18 settembre 2004)

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