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L'espresso

Sognando fra le bollicine ... Ci sono almeno due leggende da sfatare quando si parla di champagne. La prima è che i migliori siano quelli dei produttori piccoli e sconosciuti. La seconda è che lo champagne debba essere bevuto giovane perché gli anni lo danneggiano. Falsa l’una e l’altra convinzione.
Con pochissime eccezioni di produttori piccoli al top della qualità (Salon e Selosse su tutti), le bottiglie più memorabili sono prodotte dalle grandi maison storiche che hanno i mezzi, le dimensioni e le competenze per differenziare la propria gamma e selezionare al vertice bottiglie di una qualità irraggiungibile da parte dei produttori minori.
E le “cuvée prestige” o i millesimati di Krug, di Dom Pérignon, Bollinger, Pol Roger, Roederer, Jacquesson, Billecart-Salmon, Veuve Clicquot, accantonate e “sboccate” al momento opportuno dopo decenni di cantina, sono bottiglie cui, alla cieca, nessuno mai attribuirebbe l’età che nascondono.
Storica resterà la degustazione di Veuve Clicquot del 16 gennaio, nel castello di Verzy per la presentazione di un gadget di lusso del tutto folle: i 15 esemplari delle “cantine” della Veuve Clicquot Vertical Limit by Porsche Design, scrigni di acciaio alti oltre due metri, divisi in 12 teche a temperatura costante di 12 gradi, che contengono 12 magnum di Veuve Clicquot Millesimato dal 1990 al 1955. Costano 50 mila euro l’una. I 12 magnum delle annate prescelte sono stati “dégorgé à la volée” sul momento e assaggiati, senza aggiunta di “liqueur”: bottiglie da sogno, al vertice assoluto il ‘55, il ‘62, il ‘75 e l’82. Il ‘90? Un adolescente in fiore, da aspettare con pazienza...

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