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L'adige

Dissequestrato il pinot di Sicilia. La Cantina La Vis e Casa Girelli, non c´era alcuna irregolarità. Ieri il provvedimento della Procura: il problema era una sovraproduzione nel Sud Italia ... È finita a tarallucci e vino l´inchiesta sul pinot grigio di Sicilia. Ieri la Procura ha disposto il dissequestro di alcune centinaia di ettolitri di vino a cui una settimana fa gli uomini dell´Ispettorato Antifrodi avevano posto i sigilli. Il caso dunque si è risolto nel migliore dei modi per le due cantine trentine coinvolte: gli inquirenti hanno chiarito che era tutto in regola, non rimane neppure una contravvenzione amministrativa. E così ieri pomeriggio a Casa Girelli e alla Cantina La Vis la fine di questo breve tormentone enologico-giudiziario è stata salutata con un brindisi: Pinot grigio di Sicilia a Casa Girelli, delizie tutte trentine come il Ritratto Rosso e il Cabernet Sauvignon a Lavis.

Dunque solo una tempesta in un bicchier di vino? In Trentino sembrerebbe proprio di sì. Il caso si è risolto in pochi giorni da un lato grazie all´azione degli avvocati Roberto Gorgazzini, Michele Novembre e Luca Pontalti che hanno dimostrato carte alla mano come il caso pinot grigio di Sicilia fosse una normale operazione commerciale; dall´altra il pm Giuseppe De Benedetto ha chiarito subito la questione evitando che il procedimento imboccasse binari giudiziari dai tempi lunghi. «È giusto che i controlli vengano fatti, ma è altrettanto importante che se è tutto a posto questo venga riconosciuto in tempi rapidi. E di questo siamo grati sia alla magistratura sia agli uomini dell´ispettorato antifrodi», commenta soddisfatta Marina Girelli, presidente di Casa Girelli spa, società che ogni anno commercializza soprattutto all´estero 210 mila ettolitri di vino italiano. Ieri pomeriggio, infatti, gli ispettori hanno notificato il provvedimento di dissequestro in cui la procura rileva come non vi sia neppure l´ombra di un reato. «È stato dimostrato - sottolineano gli avvocati Novembre e Gorgazzini - che il vino sequestrato era stato pagato come pinot grigio di Sicilia, imbottigliato come tale e venduto sempre come pinot grigio di Sicilia. Il problema è che in Sicilia ne è stato prodotto più di quanto previsto dai protocolli dell´Igt (Indicazione geografica tipica, ndr). In questo senso Casa Girelli è stata danneggiata perché, per maggior sicurezza e trasparenza nei confronti del cliente, ha declassato a vino da tavola un prodotto pagato come pinot grigio di Sicilia Igt. Per questo si rivarrà sul fornitore».
Intanto a Lavis i vertici della nota cooperativa vinicola - un colosso da 1.350 soci che con i suoi 140.000 quintali prodotti in Trentino viene seconda solo a Mezzacorona - salutano con un brindisi la fine di quello che oggi appare solo come un brutto sogno. «Eravamo più che tranquilli - sottolinea il presidente Roberto Giacomoni - ma per una realtà come la nostra che ha fatto della qualità una regola, non sono stati giorni piacevoli». E per sottolineare che il futuro appare roseo, stappano una riserva di "Cesarini Sforza", cantina acquistata da Lavis meno di tre anni fa e già riportata in utile. "Strepitoso...", commenta Pontalti che ha il naso del penalista navigato, ma papille da intenditore: "Proprio perché so come lavora La Vis ci tenevo che la questione si chiarisse nel più breve tempo possibile. In verità non è stato difficile perché era evidente non solo l´insussistenza di un reato, ma di una qualsiasi irregolarità". Tarallucci e vino vanno che è un piacere, ma neppure loro aiutano a digerire le dichiarazioni fatte dal direttore della Centrale Repressione Frodi di Roma il quale in un´intervista al nostro giornale aveva paventato l´ipotesi che il vino siciliano venisse venduto come trentino. «Dichiarazioni destituite di ogni fondamento, vedremo come tutelarci...», taglia corto l´avvocato Gorgazzini. «Talmente incredibili che non ci credeva nessuno...» fanno eco da Lavis. L´orgoglio dei viticoltori trentini è salvo.

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