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“L’OFFERTA ENOGASTRONOMICA DI UNA PROVINCIA È UN INDICATORE DELLA GIOIA DI VIVERE”. FABIO TAITI, PRESIDENTE DEL CENSIS SERVIZI, COMMENTA A WINENEWS.TV LA CLASSIFICA SULLA QUALITA’ DELLA VITA NELLE CITTA’ ITALIANE PUBBLICATA DA “IL SOLE 24ORE”

“L’offerta enogastronomica è un indicatore della gioia di vivere”. Fabio Taiti, presidente del Censis Servizi, commenta così a www.winenews.tv la classifica sulla qualità della vita nelle città italiane pubblicata recentemente da “Il Sole 24Ore”.
“Il dato sorprendente - dice Taiti - è che a fondo classifica ci sono province del Nord e del Sud, più e meno sviluppate, che hanno anche indicatori di performance economiche rilevanti, e che però in termini enogastronomici sono nella parte bassa della graduatoria. Io le chiamo province “tristi”, perché il gusto della tavola e del vino sono anche indicatori del rapporto tra sviluppo economico e qualità della vita”.
Un dato questo, che secondo il presidente del Censis Servizi, è più influenzato negli ultimi tempi dalla gastronomia che dal vino, “visto che quest’ultimo si è un po’ assestato, perché per ottenere risultati ci vogliono anni. Ciò spiega perché, nella parte alta della classifica, ci sono le province che hanno lavorato di più in passato, e che sono quelle di Piemonte, Toscana, Veneto e Friuli Venezia Giulia, che sono quelle che poi fanno il mercato del vino italiano”
. Quali sono le province dove si mangia e si beve meglio?
“Nell’ordine, - ricorda Taiti -, sono Cuneo, Siena, Bolzano, Verona, Firenze, Brescia, Roma, Gorizia, Udine e Milano”.
Ma la qualità del cibo e del vino è “democratica”, e cioè accessibile a tutti, o ci sono distinzioni di “classe”?
“Bisogna distinguere i mercati delle aree metropolitane dagli altri, fatti dai consumatori delle grandi città che vanno al ristorante e in enoteca e si portano a casa le bottiglie, e c’è chi se lo può permettere e chi no. In questo senso qualcosa di classista c’è - dice Taiti -. Ma non si tiene conto dell’attrazione di tipo turistico, perché nelle classifiche conta anche questo effetto dell’offerta enogastronomica sui turisti stranieri e sulle altre regioni che fanno richiesta di vino. In sostanza, non conta tanto quante volte può andare al ristorante chi abita in una determinata provincia, - conclude il professore - ma la sua attrattività turistica”.

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