“Dovremmo sorprenderci del crescente malcontento”? Mentre la Francia è tornata a protestare in strada con i trattori ed i falò accesi, mondo del vino compreso, in un inverno che si sta facendo sempre più “bollente”, arriva anche “l’attacco” da parte della Confédération des vins à Indication Géographique Protégée (Vin Igp), realtà che si occupa di studiare, organizzare e difendere gli interessi dei produttori di vino Igp francesi (sono 76 oltralpe) e dei sindacati membri.
Lo fa con un elenco di reclami, riportati dal sito “Vitisphere”, che abbracciano alcuni argomenti di attualità. Ad iniziare dagli sforzi in ottica “green” dei viticoltori che non sono ripagati: “da anni chiediamo sempre di più ai nostri viticoltori, in particolare con l’implementazione di etichette ambientali (Bio, Hve, Terra Vitis) che generano vincoli tecnici, ma anche costi economici significativi”, ma che “nessun valore aggiunto (e nemmeno una giusta remunerazione) è arrivato a ricompensarli degli sforzi compiuti. Al contrario, molti di loro si sono trovati molto indeboliti finanziariamente e fisicamente”.
Le difficoltà arriverebbero anche dalla gestione del vigneto in un periodo dove il clima può favorire le malattie. Per Vin Igp “di fronte a una stagione ancora una volta molto complicata dal punto di vista climatico, i nostri viticoltori si sono trovati senza una soluzione per combattere le malattie crittogamiche quando, in altri Paesi, sono effettivamente autorizzate alternative che consentono di proteggere i loro raccolti”. Vin Igp ha sollecitato gli stessi standard per tutti, ma chiede anche un cambio di passo e quindi di “ripensare l’assicurazione climatica”.
Non manca una nota di amarezza, inoltre, per aver “appreso di una riduzione del contributo dello Stato al bilancio dell’Istituto Nazionale di Origine e Qualità (Inao)”. Vin Igp si chiede se “fatte queste osservazioni, possiamo legittimamente chiederci se vogliamo davvero la viticoltura di qualità in Francia, o addirittura la viticoltura”. E la protesta, intanto, continua.
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