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“La Commissione Ue ha intenzione di ritirare l’atto sulla liberalizzazione dell’uso dei nomi dei vitigni”. Lo ha ribadito a Firenze l’eurodeputato Paolo De Castro. Che però ammonisce: “gli atti si ritirano e si ripresentano, mai abbassare la guardia”

“La commissione Ue ha intenzione di ritirare l’atto sulla liberalizzazione dell’uso dei nomi dei vitigni, nella revisione del regolamento europeo sulle denominazioni di origine e le indicazioni geografiche protette”. Lo ha ribadito l’europarlamentare europeo Paolo De Castro (Pd), che fa parte della Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo, in un convegno sul tema organizzato in Consiglio Regionale della Toscana a Firenze. L’atto era fortemente temuto dai viticoltori italiani perché avrebbe permesso, in tutti i paesi dell’Unione, di produrre vini e usare il nome dei vitigni non legati a un territorio specifico, come il Lambrusco, il Vermentino, o il Sangiovese. La notizia del ritiro dell’atto, ha spiegato De Castro, è stata annunciata questa settimana dal vice direttore generale della Direzione Agricoltura della Commissione Joost Korte, in un suo intervento in commissione agricoltura.

“Gli atti si ritirano ma si possono ripresentare - ha detto ancora De Castro - per cui non possiamo abbassare mai la guardia, però i produttori possono tirare un respiro di sollievo”. Con il ritiro, ha sottolineato, vini come il Lambrusco, il Vermentino, la Vernaccia, il Barbera, il Primitivo o il Sangiovese, “possono essere legittimamente coltivati in ogni Paese europeo, ma nessun Paese Ue può dare il nome di questi vitigni al vino prodotto. Questo grazie a un regolamento sul vino del 2007. Questa è una garanzia importante che vorremmo continuare ad avere”, ha concluso.

Insomma, una battaglia che pare vinta per il vino italiano ma sulla quale, ha ricordato a WineNews nei giorni scorsi il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, “dopo le parole confortanti vogliamo vedere i fatti concreti”.

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