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L'espresso

Energia senza alternative ... Il piano Scajola che mette ostacoli a chi produce eolico e solare. L’offensiva della lobby nucleare. I timori per il nuovo Conto Energia. Ecco come il governo frena sullo sviluppo delle rinnovabili. In controtendenza con gli altri paesi europei... L’ultima botta è arrivata il 21 luglio, quando a Palazzo Madama già tirava aria di vacanze. Una piccola mozione, passata quasi inosservata, e un gruppo di grandi firme della maggioranza, tra le quali spiccano il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri, il vice Gaetano Quagliarello e Marcello Dell’Utri, segnavano un altro punto nella campagna contro le energie rinnovabili. Il blitz estivo del centrodestra colpiva in questo caso il solare termodinamico. Con che motivazioni? Meglio il nucleare - spiegava la mozione approvata - perché è più efficiente e meno costoso. Una tesi già portata avanti con tenacia sia dal ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, sia dallo stesso Silvio Berlusconi, che non più tardi di sei mesi fa ha firmato con il governo francese un accordo per le forniture nel settore nucleare. Un altro indizio giungeva sempre da Dell’Utri e da altri senatori Pdl in aprile, con un’iniziativa dal sapore “negazionista” dal punto di vista ambientale, in cui si dichiarava che i cambiamenti climatici sono un’autentica invenzione. Il cambio di marcia in materia di politica energetica rispetto al governo precedente è abbastanza evidente. E dichiarato. Altrettanto palese è la preoccupazione dei sostenitori di pale eoliche e pannelli fotovoltaici, secondo cui i fondi destinati alle rinnovabili potrebbero presto essere dirottati sul nucleare, in controtendenza rispetto ad altri paesi europei. A spaventare i protagonisti dell’economia verde italiana, più che le mozioni di Dell’Utri e colleghi, sono le ultime direttive emanate da Scajola. Norme che, se approvate dalle Regioni, potrebbero costituire un freno allo sviluppo delle rinnovabili, proprio adesso che le cose stavano cominciando ad andare bene.

Il vento della burocrazia. Negli ultimi anni il mercato italiano delle energie alternative ha vissuto una fase di grande prosperità. A dimostrarlo è l’ultimo rapporto del Gse (Gestore servizi elettrici), in cui si legge che nel 2008 le rinnovabili in Italia sono cresciute del 21 per cento rispetto all’anno precedente. La parte del leone l’ha fatta l’energia eolica, la cui potenza installata, a dicembre, aveva superato ai 3.500 Mw, con un aumento annuale del 30 per cento. Numeri che hanno permesso all’Italia di confermarsi al terzo posto nella classifica europea del vento, seppur con un notevole distacco rispetto a Germania e Spagna. Ma la medaglia di bronzo è già a rischio: nell’anno appena trascorso la crescita italiana è stata inferiore rispetto a quella delle principali concorrenti. Colpa dell’eccessiva burocrazia che rallenta il rilascio dei permessi, dicono le aziende del settore.
I tempi potrebbero ulteriormente allungarsi se le Regioni approveranno le proposte di Scajola, che in accordo con il ministero per l’Ambiente e quello per i Beni culturali, ha emanato una bozza in cui sono raccolte le linee guida per la realizzazione di impianti di elettricità da fonti rinnovabili. Il
provvedimento era stato richiesto dall’Unione europea per unificare e velocizzare l’iter burocratico, ma secondo diversi industriali del settore le nuove norme potrebbero affossare lo sviluppo dell’energia verde in Italia. A rischiare maggiormente sono gli impianti eolici e solari, le principali forme di energia rinnovabile se si esclude l’energia idroelettrica, il cui sviluppo è ormai fermo agli anni ‘60, e la geotermia, la cui variabile “a bassa entalpia” sta iniziando adesso a muovere i
primi passi. Per installare impianti eolici ai 60 kW il provvedimento richiede studi tecnici, finanziari, sanitari, faunistici, paesaggistici, climatici e geologici. È prevista anche un’analisi dell’evoluzione storica del territorio, tanto per citare uno dei dodici studi a carico delle imprese. Per dirla con le parole di Simone Togni, segretario generale dell’Anev (l’associazione che raccoglie i principali produttori di energia eolica), la bozza di Scajola prevede “norme più rigide di quelle richieste per le fonti non rinnovabili, tanto da sembrare in contraddizione con il documento da cui dovrebbe discendere”. In più ci sono le zone off limits, quelle in cui non è possibile installare pale eoliche. Tra queste, Scajola ha inserito anche le aree agricole in cui si coltivano prodotti biologici, Doc e tradizionali. Un’attenzione, quella riservata all’agricoltura, lamentata già da tempo dall’associazione dei coltivatori Coldiretti, capofila di una protesta antieolico che ha coinvolto anche alcune associazioni ambientaliste guidate da Italia Nostra. Nella grande partita delle rinnovabili non c’è più insomma solo la lotta tra lobby nuclearista e lobby delle rinnovabili. L’elemento di novità è rappresentato dalle associazioni ambientaliste, unite nel condannare l’atomo, ma divise quando si tratta di decidere se è meglio un campo agricolo o un parco eolico...

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