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La Francia si conferma leader sul mercato cinese, con una crescita da capogiro nel 2015: +22% in valore, a 513 milioni di euro. Ma l’Italia esce rafforzata dal Vinitaly, con l’accordo con il big dell’e-commerce Alibaba che cambia le carte in tavola

L’Italia del vino esce rafforzata dall’ultimo Vinitaly, specie se si guarda al rapporto con uno dei mercati, per noi, più ostici, quello cinese. In Cina, nel 2015, il Belpaese ha messo a segno la peggior performance tra i grandi produttori, con una crescita di appena l’1%, contro una media del +36%, ed un crollo verticale del prezzo medio, a -18%. Una tendenza da sovvertire, e maggior ragione di fronte ad una Francia che ritrova slancio, e numeri, da leader indiscusso: con 513 milioni di euro (+22% sul 2014) e 182,4 milioni di bottiglie spedite (+19%), la Cina per i cugini d’Oltralpe è il quinto mercato d’esportazione in valore ed il terzo per volumi. Merito, principalmente, dei vini di Bordeaux, che rappresentano, in valore, secondo gli ultimi dati della Fevs - Fédération des exportateurs de vins et spiritueux de France, il 55% dei vini spediti a Pechino. Le altre Dop (Languedoc-Roussillon, Borgogna, Valle del Rodano, Champagne) valgono invece il 20% del mercato.

Un panorama grigio, pronto a volgere al sereno grazie al primo mattone di una lunga strategia, poggiato proprio al Vinitaly di Verona, dove l’ospite più atteso non è stato un vip, né un politico, ma Jack Ma, il fondatore del colosso mondiale dell’e-commerce Alibaba (www.alibaba.com), che insieme al premier Matteo Renzi ha tracciato le linee guida per far crescere in maniera sensibile la quota di vino italiano in Cina, ancora ferma al 5% (contro il 55% del vino francese). Proprio puntando sulla forza del web che, come ha ricordato Jack Ma, “permette di fare in 8 secondi un viaggio come quello che Marco Polo ha fatto in 8 anni”. La prima tappa, continua il fondatore di Alibaba, il “9-9-9, ovvero il 9 settembre alle ore 9 - perché “nove” in cinese vuol dire vino - quando faremo una giornata dedicata alla vendita di vino sulla nostra piattaforma”. I cinesi, a quanto pare, “amano moltissimo i prodotti italiani, vino incluso, perché sono prodotti eccezionali, perfetti, di qualità - aggiunge Ma - e presto ci saranno 500 milioni di persone in Cina a formare una nuova classe media che vuole i vostri prodotti, ma dobbiamo lavorare insieme per portarglieli: Dovete crederci, non avere paura di internet e dell’e-commerce, dovete imparare a vendere bene e meglio, altrimenti le potenzialità che non coglierete voi le coglieranno altri ...”.

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