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L’Asia rappresenta il 6,5% dell’export enoico italiano, che vuole crescere, da Cina a Giappone passando per Vietnam, con le denominazioni top del Belpaese protagoniste di “Prowine China” by Chianti e del “Simply Italian Great Wines Asia Tour” by Iem

In un decennio, l’import di vino nel Continente asiatico è passato da 1,6 a 6,1 miliardi di dollari, arrivando così a pesare per il 17% sulle importazioni mondiali. Di questi 6,1 miliardi, l’80% finisce sui mercati di Giappone e Cina, e proprio quest’ultima, con 21 milioni di ettolitri, è diventata uno dei mercati principali per consumi enoici, con un incremento, fra il 2014 e il 2015, del 10% (+44,7% sul 2010). Oggi la Cina rappresenta l’11% del consumo mondiale e, in generale, l’Asia pesa per il 6,5% nell’export vinicolo italiano (contro il 4,6% di 10 anni fa) e rappresenta un importante mercato di sbocco anche per i vini rossi della Toscana: nel 2014, l’export nel continente di questa categoria ha superato i 41 milioni di euro, vale a dire l’8% di tutte le esportazioni, con una crescita che solo negli ultimi quattro anni è stata del 186%. È in questo panorama, delineato da WineMonitor, che si inserisce la partecipazione del Consorzio del Chianti (www.consorziovinochianti.it) a “Prowine China” 2016, di scena a Shanghai (con 34 aziende e 200 etichette in assaggio presentate ai buyers asiatici). E, nella stessa ottica, vanno lette le ultime tappe del programma 2016 del Simply Italian Great Wines by Iem (International Exhibition Management): Tokyo (21 novembre), Seoul (22 novembre) e Ho Chi Minh City (24 novembre), cui parteciperanno le denominazioni di punta dell’Italia del vino, da Federdoc al Consorzio del Chianti Classico, da Piemonte Land of Perfection a Promosiena, da Vinum & Cibus Italici all’Istituto del Vino Italiano di Qualità Grandi Marchi, oltre ad altre 35 aziende da diverse Regioni d’Italia, tra incontri business to business, seminari e l’ormai classico “Walk-Around Tasting” (www.iem.it).
La novità, come salta all’occhio, è la tappa vietnamita, mercato in grande crescita, grazie all’aumento del reddito delle classi medie e medio-alte, che ha favorito una maggiore propensione all’acquisto e al consumo di prodotti esteri e in particolare di vino di qualità, perlopiù rossi (65% delle vendite), ma anche bianchi (25%) e bollicine (10%).
 

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