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L'espresso

Il cibo buono è quello locale ... In un recente dialogo con Jeremy Rifkin ci siamo a lungo interrogati sui parallelismi che ci sono tra la necessità di una nuova politica energetica e una nuova politica alimentare. Il dovere di ridurre il consumo di carne sul pianeta, su cui concordavamo, è essenziale tanto per motivi dietologici quanto dal punto di vista delle emissioni di CO2. La nostra specie è onnivora, ma siamo prima di tutto raccoglitori e poi cacciatori: la carne serve a integrare una dieta ideale che si basa soprattutto sui vegetali. È questo che ci dice la piramide nutrizionale adottata dall’US Departement of Agricolture, ma è questo che facevano già i raccoglitori-cacciatori, ciò che hanno fatto i popoli del Mediterraneo a cui si deve la dieta omonima e che guida anche le diete tradizionali in Africa e in Asia. Insomma, se si guarda al buon senso, alla storia e alla tradizione, tutti i popoli del mondo hanno affinato nei secoli dei modelli alimentari che sono più sostenibili di quelli oggi vigenti nelle parti più ricche del mondo. Ne concludiamo che noi siamo peggio dei nostri avi, ma anche che in realtà è difficile trovare un modello unico di dieta, valida per tutti. Quando lo scorso febbraio sono andato a tenere una conferenza per i vertici decisionali del Center for Disease Control (equivalente al nostro Istituto superiore di sanità) ad Atlanta, i decision maker Usa mi hanno confessato che il loro lavoro per orientare la dieta degli americani, basato proprio sulla piramide alimentare, è stato un fallimento totale: l’America è alle prese con una diffusione quasi epidemica di obesità e diabete. La piramide alimentare dunque è servita a poco, come servirebbe a poco consigliare o imporre a tutti una “dieta mediterranea”. In principio sono entrambe valide, ma senza un aggancio con il territorio, con la tradizione dei popoli e dei loro modi di coltivare la terra o di rapportarsi al sistema agro-alimentare, ogni tabella sarà destinata a fallire sul piano pratico. Buona alimentazione, salute e tutela dell’ambiente sono intrinsecamente legati e vanno senz’altro di pari passo, non ci vuole la scienza per dimostrarlo, ma se si slega il cibo ai luoghi e a quella forma evolutiva che risponde al principio di adattamento locale delle popolazioni, sarà difficile - se non controproducente - realizzare modelli virtuosi fatti cadere dall’alto e fuori contesto. Tutte le diete tradizionali sono in fin dei conti sempre la soluzione migliore per la salute e l’ecologia del pianeta, sanno gestire la complessità dell’esistente perché di quella complessità sono la risultante: prima è meglio creare le condizioni perché possano sopravvivere dove sono nate o ricreare le condizioni perché ci si possa nutrire principalmente con cibo locale dove l’agro-industria ha fatto tabula rasa. Dopo potremo iniziare a parlare di diete e vedrete che il dibattito verterà soprattutto su quali sono più buone e non su quali sono più salutari o sostenibili.

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