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L’AMARONE “DA’ I NUMERI”: ECCO IL SONDAGGIO DI GPF & ASSOCIATI E ISPO DI MANNHEIMER SUL ROSSO VENETO CONCORRENTE DI BRUNELLO, BAROLO, CHIANTI CLASSICO E BARBARESCO

Al poker storico dell’eccellenza enologica italiana, formato da Brunello di Montalcino, Barolo, Chianti Classico e Barbaresco, si è aggiunto, in un recente passato, l’Amarone della Valpolicella, che ha saputo imporsi all’attenzione del mondo del vino italiano e non, grazie al sapiente mix di produzioni all’insegna della tradizione e in grado di riaprire piste che sembravano dimenticate e quelle di impostazione meno estrema e più moderna. A fotografare la situazione attuale del “caso Amarone”, un’indagine commissionata dal Consorzio di Tutela Valpolicella a due importanti società di settore: la GPF & Associati e la Ispo di Renato Mannheimer, che hanno rispettivamente indagato il “vissuto Amarone” tra gli addetti ai lavori (produttori, giornalisti specializzati, distributori, commercianti, ristoratori) e quello tra i consumatori italiani.

La ricerca della GPF & Associati ha coinvolto 100 operatori della filiera vitivinicola che hanno indicato l’Amarone come un vino in fase di crescita/sviluppo (per il 52% degli intervistati), grazie alla sua immagine e alle sue caratteristiche organolettiche. Il 37% degli intervistati, però, considera il ciclo di vita dell’Amarone in una fase di maturità/stabilità. Per il rimanente 11% l’Amarone è in una fase di crisi/declino.
Le ragioni della fase di crescita dell’Amarone sarebbero: immagine, storia e legame con il territorio (55%), caratteristiche organolettiche (37%), rapporto qualità/prezzo (5%), critiche positive degli addetti (3%).
Le ragioni della stabilità o, addirittura del declino, sarebbero, invece, il prezzo al consumo troppo elevato (56%), una politica distributiva non sempre oculata (41%), la non rispondenza alla moda (3%). Secondo il campione interpellato, il consumatore tipo dell’Amarone è un giovane/adulto dai 30 ai 45 anni (59%), a cui piace il vino senza essere però esperto (77%), che lo consuma durante pasti/cene importanti (56%) o come vino da meditazione (41%) sia a casa con ospiti/amici sia presso wine bar, enoteche ...

Anche se il 61% degli intervistati dichiara che non vi sono differenze di sesso tra i consumatori di Amarone, vi è una ragguardevole tendenza a considerare la donna come un consumatore sempre più attento dell’Amarone. Sempre secondo l’indagine di GPF & Associati, l’Amarone annovera, principalmente, due tipi di concorrenti: in Italia, i vini provenienti dalle zone classiche della produzione dei vini di qualità (Toscana e Piemonte); all’estero i vini provenienti dai cosiddetti nuovi Paesi produttori (Australia, Cile e California). Solo una minoranza (12%) intravede nei vini provenienti dalla nuove zone di produzione italiane (in particolare la Sicilia), un potenziale concorrente, ma soprattutto per il mercato italiano.

La Valpolicella contribuisce in modo positivo all’immagine dell’Amarone (66%), anche se alcuni degli esperti interpellati non ritengono questo territorio - che risulta poco conosciuto e scarsamente valorizzato - in grado di contribuire in modo positivo all’immagine dell’Amarone. Ne consegue che, per promuovere l’immagine dell’Amarone nel consumatore, per il 37% degli intervistati esiste la prioritaria esigenza di migliorare la promozione del territorio della Valpolicella, che, secondo il 52% degli addetti ai lavori intervistati, andrebbe sviluppata soprattutto nei Paesi extraeuropei.

L’indagine della Ispo di Renato Mannheimer ha sondato, invece, oltre 4.000 consumatori, come panel rappresentativo della popolazione italiana adulta. L’Amarone della Valpolicella è conosciuto dal 31% della popolazione adulta italiana. Di questo 31%, l’1% ha dichiarato di consumare abitualmente l’Amarone, il 9% di consumarlo occasionalmente e il 21% di non averlo mai consumato. Il 53% di coloro che hanno dichiarato di conoscere l’Amarone si colloca nella fascia dei consumatori esperti/appassionati, cioè coloro che bevono il vino tutti o quasi tutti i giorni e scelgono prestando attenzione alla qualità, sia quando scelgono in modo autonomo, sia quando seguono i consigli di un esperto. Vi è poi un altro 43% rappresentato dai consumatori cosiddetti raffinati, cioè da coloro che per non sbagliare si affidano nella scelta del vino ai consigli di un esperto, sono attenti alla qualità anche se bevono vino con minor frequenza e solo in occasioni speciali.

Il consumatore tipo dell’Amarone della Valpolicella è un maschio tra i 40 e i 60 anni. Il 38% dei maschi del campione intervistato ha dichiarato di conoscere l’Amarone, ma le donne con un 25% sono ben rappresentate. Si tratta di un vino conosciuto maggiormente da chi ha un titolo di studio elevato: il 44%, infatti, che ha dichiarato di conoscerlo e/o di consumarlo è laureato. E’ conosciuto maggiormente al nord, e nel nord-est d’Italia in particolare con il 56%.

Sul versante dell’identificazione del vino con il suo territorio, tra coloro che dichiarano di conoscere l’Amarone, il 45% ha detto di sapere che viene prodotto in Valpolicella. E tra questi, il 77% colloca giustamente la Valpolicella nella provincia di Verona. Vi è un 23% che pensa invece che la Valpolicella sia in un’altra provincia. Ma il 55% di coloro che dichiarano di conoscere l’Amarone pensa che si tratti di un vino prodotto in un’altra zona.

Dunque, un’indagine capillare ed esaustiva, e buoni risultati per l’Amarone della Valpolicella, che tuttavia palesa ancora delle debolezze competitive - “difetti di gioventù”, si potrebbe dire - nei confronti dei “mostri sacri” Brunello, Barolo, Chianti Classico e Barbaresco, che hanno dalla loro, soprattutto, territori ormai ben codificati non solo nell’”immaginario collettivo” italiano, ma anche estero.

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