“Il Testo unico del vino prevede l’inserimento in etichetta, con la dovuta regolamentazione, del nome del vitigno utilizzato. Riteniamo perciò, al pari delle principali organizzazioni del vino sia in ambito nazionale che comunitario, che le corrette informazioni in etichetta rappresentino una garanzia a tutela dei consumatori, e quanto stabilito dal Testo unico per i vini Dop e Igp vada in questa direzione”. Lo afferma l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt), guidato da Michele Bernetti, sulla querelle sull’utilizzo del nome dei vitigni in etichetta (articolo 44, comma 6) e relativo decreto attuativo del ministero dell’Agricoltura, aperta dal Consorzio dei Vini d’Abruzzo che, come abbiamo riportato nei giorni scorsi, si oppone all’utilizzo del nome “Montepulciano” fuori dai confini della Regione, e chiede che sia reinserito nel Registro delle Varietà di Vite e consentito l’uso del sinonimo, “Cordisco”.
Secondo Imt (Istituto Marchigiano di Tutela Vini), la norma orizzontale riguarda tutti i vitigni che compongono i blend dei vini a denominazione, compresi molti marchigiani a partire dal Verdicchio. “Non c’è perciò ragione di fare eccezioni - violando peraltro il principio di eguaglianza - come ipotizzato da un nuovo comma (nr. 16, articolo 5) del decreto attuativo già criticato dalla maggioranza delle organizzazioni di filiera. Il mondo del vino, come previsto dal Testo unico, deve ambire alla massima trasparenza nei confronti dei consumatori, anche e soprattutto per un vitigno, il Montepulciano, coltivato in quasi tutte le Regioni italiane per un totale di 35.000 ettari, 2 Docg, 36 Doc (tra cui il Rosso Conero, ndr) e 88 Igt”.
“L’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (Imt) - conclude una nota - confida che lo schema di decreto, al momento in stallo per queste ragioni, possa confermare, pur con alcuni contenimenti eventualmente concordati, gli obiettivi di tutela e informazione prefissati in merito alle varietà di uva utilizzate per la produzione dei prodotti senza incorrere in sanzioni comminate fino ad oggi”.
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