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Io Donna / Corriere Della Sera

Il mio vino a tutto jazz ... Con la sua band promuove degustazioni nei locali di New York o Shanghai. Ha inventato la vendemmia notturna. A Marsala José Rallo è il simbolo della rivoluzione enologica dell’isola. E ora conquista un altro record: prima donna al vertice del Banco di Sicilia... I fari del trattore che sparano lame di luce sui filari fanno pensare a un set, la collina intorno potrebbe essere Los Angeles, i giovanotti in jeans e T-shirt con il marchio stampato sulla schiena una troupe pronta al ciak. Invece è Italia, Contessa Entellina, Sicilia occidentale. Non è un film ma il rito della vendemmia notturna. A inventarsela, nel 1998, è stata José Rallo, responsabile pianificazione, controllo di gestione e marketing di Donnafugata, ultima generazione della più antica famiglia vitivinicola dell’isola e prima italiana a entrare nel consiglio di amministrazione di un gruppo bancario internazionale. Dell’immaginaria residenza del Principe di Salina, questa quarantatreenne dallo sguardo profondo e deciso come un calice di rosso Tancredi, porta il nome - letterario - e un simbolo: un volto di donna e una cascata di capelli che sembrano inseguirla. “Non sono io, quella è mia madre Gabriella, che nel 1982, per creare il marchio dell’azienda prese a prestito il personaggio della regina Maria Carolina che nel Gattopardo fugge da Napoli per rifugiarsi qui. Era insegnante di inglese, si riprese i suoi ettari di terra e diventò pioniera viticoltrice. Da donna in fuga si mise in gioco”.

Anche lei è fuggita...

“A 19 anni rivendicavo la mia indipendenza e sono scappata da una Sicilia maschilista e clientelare, in quel contesto una ragazza aveva poche possibilità, i sogni erano preclusi. Dopo il liceo classico, ho vinto una borsa di studio in economia e Commercio al Sant’Anna di Pisa, vivevo al campus e mi mantenevo da sola. Il primo anno fu difficile, ma quando superi un ostacolo importante, puoi vivere di rendita sull’autostima che ti sei conquistata. Il grigio degli inverni pisani era deprimente, mi mancavano il mare e le giornate in barca a vela. Era il 1983, io partivo e i miei genitori creavano Donnaluna. I Rallo producevano marsala dal 1851, mio padre Giacomo capì che i consumatori di quel vino liquoroso si sarebbero ridotti e che stavano cambiando le abitudini alimentari”.
Perché è tornata?

“Per amore. Dopo anni di una vita ricca di relazioni con persone molto diverse da me, ho conosciuto Vincenzo Favara, siciliano verace e radicato nell’isola. Evidentemente il senso delle radici aleggiava, dimostrava che i valori a cui ero stata educata erano dentro di me. Ci fu una lenta marcia di avvicinamento. Lui non volle raggiungermi in Toscana e io, di rimando, tentai con Roma. Mollai il dottorato a Pisa e trovai lavoro in Andersen Consulting: è la capitale, pensavo, magari cede. Invece niente, era inamovibile. Ci siamo sposati nel 1990 nel Duomo di Erice, lo
stesso giorno in cui si sposarono i miei genitori e con l’abito della mamma, un Gattinoni che indossavo di nascosto da bambina. Mi calzava perfettamente: l’ho letto come un segno. Donnafugata tornava a casa. Dopo il matrimonio, non avevo alternative: dovevo trovare uno spazio in azienda fra una mamma empirica, un papà imprenditore fantasista, un fratello impegnato sul prodotto. Sul canto dovevo superare la diffidenza di mio padre”.

Lasciarla cantare su un palcoscenico fu più difficile...

“Era stata la musica a farmi incontrare mio marito, assicuratore di mestiere e percussionista per passione, durante un concerto. Mi ero avvicinata al palco con una bottiglia in mano: posso offrirvi del vino?, chiesi. In tutta risposta lui mi mise un microfono in mano e mi invitò a cantare con loro. Una figlia che canta e un genero che suona? Impensabile per un tradizionalista come papa. Lo invitammo al Dottor Jazz di Mazara del Vallo, fu un incubo, ero terrorizzata, ma un’ora e mezzo dopo avevamo un fan. Ho studiato due anni e da allora musica e vino, per me sono inscindibili. Cantando ho imparato a parlare in pubblico, a sintonizzarmi con le persone. Per Per arrivarci ho studiato: facevo la pendolare fra le cantine, partecipavo ai corsi dell’Associazione Italiana Sommelier e a quelli di canto. Promuovere i nostri vini a ritmo di jazz funziona e ha convinto mercati in tutto il mondo, ho proposto degustazioni musicali al Blu Note di Milano, a quello di New York e al Four Seasons di Shanghai. Oggi esportiamo in 50 Paesi con un fatturato di 17 milioni di euro, una jazz band è libertà di improvvisare, un’orchestra sinfonica ha partiture rigide, non adatte ai mercati di oggi, volubili e in continuo cambiamento”.

La vendemmia di notte: romanticismo?
“In realtà è una scelta tecnica di viticoltura mirata e di enologia di precisione. In agosto lo Chardonnay è la prima varietà a giungere a maturazione, di giorno si superano i 35° e i rischi di fermentazioni indesiderate nel trasporto dalla vigna alla cantina e di volatilizzazione degli aromi sono elevati. Di notte la temperatura cala a 16-18 gradi, le condizioni ideali per portare in cantina uve integre. Inoltre la vendemmia notturna rende meno faticoso il lavoro e abbatte i consumi energetici del 70 per cento”.
Cosa ci fa una imprenditrice-cantante nel CdA di una banca?
“Mi ha chiamata il numero due di Alessandro Profumo, nel marzo scorso. Gli dissi che non ero all’altezza dell’incarico, che non sapevo cosa fosse una banca, che avevo l’esperienza di una media azienda molto siciliana e orientata al marketing e all’export. Al primo consiglio ero emozionata e spaventata, ma dopo pochi minuti mi sono sentita a casa: si parlava di strategie di prodotto, di reputazione, di sviluppo. Era un’opportunità: per la prima volta, in 140 anni di attività del Banco di Sicilia, due donne sedevano in consiglio. Con me c’è Maria Luisa Averna: il 22 per cento, una percentuale da Paesi Scandinavi”.
Così è nata l’idea del microcredito...
“Ci penso da quando ho letto “Il banchiere dei poveri” del Nobel Muhammad
Yunus. Avevo una riserva mentale per la solita beneficenza. Nel microcredito si prestano soldi a chi ne ha bisogno, mentre le banche li prestano soprattutto a chi ne ha già. Collaboro con Caritas Palermo, Opera Don Calabria che lavora sui minorenni che escono dal carcere e Consorzio Ulisse, cooperative sociali che fanno lavorare le donne in carcere e disabili. Stiamo valutando i primi progetti, il partner finanziario è Banca Etica, raccolgo soldi vendendo il cd Donnafugata Music&Wine in ristoranti, wine-bar, enoteche, sul sito www.cdbay.com e nelle filiali di Banca Etica. Dimostreremo che anche in Occidente, dove la società è malata di grandi numeri, il microcredito funziona. È un modus operandi efficace, senza sprechi, deve funzionare per forza”.
Vincenzo è contento di una moglie siciliana e in giro per il mondo, imprenditrice, cantante, manager e mamma?
“I miei figli, Gabriella (12 anni) e Ferdinando (19) portano i nomi dei nonni, segno che la tradizione è rispettata. Sono una mamma “diversa”, i bambini studiano a Marsala, dove abitiamo in una riserva naturale tra fenicotteri e saline, sono contenti quando mi vedono parlare con le mamme dei loro compagni, quando faccio delle cose “normali”. Con loro ho capito che la profondità è fatta di poche cose, sono diventata selettiva. Credevo fosse un limite, invece è una virtù. Vincenzo forse vorrebbe ancora una moglie che si dedicasse a lui”.
Convinca un’astemia stonata a bere un bicchiere di Mille e una notte, di Sheherazade, di Lighea (la sirena dei racconti di Tornasi di Lampedusa), un calice di Polena (unica donna ammessa sulla nave nell’Ottocento).
“Provi questo Ben Ryé, è passito che produciamo a Pantelleria. Capirà che il vino è racconto, che se vuoi mettere alla prova la tua capacità sensoriale ti offre un’occasione unica; ti resta dentro, è un piacere prolungabile, evoca ricordi, genera atmosfere. Il vino è versatile, non è un alimento fine a se stesso... E’ come un bel libro del quale parli con la tua migliore amica. E’ una creazione tutta da sperimentare, soprattutto con chi si dichiara astemio”.

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