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APPUNTAMENTO

La crisi climatica, il futuro delle denominazioni e il bio: ecco la Slow Wine Fair 2023

A Bologna, dal 26 al 28 febbraio 2023, torna la fiera firmata Sana e Slow Wine. Gariglio: “i produttori facciano squadra contro il Climate Change”

Il vino e la crisi climatica, le denominazioni ed il loro ruolo nella viticoltura di oggi, la viticoltura biologica ed i suoi benefici: è intorno a questi tre grandi tematiche, che animeranno altrettante conferenze online, nelle settimane che precedono la fiera, che ruoterà la Slow Wine Fair 2023, la fiera del vino buono, pulito e giusto, organizzata da BolognaFiere e Sana (Salone Internazionale del Biologico e del Naturale), con la direzione artistica di Slow Food (ed una commissione di assaggio che selezionerà le cantine), di scena dal 26 al 28 febbraio 2023 (qui i biglietti di ingresso e le prenotazioni alle masterclass), e che punta forte sui vini frutto di un’agricoltura sostenibile, che hanno come parole d’ordine la biodiversità, la tutela del paesaggio agricolo, l’uso ponderato delle sue risorse, la crescita culturale e sociale delle comunità contadine, oltre a una sempre maggiore consapevolezza dei consumatori. Ancora in costruzione il programma delle masterclass, con le prime due già ben definite: la prima è un viaggio nell’annata 2010, ideale e già passata alla storia, attraverso i vini di tre fra le denominazioni più prestigiose e iconiche in Italia: Barolo, Amarone della Valpolicella e Brunello di Montalcino; la seconda guarda, invece, al Caucaso, ossia la culla della viticoltura, attraverso una degustazione di vini più significativi di Georgia, Azerbaijan e Turchia, che raccontano il percorso della Slow Wine Coalition.

Un anno fa furono 542 le cantine presenti, provenienti da 20 Paesi e da tutte le Regioni d’Italia, per un totale di 2.300 etichette, che attrassero 6.000 appassionati, buyer e professionisti, ma al di là dei numeri, l’edizione 2023 si riconnetterà naturalmente ai contenuti emersi dalla Slow Wine Fair 2022, capace di mettere in luce quanto sia importante per i produttori avere spazi per confrontarsi e promuovere un vino buono, pulito e giusto, tutti insieme, anche e soprattutto, in ottica futura, per rispondere adeguatamente alle sfide del Climate Change, di cui la vendemmia 2022, una delle più siccitose di sempre, non è stato che l’antipasto.

“La crisi climatica è ancora alle porte, per cui bisogna prepararsi alle sfide del futuro. I viticoltori hanno dato risposte diverse, cercando ognuno una propria soluzione, ma riuscendo quasi sempre, seppure con grandi cali produttivi, a portare a casa il raccolto. La sfida del futuro, al centro della Slow Wine Fair 2023, è portare i produttori a fare gruppo, confrontandosi tra loro, ma anche con gli agronomi che lavorano sul campo e con le Istituzioni per portare avanti la ricerca scientifica, che in Italia è piuttosto carente”, dice, a WineNews, Giancarlo Gariglio, coordinatore della Slow Wine Coalition e curatore della guida Slow Wine. “La Slow Wine Fair - aggiunge Gariglio - è prima di tutto l’appuntamento internazionale della Slow Wine Coalition, la rete creata tra produttori, consumatori e trade un anno fa. Al suo interno svilupperemo tre tematiche fondamentali: la crisi climatica, le denominazioni, che in Italia come in Europa attraversano un momento di ristrutturazione, perché ci sono delle crepe da mettere in luce per tornare a far risaltare le denominazioni stesse, e infine la tematica del biologico, che per noi è fondamentale, visto che un anno fa il 70% delle cantine partecipanti era certificato bio, parlando delle sfide future e della prospettive che lo attendono. La sostenibilità ambientale, tanto cara a Slow Food, va integrata con un virtuoso sistema economico che possa sostenere questo sforzo. E in questa direzione va la Fair, creando le giuste occasioni di promozione per questi vini di grande qualità, prodotti perlopiù con metodi biologici o biodinamici”, conclude il coordinatore della Slow Wine Coalition.

In questo senso, la viticoltura è uno strumento per incidere sulla crisi climatica, con cui la politiva dovrebbe confrontarsi. “Per frenare il calo di produzione di queste ultime annate legato alla siccità e all’irregolarità delle stagioni bisogna contrastare significativamente la crisi climatica e cambiare l’attuale modello agricolo da intensivo in agro-ecologico, ascoltando la natura”, sottolinea Federico Varazi, vicepresidente Slow Food Italia. “Il modello intensivo minaccia l’ambiente, impoverisce i produttori generando la rincorsa sui prezzi, favorisce il caporalato e il lavoro nero. Per questo è importante essere a Bologna per la seconda edizione della Slow Wine Fair, insieme a centinaia di produttori provenienti da tutte le Regioni d’Italia e da tutto il mondo, per confrontarsi sul futuro del vino e per incidere nel futuro della viticoltura, oggi ancora troppo legata all’uso della chimica di sintesi che ha stravolto la biodiversità dei terreni e il paesaggio rurale in cambio del profitto e della produttività”.

Quello del vino biologico, comunque, resta un settore in espansione, specie in Italia, dove, come ricorda Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio, “è cresciuta in maniera significativa e incide per il 19% sulla superficie complessiva di vigneto, la percentuale più alta nel mondo, che supera la quota complessiva di superficie bio nazionale del 17,4%. Secondo uno studio effettuato da Nomisma, Osservatorio Sana e Wine Monitor le prospettive di sviluppo del vino bio made in Italy sono molto interessanti. In questo momento di criticità ritengo importante sottolineare anche l’aspetto sociale e ambientale legato allo sviluppo del vino bio. Sul piano sociale si determina una concreta opportunità di crescita per le piccole e medie aziende viticole italiane orientate al territorio e alla produzione bio. A livello ambientale, la gestione del suolo del vigneto bio contribuisce a contrastare il cambiamento climatico. Inoltre, dati scientifici attestano che con una cura sostenibile del suolo e del microbiota migliora notevolmente la qualità del vino. Lo sviluppo della viticoltura bio fornisce un contributo fondamentale all’affermazione di una sostenibilità economica, sociale e ambientale di cui ritengo ci sia davvero bisogno per il futuro”.

È la ricchezza di contenuti e temi, oltre alla specificità del focus, che rende il progetto Slow Wine Fair “diverso dalle altre manifestazioni del vino”, come spiega, sempre a WineNews, Domenico Lunghi, direttore per le manifestazioni dirette BolognaFiere: “la Slow Wine Fair Nasce dalla comunione di intenti con Slow Food, con cui condividiamo la stessa filosofia, che da 35 anni ispira il Sana, che rappresenta l’agroalimentare biologico dell’Italia e del Sud Europa. Slow Food è senza dubbio il punto di riferimento quando si parla del tema della sostenibilità, a 360 gradi. Queste affinità elettive ci hanno permesso di far incontrare la voglia di Slow Wine di dare una progettualità diversa alla guida e la volontà di Sana di dare spazio non solo al food, ma anche al vino, creando un momento nuovo, all’inizio della primavera, insieme anche a FederBio. Nel 2022 la Slow Wine Fair andò in scena due settimane prima di Vinitaly, ed entrambe le manifestazioni raccolsero un grande successo, segno che non si fanno concorrenza, ma si completano”, conclude Lunghi.

“Tra le conferme in calendario, le masterclass, le conferenze, gli appuntamenti in Arena e ovviamente le degustazioni del banco di assaggio, la fiera ha una forte connotazione business to business, e si rivolge principalmente a un pubblico professionale Horeca e della Gdo, mentre all’apertura al pubblico di appassionati è dedicata la domenica pomeriggio. Anche nell’allestimento il visitatore potrà sviluppare un percorso omogeneo grazie a un layout fatto di spazi uguali per tutti gli espositori, organizzati in isole territoriali sia per le cantine italiane che per le straniere. Numerose, poi, le novità che Slow Wine Fair 2023 ha in serbo per il proprio pubblico. La prima consiste nell’allargamento della platea degli operatori coinvolti, che comprenderanno anche i produttori di soluzioni tecnologiche innovative, impianti, attrezzature e servizi connessi alla filiera del vino, i veri partner della sostenibilità. La seconda new entry riguarda, invece, l’universo delle bevande spiritose, dei distillati, degli amari, dei liquori e molto altro”, aggiunge Luisa Bersanetti, exhibition manager Slow Wine Fair, BolognaFiere Spa.

 

Focus - La Slow Wine Fair 2023: gli eventi in programma
Tra le conferme in calendario, le masterclass, le conferenze, gli appuntamenti in Arena, e ovviamente le degustazioni del banco di assaggio. Ecco le prime anticipazioni del programma della Slow Wine Fair.

Le masterclass
Si riconfermano le masterclass, degustazioni guidate rivolte agli appassionati o ai professionisti del settore e dedicate a esplorare il panorama vinicolo italiano e internazionale e l’affascinante mondo degli amari. La prima delle due masterclass già prenotabili online riguarda prestigiose etichette di un’annata che, grazie a un meteo e a un clima ideale, rasenta la perfezione e in cui sono stati creati autentici gioielli che fanno gola ai collezionisti enoici di tutto il mondo. Nonostante non sia una vendemmia così lontana nel tempo, già oggi, anche a causa dell’enorme successo avuto sul mercato d’oltreoceano, è diventato assai complicato riuscire a reperire bottiglie di questi vini. In questa masterclass la Banca del Vino di Pollenzo apre il suo scrigno per intraprendere un bellissimo viaggio nel 2010 attraverso tre fra le denominazioni più prestigiose e iconiche in Italia: Barolo, Amarone della Valpolicella e Brunello di Montalcino.
La seconda masterclass guarda invece al Caucaso, ossia la culla della viticoltura, attraverso una degustazione di alcuni tra i vini più significativi che raccontano il percorso della Slow Wine Coalition, la rete internazionale che conta oggi oltre 1000 adesioni da parte di produttori e appassionati che si riconoscono in una filosofia comune, ed è diffusa in 37 Paesi del mondo. Il focus sul Caucaso farà conoscere e apprezzare magnifici vini georgiani, azeri e turchi.
Altre masterclass - in via di definizione - prevedono una strepitosa selezione di etichette dal portfolio di Tannico la più grande enoteca online specializzata nella vendita di vini italiani ed esteri, distillati, birre artigianali e champagne e numerose proposte per esplorare il vasto e per molti aspetti ancora poco noto mondo degli amari.

Le conferenze
Organizzate online nelle settimane precedenti la Slow Wine Fair, le conferenze mettono a fuoco i tre principali temi al centro del dibattito della manifestazione consentendo a esperti e appassionati in ogni angolo del mondo di collegarsi e partecipare usufruendo del servizio di interpretariato.
Il vino e la crisi climatica - 8 febbraio 2022, ore 18

Il 2022 sarà da molti ricordato come l’anno più caldo e siccitoso mai vissuto fino a ora. E gli effetti del riscaldamento globale sono evidenti, e catastrofici, soprattutto a chi lavora in campagna. Nel 2022, dall’osservatorio privilegiato della guida Slow Wine, con i suoi 300 collaboratori in tutta Italia, abbiamo riscontrato numerosi problemi. I vignaioli, di fronte a un’emergenza così grande, hanno risposto tentando di interpretare i bisogni delle piante e traendone preziose lezioni per il futuro, ragionando in piccolo e in modo ecosistemico. Hanno percepito da vicino il messaggio che arriva dalla natura. Ora dobbiamo dedicarci al confronto, allo studio, alla ricerca scientifica e a mettere a sistema le esperienze positive e negative di ognuno di loro.
Come si affronta il cambiamento climatico a partire dalla cura del suolo? Quali segnali possono cogliere i viticoltori dalle viti? Quali sono i passaggi utili e fondamentali in vigna, in cantina e fino alla distribuzione per ridurre il proprio impatto sul clima? Lo abbiamo chiesto ad Adriano Zago, una laurea in Agraria all’Università di Padova e una specializzazione in Viticoltura ed enologia a Montpellier, da una ventina d’anni lavora come consulente agronomico ed enologico. Alla Slow Wine Fair, interverrà insieme all’agronoma Martina Broggio e a Franco Meggio, docente all’Università di Padova, per affrontare il tema della crisi climatica in vigna. “Parleremo di tre ambiti: la pianta, il suolo e l’uomo. Cercheremo di spiegare che cosa sta succedendo, con la crisi climatica, nel suolo e nella pianta e di come l’uomo sta reagendo, inteso come organizzazione aziendale”. Una cosa è certa, aggiunge Zago: “La crisi climatica sta portando all’attenzione il tema della fertilità del suolo. In altre parole, per reagire meglio a qualsiasi cambiamento climatico i suoli devono avere una fertilità molto sviluppata in termini di ciclo di sostanza organica”. Siccità e fenomeni atmosferici estremi sono più frequenti di un tempo e, per non perdere il raccolto, occorrono suoli con specifiche caratteristiche: “In caso di grandi siccità abbiamo bisogno di suoli che sappiamo trattenere l’acqua e che permettano alle radici di andare molto in profondità - continua Zago -, mentre in caso di eccessive piogge abbiamo bisogno di suoli che sappiamo drenare”. Le soluzioni esistono, sia per quanto riguarda la cura della fertilità del suolo stesso sia per i sistemi di landscaping della vigna: “Ad esempio si possono organizzare filari più corti, per permettere agli eccessi di acqua di defluire più facilmente”. Suolo, pianta e uomo: un’azienda vitivinicola deve investire su tutti e tre questi aspetti. “Secondo me, la crisi climatica ci dice che la fertilità, il buon funzionamento della pianta e l’organizzazione aziendale sono tre argomenti fondamentali: non basta più fare un vino buono e preoccuparsi di portare a casa un’uva sana, obiettivi divenuti troppo deboli in un tempo storico molto diverso dal passato. Quando parlo di organizzazione aziendale, ad esempio, intendo dire che è opportuno essere in grado di prendere decisioni in tempi più brevi: per farlo, bisogna conoscere ancora meglio la propria azienda”. Ecco allora che serve investire sugli elementi che compongono i gruppi di lavoro, formandoli e promuovendone anche l’integrazione all’interno della realtà imprenditoriale stessa.
Le denominazioni, bene comune? - 15 febbraio 2022, h 18

In Italia nel 2022 si contavano 341 Doc e 78 Docg: 419 denominazioni in tutto, con il Piemonte a fare da capofila dal punto di vista numerico. Ma, al di là del dato numerico, quali sono gli elementi positivi delle denominazioni in Italia e nel contesto europeo? E quali gli elementi che necessiterebbero una rilettura? Infine, quali fenomeni dovrebbero farci riflettere con attenzione? Sul valore delle denominazioni di origine in termini assoluti non abbiamo dubbi. Lì dentro, infatti, c’è un’idea di difesa e di valorizzazione dei territori del vino che ha radici antiche e una ragion d’essere giustificata perlomeno dallo sviluppo tentacolare delle industrie del comparto agroalimentare, che tendono ad appiattire tutto, ad annacquare il valore (anche culturale) dei prodotti ed a erodere il margine economico di chi fa agricoltura e trasformazione diretta. D’altra parte l’elenco delle denominazioni restituisce una visione d'insieme sin troppo frammentaria e incoerente dal punto di vista delle scelte strategiche e politiche adottate nel tempo; certe denominazioni appaiono marginali se non addirittura inconsistenti; e infine si registra la mancanza di una visione unitaria a livello nazionale, e anche di regione in regione. In un panorama immenso e ricco di sfumature e di criticità - che merita un approfondimento specifico - sta inoltre emergendo in modo sempre più evidente una tendenza che impone una riflessione. Negli ultimi tempi è infatti balzato agli occhi un tema che agita il mondo degli appassionati e dei professionisti del vino sotto diversi punti di vista: si stanno moltiplicando i casi di vignaiole o vignaioli che escono da una Doc o da una Docg, mentre d'altra parte le commissioni di assaggio dei consorzi bocciano vini che nelle denominazioni dovrebbero rientrare a pieno titolo, e che spesso sono addirittura premiati nelle guide del settore. Una conferenza dedicata a esplorare i motivi della crescente sfiducia in questo sistema, ma anche a riflettere su come rivederlo e adeguarlo alla situazione presente.
Bio è vita - 22 febbraio 2022, ore 18

Benché stiamo attraversando una fase di grandi ed epocali cambiamenti, il bio ha confermato la tendenza di crescita in tutto il 2022. Nell'export si è arrivati sino a un +11%, con alcuni settori, come il vino, arrivati sino al 19%. Non è difficile intuire il perché di questo successo. I prodotti bio sono percepiti come portatori di qualità, ne viene meglio compresa la provenienza territoriale e ne è premiato il metodo di produzione, sicuramente più sano rispetto all'agricoltura convenzionale. Sempre più presenti nel settore HoReCa e nei negozi di settore, le etichette bio scontano ancora alcune difficoltà a livello di consumi familiari, una difficoltà dovuta al loro prezzo più alto che, in questa fase economica delicata - per i consumatori e per i produttori - può costituire un problema. A volte, però, il bio rischia di essere percepito solo come una moda, mentre è necessario fare un passo ulteriore e rendere il pubblico sempre più consapevole dei benefici che questa pratica agricola porta alla fertilità del suolo - grazie all'utilizzo di sola sostanza organica -, alle piante, a un uso più consapevole e parsimonioso delle risorse - in primis le risorse idriche - e anche come forma di contrasto e prevenzione dei cambiamenti climatici. Grazie alla preziosa partnership con la Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica (Federbio) proponiamo un convegno di riflessione sul bio che, a partire dall'analisi della situazione attuale disegni anche gli scenari futuri di questo settore.

Focus - Un anno di Slow Wine Coalition
La rete internazionale che riunisce vignaioli e vigneron, professionisti e appassionati del mondo del vino spegne la sua prima candelina. Guidati dal Manifesto per il vino buono, pulito e giusto, che nasce dall’esperienza maturata da Slow Food in tutti questi anni, i protagonisti della rete hanno consolidato alleanze, accolto nuovi partecipanti e scritto importanti progetti per il futuro.
Guardando ai numeri, dopo questo primo anno il Manifesto conta già oltre 1100 firmatari da 37 Paesi, che hanno contribuito all’organizzazione di più di 80 eventi sul territorio italiano e di quattro a livello internazionale. Dopo il successo di Slow Wine Fair 2022, ora la Coalition si prepara alla seconda edizione, per discutere insieme le principali sfide del mondo del vino legate al cambiamento climatico, alla tutela del paesaggio e a quella dei lavoratori del mondo della viticoltura.
Negli ultimi mesi, inoltre, è stata creata la prima comunità parte della rete in Turchia, con l’obiettivo di tutelare e mappare vitigni autoctoni e vigne antiche sul territorio. In America Latina, invece, si celebra il primo Slow Wine Latam Day il 24 novembre, per promuovere e incoraggiare la produzione di vino buono, pulito e giusto nel continente sudamericano. Inoltre, la guida Slow Wine è stata presentata per la prima volta in cinese e in macedone.


Focus - Dal 1982 al 2003. Slow Food e il vino: un amore lungo oltre 40 anni

Gli anni Ottanta e Novanta

1982, Carlo Petrini e un gruppo di amici fondarono la Libera e Benemerita Associazione degli Amici del Barolo. Prima di Arcigola e molto prima di Slow Food, le nostre radici affondano tra le vigne. L’associazione produce per l’occasione un proprio catalogo di vini, che unisce le schede tecniche alla narrazione, anticipando in piccolo l’intuizione della guida Vini d’Italia.

17 marzo 1986, scoppia lo scandalo del metanolo, il punto più basso raggiunto dal settore enologico in Italia. Ventitré morti e un duro colpo inferto alla credibilità del nostro vino che pareva letale. Al tempo stesso, quel momento rappresenta in Italia l’inizio del risveglio per tutto il settore. Al tempo stesso, quel momento rappresenta l’inizio del risveglio del settore in Italia.

1988, Arcigola Slow Food e Gambero Rosso pubblicano la prima edizione della guida ai Vini d’Italia.

1992, esce la prima edizione della Guida al vino quotidiano, che censisce i vini italiani migliori per il rapporto qualità / prezzo, accompagnando, giorno per giorno, il lettore più o meno esperto nella scelta dei vini.

I primi anni Duemila

2004, nasce la Banca del Vino. Nel complesso di Pollenzo, che comprende l’Università di Scienze Gastronomiche, viene inaugurata la Banca del Vino, una struttura che ha l’obiettivo di valorizzare il patrimonio enologico italiano attraverso un’opera di formazione, promozione e tutela dei vini da invecchiamento. In questi 18 anni la Banca ha organizzato centinaia di degustazioni nella sua sede e in giro per l’Italia.

2007, Vignerons d’Europe, a Montpellier. In occasione del centenario della rivolta dei produttori di vino in Languedoc e Roussillon si svolge la prima edizione di Vignerons d’Europe. Centinaia di vitivinicoltori europei si riuniscono per un confronto reso necessario dalle pressanti sfide imposte dal mercato, sempre più condizionato dalla globalizzazione. Si apre il dibattito sulla crisi viticola, che non era solo economica, ma soprattutto identitaria.

2009, la seconda edizione di Vignerons d’Europe a Montecatini e Firenze lascia come eredità il Manifesto dei Vignerons d’Europe e identifica il vignaiolo come colui che opera nel rispetto dell’ambiente, della salute del consumatore e dei destini della propria comunità, della terra e del vino, quest’ultimo visto come espressione autentica di una cultura.

Dal 2011 ai giorni nostri

2011, nasce la guida Slow Wine , con l’obiettivo di spostare la lente d’ingrandimento dai vini (e dai loro punteggi) alle cantine, ai produttori e ai territori, raccontandoli con dovizia di particolari sugli stili di vinificazione e le tecniche agronomiche adottate. Slow Wine 2011 intende anche descrivere i cento profumi differenti che un vino talvolta sprigiona e fornire una chiave di lettura chiara e precisa, che evidenzi le etichette che meglio esprimono il territorio e il vitigno di provenienza.

2012, al via il primo Slow Wine Tour. Contestualmente alla prima edizione in inglese della Slow Wine Guide, parte lo Slow Wine Tour che al suo debutto fa tappa a New York, Chicago, San Francisco. Alle prime tappe statunitensi gli anni seguenti se ne aggiungono altre sempre negli Stati Uniti, e in Germania, Danimarca, Giappone, Canada.

2017, nasce Slow Wine Slovenia. La guida espande il suo lavoro per la prima volta aì un paese straniero e lo fa con la vicina Primorska slovena. Lo fa recensendo oltre 30 aziende della Brda e del Kras, denominazioni confinanti con il Collio e il Carso. Zone del tutto simili a quelle italiane, dalle quali, però, le divide un confine politico che poco ha a che vedere con le tipologie coltivate, lo stile dei vini e le caratteristiche del territorio.

2018, nasce Slow Wine Usa. Dopo la fortunata esperienza slovena, inizia il lavoro di recensione in California, con una prima guida a 50 aziende di quello stato. Negli anni seguenti questa avventura cresce, includendo nel 2019 l’Oregon e nel 2020 anche Washington State e New York. Il numero di cantine presenti sulla guida sfiora le 300 unità.

2020, presentazione a BolognaFiere del Manifesto Slow Food per il vino buono, pulito e giusto. È la posizione sul vino dell’associazione Slow Food, 10 punti su cui confrontarsi e da sviluppare attraverso ulteriori scambi, dibattiti e incontri.

2021, nasce la Slow Wine Coalition, la rete mondiale che riunisce tutti i protagonisti della filiera. La Slow Wine Coalition si propone di mettere in atto una rivoluzione del vino all’insegna di sostenibilità ambientale, tutela del paesaggio e crescita sociale delle campagne.

2022, nasce Slow Wine China. Da Ningxia a Xinjiang, da Shandong a Hebei, da Gansu a Yunnan, da Shanxi a Sichuan, da Shaanxi al Tibet. La Cina del vino di qualità svela i propri assi, i territori più promettenti e vocati, dove nascono veri e propri gioielli enoici. A Bologna è di scena, invece, la prima edizione della Slow Wine Fair con oltre 6.000 appassionati, buyer e professionisti, che hanno potuto degustare più di 2.300 etichette e conoscere ben 542 cantine (la metà delle quali certificate biologiche o biodinamiche), provenienti da 20 Paesi del mondo e da tutte le regioni italiane.

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