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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino / Economia

La Sicilia alza calici d’oro. Sul vino piovono fondi europei … Pioggia di fondi comunitari sui vigneti italiani. Stato e Regioni hanno approvato il piano di riparto dei 120 milioni di euro per la campagna 2003/2004 destinati al finanziamento per ristrutturazione e riconversione dei vigneti secondo le misure contenute nei programmi regionali redatti in base al regolamento 1493/99. Soddisfatto il ministro Alemanno (“sulla base dei criteri concordati, si potranno attivare operazioni di “overbooking” fino ad elevare ad oltre 138 milioni di euro i finanziamenti disponibili”), soddisfatta la Regione Sicilia che in base al nuovo piano di riparto adottato (tarato sui reali fabbisogni manifestati dalle singole Regioni) si è vista premiata con una assegnazione supplementare di 15,3 milioni di euro che aggiunti ai 26,6 già ottenuto portano la dotazione totale per il 2003-2004 a quasi 42 milioni di euro, record storico. Premiate anche altre regioni come Umbria e Marche dove maggiori sono le esigenze di riconversione dei vigneti. Festeggiano a Palermo negli uffici del vicepresidente della Regione (e assessore all’agricoltura) Giuseppe Castiglione, che ha appena firmato il decreto che istituisce le prime tre strade del vino in Sicilia - Etna, Alcamo e Marsala Terre d’Occidente - e sta lavorando ad altre come le Terre sicane.

Per l’enologia siciliana è un momento magico. Il vino ha rilanciato l’agricoltura regionale colpita al cuore dalle difficoltà del grano duro (produzione penalizzata dalla recente riforma Pac) e soprattutto dal tracollo del comparto degli agrumi: una volta eravamo i primi esportatori al mondo, adesso subiamo l’umiliazione di essere diventati importatori netti di aranci e limoni. Anche il vino era una commodity per l’isola, prodotto in grandi quantità solo per finire come arma da ‘taglio’ per irrobustire di gradi i vini del Nord oppure per finire alla distillazione. Poi il rilancio del made in Italy ha contagiato anche le cantine siciliane. Anche qui la riscossa è partita dai privati: Tasca d’Almerita, Diego Planeta, la famiglia Rallo, da marchi storici come Florio, Pellegrino, Corvo. Dalla quantità si è passati alla qualità, complice il boom dei grandi rossi (come il Nero d’Avola), dei bianchi autoctoni, dei vini da degustazione e da dessert (malvasia, passiti, moscato). Diciassette zone Doc, oltre 750 etichette prodotte in 298 aziende. 200 milioni di bottiglie, con una quota di export del 10% sul totale nazionale e del 45% sul Sud Italia. In enologia si parla ormai di un "caso Sicilia" sia per la crescente qualità dei prodotti immessi sul mercato che per le potenzialità di marketing che rimangono ancora in parte inespresse. Un boom che trova conferma anche sul web, dove le cantine siciliane - da Planeta a Cusumano, da Tasca d'Almerita alla Pellegrino, a Settesoli - stanno investendo moltissimo, come ha confermato un sondaggio di www.winenews.it.

Con i vini siciliani i grandi vignaioli italiani intendono fare concorrenza ai grandi vini internazionali. E così le più importanti maison enologiche, dalle regioni d’eccellenza (Toscana, Piemonte, Friuli, Veneto …) si spostano tra Palermo, Catania e Trapani. A intuire le potenzialità di questi territori fu, diversi anni fa, il decano degli enologi italiani Giacomo Tachis, il mago del Sassicaia e del Pelago. “Io credo moltissimo nel Sud - spiega Gianni Zonin, il più grande vignaiolo d’Italia (1.800 ettari in 6 regioni d’Italia) - ci sono territori straordinari dal punto di vista viticolo, c’è il sole e soprattutto ci sono i vitigni autoctoni, oggi celebrati in tutto il mondo, dopo decenni d’oblio”.

Ma l’Europa potrebbe fare di più per il vigneto Italia. I fondi comunitari per ristrutturazione e riconversione dei vigneti potrebbero sembrare molti, ma in realtà…“Gli 8.263 euro ad ettaro di premio previsti dall’Unione Europea per i reimpianti sono veramente pochi - spiega Zonin - se si considera che oggi i costi di impianto vanno dai 25.000 ai 50.000 euro/ettaro, secondo le aree di produzione. Per questo sarebbe opportuno, anche per evitare i pericoli delle eccedenze giustamente temute dall’Unione, triplicare il contributo (o almeno fino a 18.600 Euro per ettaro) a patto che il viticoltore garantisca (e questo deve essere chiaramente controllato ogni anno) produzioni non superiori a 100 quintali per ettaro per tutta la durata di vita dell’impianto”. “Oggi, infatti - conclude Zonin - solo la qualità può garantire la competitività sul mercato. Le eccedenze, infatti, ormai si verificano solo per le produzioni di bassa qualità”.


Sicilia: i migliori assaggi

I quattro migliori bianchi

1)Benanti - Pietramarina 2000

2) Planeta - Cometa 2003

3) Feudo Grottarossa - Haermosa 2003

4) Settesoli - Mandrarossa Furetta 2003

I 10 migliori rossi

1) Benanti - Serra della Contessa 2000

2) Benanti - Nero d’Avola Pachino 2003

3) Planeta - Syrah 2003

4) Budonetto/Maurigi - Terre d’Ottavia 2002

5) Benanti - Top blend Pachino 2003

6) Feudo Principi di Butera - Deliella 2003

7) Donnafugata - Tancredi 2003

8) Firriato - Ribeca 2003

9) Budonetto/Maurigi - Terre di Maria 2002

10) Cantina Sociale di Trapani - Forti Terre di Sicilia 2003

(arretrato de "Economia" de "La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino" del 5 giugno 2004)

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