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Italia n. 1 al mondo per il cibo, lo “certifica” anche il “Best Countries 2018”, rapporto della U.S News & World Report, presentato a Davos: “le sue cucine regionali ispirano gli chef del mondo”. Coldiretti: “conferma di una ricchezza riconosciuta”

Al n. 15 nel ranking complessivo su 80 Paesi, che rappresentano il 95% del Pil mondiale, l’Italia è al n. 1 al mondo nel “Heritage”, categoria che comprende, tra le altre cose, la qualità e la storicità del cibo (insieme a cultura, storia e attrazioni culturali): è il verdetto di “Best Countries 2018”, rapporto stilato dalla U.S News & World Report, insieme alla Wharton University of Pennsylvania ed alla società di consulenza Y&R’s BAV Group (https://goo.gl/hNS5sj).
Una classifica, presentata al forum economico di Davos, in queste ore, che vede, nel complesso, tiene conto diversi parametri come diritti umani, parità di genere, libertà di culto, valore culturale, qualità della vita, potenza internazionale, apertura al business e così via, che se, nel complesso, vede al vertice Svizzera, Canada e Germania, vede il Belpaese al vertice dell’indice “Heritage”, che comprende anche il cibo, grazie alle “cucine regionali che ispirano gli chef di tutto il mondo”, ma anche nella categoria della “Cultural Influence”.

“L’Italia - sottolinea la Coldiretti - è prima per patrimonio culturale grazie al massimo dei voti ottenuto nell’aspetto della tradizione gastronomica (10) davanti alla Spagna (9,7), al Messico (8,6), alla Grecia (9,4), alla Francia (8,9) e all’India (8).
Nell’anno del cibo italiano nel mondo, è la conferma di una ricchezza riconosciuta a livello internazionale anche grazie ai “tesori” agroalimentari italiani iscritti nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale: dall’arte dei pizzaiuoli napoletani (2017) alla Dieta mediterranea (2010) fino alla vite ad alberello di Pantelleria (2014). L’Italia è peraltro leader comunitario nelle produzioni agroalimentari di qualità con ben 818 denominazioni riconosciute, tra cibo e vino. Tesori di un’Italia dai mille campanili dove - sottolinea Coldiretti - nei piccoli comuni sotto i 5.000 abitanti si produce il 92% delle specialità enogastronomiche nazionali. Un patrimonio conservato nel tempo grazie alle imprese agricole che assicurano un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari. Ma si tratta - conclude Coldiretti - soprattutto di una risorsa per l’Italia che può contare su un patrimonio di antiche produzioni agroalimentari tramandate da generazioni in un territorio unico per storia, arte e paesaggio che sono le principali leve di attrazione turistica. Non a caso due stranieri su tre considerano la cultura e il cibo le principali motivazione del viaggio nel Belpaese mentre per ben il 54 per cento degli italiani il successo della vacanza dipende dalla combinazione cibo, ambiente e cultura, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè”.

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