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“LA CRISI NON È CHE UNA CRISI, PASSERÀ”: PAROLA DI ROBERT BEYNAT, CHIEF EXECUTIVE DI VINEXPO. “UN FATTORE MOLTO PIÙ GRAVE INVECE È CHE MOLTI “AYATOLLAH ANTI-ALCOL”, COME LI CHIAMO IO, INSISTONO NEL DEMONIZZARE IL VINO”

“Per quanto riguarda i consumi, sembra che oggi, la crisi non abbia avuto nessun effetto sui consumatori: continuano a bere vino, come facevano prima, semplicemente i loro criteri di acquisto sono variati, e chiedono di più allo stesso prezzo, non voglio ridurre il budget d’acquisto”. È più che positivo lo sguardo sul mondo del vino di Robert Beynat, chief executive del Vinexpo di Bordeaux.
“La crisi non è che una crisi - spiega ancora a WineNews - passerà. Il direttore del Fondo monetario internazionale, Strauss-Khan, diceva che nessuno può sapere cosa succederà fino all’inizio del 2010, ma nei prossimi due anni, e lo dico da laureato in Economia, tutto si rimetterà in moto”.

E allora a quali mercati si deve guardare con più attenzione per farsi trovare pronti al momento giusto?

“I Paesi che si sviluppano di più - dice Beynat - sono indiscutibilmente quelli dove vi sono investimenti da fare, cioè prima di tutto gli Stati Uniti, che sono il primo Paese per consumi al mondo, in valore, il secondo importatore, e si sta trasformando in volume. Il secondo Paese sul quale evidentemente bisognerà investire, perchè non produce vino ma è il primo importatore al mondo, è la Gran Bretagna. Il problema è che in questi due Paesi c’è una competizione estremamente forte, dove la distribuzione, cioè gli ipermercati, i supermercati, i grossisti ecc. sono molto potentii, e quindi bisognerà renderli stabili per investire. Il terzo Paese è un continente, l’Asia. Qui il consumo al momento non è molto forte, ma cresce molto velocemente, la competizione non è agguerrita più di tanto, perché c’è bisogno di mezzi importanti per essere presenti sia a Pechino, che a Tokyo e a Seoul. Ecco i tre Paesi che esaminerei il più delicatamente possibile. E poi, per fortuna, ci sono anche dei mercati meno grandi che si stanno sviluppando, come la Scandinavia (la Svezia, la Norvegia, la Finlandia, la Danimarca), tutti Paesi in pieno sviluppo. Altro grande Paese, sempre in pieno sviluppo, che possiamo controllare, ma sul quale c’è una forte competizione, è il Canada, che sta progredendo molto velocemente. Ecco, se avessi dei prodotti da vendere, dove investirei”.

“Ma c’è un altro fattore molto più grave della crisi - sottolinea il direttore generale di Vinexpo - che consiste nel fatto che quelli che io chiamo “ayatollah anti-alcol”, insistono nel demonizzare il vino e l’alcol in generale, nell’accusarlo con tante parole, per gli incidenti stradali, per coloro che muoiono cadendo per le scale, tutto è sempre a colpa dell’alcol, e per questo bisogna che la professione si organizzi, perché gli Stati non siano obbligati a fare delle leggi. Perchè se gli Stati devono legiferare appositamente sul tema, allora è grave, come lo è in generale per la vita, per sempre”.

E come vede l’Italia?

“La produzione italiana rimane quasi stabile al momento, la ristrutturazione e il miglioramento dei vigneti italiani sono praticamente finiti, e quindi ci saranno da pagare i vigneti di nuovo impianto, che saranno compensati da quelli estirpati. Non ci sarà un aumento della produzione in Italia, come in Francia del resto. In Spagna invece è in diminuzione, ma è normale, perch non hanno ancora finito del tutto il rinnovamento. L’Italia resterà uno dei tre più grandi produttori del mondo, e insieme alla Francia e alla Spagna, rappresenta più del 50% della produzione mondiale. La sfida costante per chi produce è sempre fare la migliore qualità e ai migliori prezzi”.

Capitolo export.

“Per quanto riguarda le esportazioni, per la prima volta nel 2007, dopo 20-25 anni, l’Italia ha esportato più della Francia nel 2007 in volume, ma il Paese transalpino in valore è ampiamente davanti all’Italia, con 10 miliardi di dollari contro 6 miliardi. Semplicemente, i prodotti francesi venduti per esportazione sono più cari. E tuttavia, per contro, credo che il fatto che il mercato mondiale si sviluppi, il fatto che la produzione si sviluppi, daranno ancora più opportunità agli italiani e ai francesi”.

E allora che fare?

“Andare a investire, comprare vigneti in Cina con i cinesi, in India con gli indiani, come fanno i produttori bordolesi. Ci sono dei vigneti cinesi che appartengono per metà ai produttori bordolesi. Perciò penso che questo dia molte possibilità, e se il mercato si allarga, non va a discapito né degli italiani, né dei francesi. Al contrario, più questi Paesi produrranno e più berranno, e più berranno più importeranno. E cosa importeranno? Prima di tutto dei vini francesi e italiani”.

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