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La Cina torna a sorridere al mondo del vino e, dopo un 2014 difficile, chiude il 2015 con il più alto tasso di crescita delle importazioni di imbottigliato dal 2011: +37% in volumi ed in valori, a quota 395 milioni di litri e 1,9 miliardi di dollari

La Cina torna a sorridere al mondo del vino e, dopo un 2014 difficile, chiude il 2015 con il più alto tasso di crescita delle importazioni di imbottigliato dal 2011: sulla scia dei primi 9 mesi dell’anno, anche gli ultimi 3 seguono il rimbalzo positivo, che portano l’import a quota 395 milioni di litri, il 37% in più sul 2014. Tasso di crescita identico in termini di valori, a quota 1,9 miliardi di dollari, il che significa che il prezzo medio è rimasto praticamente lo stesso del 2014, come raccontano gli ultimi dati di “Decanter China” (www.decanterchina.com). Nonostante il rallentamento generale della crescita economica, così, il Dragone sembra aver ritrovato lo slancio di qualche anno fa, ed aver definitivamente superato le misure di austerity imposte dal Governo di Pechino a fine 2012.
L’Italia mette a segno un ottimo +23,56% in volume, a quota 22, 59 milioni di litri, per un valore di 82 milioni di dollari, appena l’1,44% in più del 2014, ed un prezzo medio di 3,63 dollari, il 17,90% in meno del 2014. Il partner principale rimane, saldamente, la Francia, che rappresenta il 42% di tutte le importazioni enoiche della Cina ed il 46% in valore, che nel 2015 ha spedito a Pechino 166 milioni di litri di vino imbottigliato, il 33% in più del 2014, per un valore di 863 milioni di dollari (+41%). Importanti, sul fronte australiano, gli effetti del ChAFTA, il trattato di libero scambio tra Cina ed Australia firmato a maggio 2015, che ha portato ad una crescita enorme dell’imbottigliato australiano sul mercato cinese: +57% in volume e +78% in valore, con un prezzo medio aumentato del 14%, a quota 7,76 dollari al litro, il più alto tra i principali partner enoici della Cina, che nei prossimi 12 mesi dovrebbe superare il Regno Unito, e diventare il secondo mercato di riferimento per i vini australiani, con la prospettiva, nel 2019, di un’abolizione totale dei dazi sul vino.
Crescono anche i vini spagnoli, ma solo in quantità, con un roboante +55%, cui fa da contraltare un calo del prezzo medio del 25%, a 2,06 dollari al litro. Anche il Cile approfitta dei rapporti commerciali vantaggiosi nati nel 2005 con il Free Trade Agreement (Fta), grazie al quale la crescita annua delle esportazioni enoiche cilene verso Pechino tocca il +43% in volume ed 37% in valore. Gli unici a lasciare qualcosa sono gli Stati Uniti, che arretrano sia in volume (-22%) che in valore (-21%), mentre le importazioni di vino sfuso, nel complesso, crescono in volume (+78%) molto più di quanto non facciano in valore (+42%), con un prezzo medio che scende del 21%, poco più degli sparkling, che lasciano sul terreno, in termini di prezzo medio, il 19%, in una logica di riallineamento generale dei prezzi verso il basso, prima conseguenza del rallentamento della crescita del Dragone.

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