Io Donna / Corriere Della Sera

Minimal Mediterraneo ... Galeotto fu un vigneto che i Tasca d’Almerita, da sette generazioni produttori di vino a Regaleali, in Sicilia, si misero a cercare nell’arcipelago celiano. La posta in gioco era un vino da meditazione, da produrre essiccando al sole del Sud quelle uve di Malvasia di Lipari che si trovavano anche a Salina. E fu proprio a Salina, l’isola dal mare blu-viola, che Alberto Tasca e signora scovarono, una decina di anni fa, sei ettari di vigneto “maltrattato e a picco sul mare” in prossimità del faro di Capofaro, sul versante nord-orientale dell’isola. Dall’acquisto del vigneto si passò a rilevare l’intera tenuta, con l’idea di farne un miniresort di lusso in cui “l’architettura spontanea delle Eolie, semplice, bianca e povera, trasmettesse una sensazione di relax e grandi spazi”. Nasce così, quattro anni fa, Capofaro, resort di
venti camere e una piscina che al tramonto regala la vista infuocata di Stromboli, Panarea e del faro che si accende a guidare i naviganti. Nella trasformazione del vecchio villaggio, aiutati dall’amico e architetto Filippo Terranova, i Tasca decidono per materiali che potessero trasmettere sensazioni tattili ma anche visive: pavimenti di cemento o di pietra lavica, bianco assoluto delle pareti, incannucciato per le tettoie. In uno stile minimalista mediterraneo che lascia emergere inconfutabilmente l’anima del luogo. In quest’oasi di ulivi, agrumi, capperi e buganvillee, il vigneto cede gli acini dolci della Malvasia di Capofaro. E la zia Anna Tasca Lanza insegna agli ospiti, nelle settimane autunnali e primaverili di scuola di cucina, come scegliere il pesce, preparare i pani rituali, aromatizzare con le erbe sclvatiche. Mai dimenticando di raccontare i segreti della Malvasia. Da cui, in fin dei conti, tutto è cominciato.