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L'espresso

La via della tequila ... Chi dice Messico dice tequila. E così dagli anni ‘70, col boom di questa robusta acquavite all’inconfondibile gusto di cactus: grazie soprattutto a cocktail di successo come Margarita e Tequila Boom Boom, ma anche evergreen pop-rock del calibro di Tequila Sunrise (Eagles). Da allora il turismo alcolico verso lo stato di Jalisco (500 chilometri a nord-ovest di Città del Messico) dove abbondano le distillerie, è cresciuto a dismisura: quasi come la produzione dell’acquavite, più che raddoppiata nell’ultimo decennio. Al punto da far nascere di recente intorno alla città di Guadalajara un percorso guidato per illustrare i processi che portano al tequila (laggiù, rigorosamente maschile): dal taglio delle piante di agave fino alla fermentazione, la distillazione e l’eventuale invecchiamento (fino a sei anni) in barili di quercia, quello che si può fregiare della classificazione “Extra añejo”. La neonata Ruta del tequila si snoda tra fiumi, vulcani, montagne e siti archeologici, toccando le città coloniali di Tequila, Amatitán, Magdalena, El Arenal, Teuchitlán e storiche distillerie come Sauza o José Cuervo. A seconda dei pacchetti, si può percorrere in jeep, in mountain bike, a cavallo o sul treno Tequila Express, nell’arco di un giorno o un weekend. Facendo tappe per corride o fiestas con musica mariachi, tacos o birria (agnello e maiale in brodo di pollo speziato) in ristoranti folcloristici come l’Hacienda del Carmen a Teuchitlán e dormendo in una suggestiva finca quale Casa Dulce Maria a Tequila. (www.rutadeltequila.org.mx)

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