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L'espresso

Mafia e imprese. Vendemmia col pizzo… Per il governatore Totò Cuffaro era “testimonial d’eccellenza per la Sicilia e i siciliani”. Ma d’ora in poi Gianni Zonin, magnate della produzione vinicola e presidente della Popolare di Vicenza, sarà forse più testimone che testimonial. La Procura di Caltanissetta ha scoperto che la sua azienda Feudo Principi di Butera, nel comune di Riesi, era tra quelle costrette a pagare il pizzo. Non solo, secondo i pm Cosa Nostra avrebbe imposto agli Zonin anche l’assunzione di Francesco Cammarata, arrestato il 22 novembre perché considerato il reggente del mandamento di Riesi. Visto che nessuno aveva denunciato alcunché, i magistrati hanno convocato in Procura le vittime delle estorsioni, compresi i manager locali della casa vinicola e Silvano Zonin, fratello di Gianni. Colpisce che anche un big come Zonin chinasse il capo senza fiatare davanti alla mafia. L’imprenditore era sceso in Sicilia cinque anni fa e vi aveva portato anche Banca Nuova (Gruppo Pop Vicenza). Dicono che a convincerlo sia stato l’amico-socio Paolo Panerai, proprietario di Class Editori e a sua volta imprenditore vinicolo. Zonin era tanto entusiasta che a gennaio partecipò alla famosa puntata riparatoria di “Punto e a capo” su Raidue, per smentire l’inchiesta di Report su mafia e politica che non era piaciuta a Cuffaro.

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