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Jacopo Biondi Santi, presente e futuro della Tenuta Greppo. Identità e futuro del territorio di Montalcino legato alla storica “marca”, dove nell’Ottocento è nato il Brunello, uno dei più grandi vini del mondo

Italia
Jacopo, Tancredi e Franco Biondi Santi

Presidio di un territorio sono le sue storiche realtà. Perché mantenere l’identità è fondamentale, specie in quei territori capaci di attrarre un interesse crescente per gli investimenti, stranieri e di altri settori, in un mix virtuoso di immagine e spirito imprenditoriale, che danno vita a storie di impresa e prodotti autentici, dove la vita delle aziende è indissolubilmente intrecciata a quella delle famiglie che le hanno create. Così è per il vino, e così è per uno dei simboli del vino italiano: il Brunello di Montalcino.
Perché non di soli numeri vive un territorio, e il futuro di Montalcino - tra i territori più pregiati d’Italia e del mondo, questo sì, lo raccontano quotazioni stellari di sfuso e terreni, compravendite e crescita dei fatturati, sull’onda di una vendemmia 2010 che, dall’“health check” di WineNews, ha “svuotato” le cantine - non può prescindere dalla Tenuta Greppo, dove nell’Ottocento è nato il Brunello e se ne custodisce la tradizione, e al progetto per il suo futuro di Jacopo Biondi Santi, oggi alla guida della Tenuta, che, ricevendo il testimone dal padre, “guardiano” intransigente della tradizione, continua a rivestire quel ruolo, contro tutto e contro tutti, per le nuove generazioni Biondi Santi. E per tutto il territorio, perché se oggi è quello che è, lo si deve anche a questa storica realtà, che ha difeso la sua identità e che, accanto a poche cantine che vi hanno investito non solo guardando ai proprio fini aziendali, ha contribuito alla crescita di questo distretto di vini di lusso.
Accanto alla difesa della tradizione del Brunello di Montalcino e del territorio, c’è un costante lavoro sul marchio: negli ultimi tre anni, il fatturato della Tenuta Greppo (47 ettari, di cui 13 a Brunello, con il BBS/11, Brunello Biondi Santi, vite n. 11, unico clone aziendale, ndr) è aumentato del 40%, con una forte ricaduta di incremento di valore sulla Tenuta. Merito anche di un lavoro sull’ulteriore accrescimento d’immagine e dei riconoscimenti internazionali. Che, quasi indistintamente ad Annate e Riserve, tra i vini più blasonati al mondo (la Riserva di Biondi Santi è tra i fine wine con il prezzo medio più alto negli scaffali del mondo, etichetta di culto per collezionisti nelle più importanti aste internazionali), vedono il Brunello di Biondi Santi ai vertici della critica internazionale: da “Wine Spectator” a “The Wine Advocate” di Robert Parker, da “Gilbert & Gaillard” a James Suckling, da
www.jancisrobinson.com ai 100/100 alla Riserva 2010 di “Wine Enthusiast”, solo pochi giorni fa.
È nella Tenuta Greppo della famiglia Biondi Santi, a Montalcino, che già Clemente Santi, sperimentando nuove tecniche enologiche, otteneva riconoscimenti per il suo “vino rosso scelto (Brunello) del 1865” (il suo Moscatello fu premiato, riconoscimento straordinario all’epoca, all’Esposizione Universale di Parigi del 1867), e nel 1870, il nipote, il “garibaldino” Ferruccio, ha inventato il Brunello, dopo aver selezionato un particolare Sangiovese e averlo vinificato in purezza. Tancredi, figlio di Ferruccio, ha avuto il merito di sistematizzare il protocollo di produzione, imprimendo nuovo slancio alla produzione di Brunello, e diventando, di fatto, l’ambasciatore di Montalcino e dei suoi vini. Introdusse la pratica della “ricolmatura” delle vecchie Riserve (storica quella realizzata con Mario Soldati e Luigi Veronelli), con vino della stessa annata (la prima volta nel 1927 per le Riserve 1888 e 1891) e fu l’artefice del Brunello di Montalcino Riserva 1955, l’unico italiano inserito dalla rivista Usa “Wine Spectator” tra i 12 migliori vini del Novecento.
Con il suo stile di vinificazione unico, lo stesso per decenni, Franco Biondi Santi, figlio di Tancredi, ha rivestito il prezioso ruolo di “guardiano” intransigente della tradizione: tutti i vini del Greppo provengono da uve coltivate nei vigneti di proprietà, e il Brunello Riserva esclusivamente da vigneti di oltre 25 anni di età. Per preservare le caratteristiche del clone di Sangiovese grosso selezionato da Ferruccio, il BBS/11, i nuovi vigneti vengono da sempre innestati con gemme prese dalle vecchie piante. Oggi nel “caveau” della Tenuta, ereditando dal padre il ruolo di custode della tradizione, Jacopo Biondi Santi conserva, con grande cura, bottiglie storiche dal valore inestimabile: il Brunello Riserva 1888 e 1891 (battuta in asta, nel lontano 2000, fu aggiudicata alla cifra record di 30 milioni di lire), le Riserve 1925 e 1945. Ed ancora le “mitiche” bottiglie di Brunello Riserva 1955, e le Riserve 1964, 1970, 1971, 1975, 1982, 1983, 1985, 1988 e 1990, per fermarsi alle più vecchie.

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