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L'espresso

Gran gourmet Lingotto ... Mi aggrego ai consensi che hanno accompagnato la nascita di Eataly, una delle idee d’impresa più geniali, e sicuramente produttive, degli ultimi anni. Il megastore del gusto italiano, creato al Lingotto di Torino da Oscar Farinetti, è gia una realtà che macina numeri impressionanti, ma è soprattutto uno straordinario concept destinato a vincere in Italia e, soprattutto, nelle capitali del mondo.
Dentro Eataly non solo si acquista, ma si mangia: ci sono sei banconi-cucina a tema (pasta, pizza, verdure, salumi e formaggi, carne e pesce) che servono piatti veloci, e c’è un eccellente ristorante sotterraneo, gestito dalla famiglia Vicina, ristoratori tanto capaci quanto modesti e silenziosi, il cui nome è messo in ombra dall’insegna Guido per Eataly, che sottolinea e privilegia l’alleanza strategica con la famiglia di Guido Alciati. Nei corner tematici ci sono cose buone e altre da mettere a punto: le paste, soprattutto quelle fresche (tajarin indegni), sono eseguite così così; la pizza non è male, per essere a Torino; è una caricatura impresentabile la focaccia di Recco; le carni non sempre sono frollate al punto giusto...
Un luogo di alta civiltà e di totale bontà è viceversa Casa Vicina: impeccabili il servizio, l’ambiente e la cantina, la cucina è di salda matrice piemontese, e italiana a tutto tondo, moderna, fatta di sapori nitidi e riconoscibili, fini quando occorre, decisi quando il piatto lo richiede, senza trucchi né orpelli ad effetto. Parlano da soli i “batsuà” al pane aromatizzato, gli agnolotti “vecchi Eporedia” al sugo d’arrosto, il “tonno di coniglio grigio di Carmagnola”, la più invernale foglia di verza ripiena su passata di broccoli e, piatto da antologia, il rognone alla coque di senape e aglio in camicia. Formaggi selezionati e dolci di esemplare ricercatezza. Per 70-80 euro. Decisamente la miglior tavola di Torino, oggi.

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