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CULTURA E IDENTITÀ

La “Cucina Italiana” candidata all’Unesco è la valorizzazione di un sistema culturale

Da Vinitaly, le riflessioni di Massimo Bottura, Maddalena Fossati (“La Cucina Italiana”) e Pier Luigi Petrillo (cattedra Unesco Università di Roma)

“Un rito che ci unisce, un’anima che ci parla, non è solo cibo”. È questo, e molto altro, la cucina italiana, nella “poesia” scritta di getto, “davanti a un caffè e a telefono spento”, da Massimo Bottura (con il grande chef che la recita anche per WineNews). Un atto d’amore, quotidiano, che parla di territorio, cultura, storia, accoglienza, famiglia, gesti, la cucina italiana, che spera e vuole diventare Patrimonio dell’Umanità Unesco. Il verdetto sulla candidatura de “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”, arriverà a dicembre 2025, dopo il voto del Comitato Unesco di Parigi. Ed un fatto storico per l’Italia, perché “è la candidatura di un sistema culturale, è la prima di una “cucina” nella sua interezza, ed è importante perché la cucina italiana siamo tutti noi”, ha detto Maddalena Fossati Dondero, direttrice della storica rivista “La Cucina Italiana”. Messaggi arrivati da Vinitaly 2025 a Verona, nel convegno “La cucina italiana e il valore della candidatura a Patrimonio dell’Umanità: tra tradizione e futuro”, che ha riunito intorno ad un tavolo il Sottosegretario all’Agricoltura Patrizio La Pietra, quello alla Cultura con delega Unesco Gianmarco Mazzi, la presidente del Comitato promotore Maddalena Fossati Dondero, e Pier Luigi Petrillo, direttore della Cattedra Unesco all’Università La Sapienza di Roma e autore del dossier, oltre allo chef tristellato e “Maestro della cucina italiana”, Massimo Bottura, e Dominga Cotarella, presidente Terranostra.
Per parlare di un traguardo, il riconoscimento Unesco, che sarebbe importante per la ristorazione italiana nel mondo, “che è anche il miglior alleato del vino, perché ci sono 600.000 ristoranti italiani in tutto il mondo, che aprono i mercati, ed è un’alleanza che abbiamo voluto mostrare - ha detto il presidente Veronafiere, Federico Bricolo - come si vede anche nelle tante iniziative che legano vino e cucina negli spazi di Vinitaly, e di cui Massimo Bottura, che è qui per quattro giorni (nella Regione Emilia Romagna, ndr), è simbolo”.
Una cucina italiana che è “cultura popolare tangibile a tutti gli effetti, e genera ricchezza”, ha detto Mazzi, che è anche il firmatario dell’invio della candidatura all’Unesco, “con cultura e coltura, guardando al lato agricolo, che sono la stessa cosa”, ha aggiunto La Pietra. “Parlare di cultura popolare è importante, il cibo è democrazia, lo deve essere, è un bene comune, che deve appartenere a tutti”, ha aggiunto Dominga Cotarella.
Guardando alla candidatura Unesco, è il professor Pierluigi Petrillo, che ne ha curato il dossier, a spiegarlo a WineNews: “non ci sono ricette, non ci sono prodotti, non ci sono ingredienti, noi candidiamo il significato culturale del cucinare. Gli elementi sono tre. In primo luogo, nel dossier noi abbiamo evidenziato che la cucina italiana è un mosaico di diversità. È qualcosa di statico, si è arricchita nel corso dei secoli di culture diverse, di ingredienti che sono venuti dall’estero e tutt’oggi è un insieme di tradizioni diverse da regione a regione, da città in città, ed è l’unione di questa diversità a fare la forza della cucina italiana. Il secondo elemento è dato dal fatto che in Italia la cucina è qualcosa di quotidiano, non di eccezionale. Ed è un quotidiano prendersi cura degli altri. Nel dossier questo abbiamo evidenziato. Attraverso il cucinare gli italiani trasmettono la propria origine, la propria identità, raccontano se stessi, raccontano la realtà che li circonda. Poi il terzo punto: la cucina italiana è una cucina sostenibile. Oggi la parola sostenibilità è una parola di grande moda, ma per quanto riguarda la cucina italiana lo è sempre stata. Nasce come una cucina povera che ha sempre riciclato, riusato, mai sprecato, che ha valorizzato la stagionalità, il chilometro zero. E questo è un terzo punto di forza del nostro dossier”.
“È emozionante che agricoltura e cultura stiano insieme. È un rito collettivo, cucinare è un gesto d’amore, in un tre stelle Michelin come in un Refettorio, è la stessa cosa, devi pensare non a chi hai di fronte, ma a quello che stai facendo, è duro lavoro nella quotidianità - ha detto Bottura
- mi sono ispirato leggendo Picasso che diceva: “dipingevo come Raffaello a 13 anni, ci ho messo una vita a disegnare come un bambino”. Ecco io cucino come un bambino, la conosco a perfezione la tecnica, ma se faccio sempre quello divento ripetitivo. Io prendo il passato, e lo reinterpreto, non in chiave nostalgica, ma critica, e lo porto nel futuro. Noi dobbiamo trasmettere emozioni, toccando le corde della memoria. L’emozione è quella che rimane per sempre. Io giro il mondo, ci guardano tutti con gli occhi innamorati, ci amano, l’Italia è un Paese che è unico al mondo. I nostri ristoranti sono come “botteghe rinascimentali” dove si fa cultura, valorizzando il lavoro di contadini, casari, pastori, pescatori. Questo è la cucina italiana”.

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