La collina di Tignanello, luogo simbolo del “Rinascimento” del vino italiano, è stata ricomposta nella sua unità originale, tutta sotto la proprietà della famiglia Antinori che, come anticipato nei giorni scorsi, ha voluto così celebrare i 50 anni di uno dei vini più rappresentativi della Marchesi Antinori, nome leader del mondo del made in Italy enoico. Dopo oltre trent’anni di tentativi, dunque, spiega una nota, sono tornati in famiglia i 4 ettari mancanti al completamento di una delle colline più riconosciute del panorama vitivinicolo.
“Il ritorno in famiglia di questi 4 ettari di terreno della collina di Tignanello mi rende particolarmente orgoglioso”, commenta il marchese Piero Antinori, presidente onorario dell’azienda di famiglia. “Tignanello, per mille ragioni, è un vino che mi sta particolarmente a cuore, avendo contribuito in prima persona alla sua nascita con la prima annata nel 1971. Un’idea maturata grazie a studi e ricerche, molte delle quali avvenute partendo proprio da quel vigneto, situato in un’area del territorio del Chianti Classico particolarmente vocata alla produzione di vini dalla grande qualità. Un momento storico stimolante, che ha contribuito a rivoluzionare l’allora panorama vitivinicolo nazionale”.
Nato come un vino non convenzionale, precursore del suo tempo, Tignanello ha rappresentato un punto di svolta contribuendo a quello straordinario movimento oggi conosciuto come “Rinascimento” del vino italiano, iniziato alla fine degli anni 60 del 1900. I 4 ettari di vigna saranno reimpiantati nel 2021 a Sangiovese, utilizzando il materiale già presente nell’attuale vigneto.
“Poter contare su altri 4 ettari di un vigneto dalle caratteristiche così straordinarie è motivo di grande soddisfazione - afferma Renzo Cotarella, ceo ed enologo della Marchesi Antinori - si tratta infatti di un terreno molto ben drenato, ricco di sassi quali Alberese e Galestro, in grado di donare al vino grande identità territoriale e personalità. Qui il Sangiovese riesce a esprimere al meglio tutto il suo carattere. Una varietà “nervosa” che va saputa comprendere e interpretare ma, se gestita in maniera corretta, ha la capacità di sorprendere per la sua straordinaria qualità. È il Sangiovese di Tignanello; vibrante, elegante, deciso senza essere mai troppo invasivo”.
Nato da un’idea di Niccolò e Piero Antinori, germogliata all’epoca dei profondi cambiamenti nel settore agricolo negli anni Sessanta e concretizzatasi con il contributo dell’allora enologo Giacomo Tachis, Tignanello è il risultato di alcune felici intuizioni maturate dopo attente ricerche in vigna e viaggi nelle principali terre vitivinicole del mondo. A ricerche ultimate, apparve loro chiaro il grande potenziale che seppero riconoscere in uno specifico vigneto: “76.682 viti di antica vigna chiantigiana, detta Tignanello”. Recitava così il testo di Luigi Veronelli sull’etichetta della prima storica annata, disegnata nel 1974 da Silvio Coppola, celebre grafico e designer del suo tempo.
Tignanello che oggi è una delle etichette italiane più famose e ambite dai collezionisti di tutto il mondo, tra i primi 100 marchi secondo l’indice dei fine wine Liv-Ex e tra i 15 vini più ricercati secondo Wine-Searcher. E, a suo modo, una pietra miliare italiana. Prodotto in blend con Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, è stato il primo Sangiovese ad essere affinato in barriques, il primo vino rosso moderno assemblato con varietà non tradizionali del territorio (quali il Cabernet), e tra i primi vini rossi nel Chianti Classico a non usare uve bianche.
“Tignanello, sia il vino che l’omonima tenuta da cui proviene, sono un vino e un luogo a cui tutta la nostra famiglia è particolarmente legata - commenta Albiera Antinori, presidente della Marchesi Antinori - il nostro impegno per il futuro sarà quello di mantenere inalterato, e possibilmente migliorare, il carattere e l’anima del vino che gli vengono donati proprio da questo terreno straordinario situato sulle colline del Chianti Classico”.
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