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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Scoppia la guerra tra le capitali del vino ... La geopolitica finisce anche nel bicchiere, e forse non è un gran bel segno. I fatti. Il presidente dell'Enoteca regionale del Piemonte, Garrone, lancia la candidatura di Torino come sede dell'Enoteca italiana. Ovviamente a Siena, sede da sempre dell'Enoteca italiana, non la prendono bene. Qualcuno pensa che è la solita disfida Toscana-Piemonte per tenere la scena dell'enologia italiana, e forse non sbaglia. Qualcun altro sospetta che il buon esito del Salone del vino al Lingotto (dove, fra l'altro, l'Enoteca italiana e quella piemontese erano tra gli sponsor) abbia fatto alzare un po' il gomito (politicamente parlando) a qualcuno. Insomma Torino reclama qualcosa: non bastano le prossime Olimpiadi invernali, la città subalpina ha avanzato la sua candidatura per la sede dell'Agenzia italiana sull'alimentazione (l'interfaccia di quella europea per cui è già candidata Parma), adesso vuole anche diventare capitale italiana del vino. La polemica monta: il presidente dell'Enoteca italiana, Flavio Tattarini, risponde per le rime. Interviene (ieri) il ministro: «Non ho nessuna intenzione di spostare la sede dell'Enoteca italiana da Siena». Un punto per Tattarini. Poi Alemanno prosegue: «Bisogna però ragionare per definire una rete di enoteche regionali che dipendano dalla sede nazionale». Come dire, l'attuale sistema non va, bisogna coordinare meglio attività e risorse. Il problema, ancora una volta, è quello della promozione, cruciale per un settore col vento in poppa come quello enologico. Al forum di Parma è emerso chiaramente che il nostro sistema agroalimentare è già di eccellenza, manca un «sistema Paese» che promuova adeguatamente il tutto ottimizzando sforzi e risorse ed evitando l'attuale bagarre con ministero, Regioni, Ice, consorzi, camere di commercio a pestarsi i piedi e a duplicare gli interventi. Bisognerebbe davvero «fare sistema», invece assistiamo ad una esplosione di anarchia dove tutti chiedono tutto e ci vuole il «manuale Cencelli» per compensare chi resta senza niente. Così Verona (altra candidata per l'Agenzia alimentare italiana) se perderà l'Authority italiana, viene indicata come sede nazionale per la promozione del vino. Ovviamente a Verona non stanno con le mani in mano ad aspettare questa «indicazione» e stanno già portando il Vinitaly in Cina e Giappone. Come dire: i privati corrono, il pubblico invece dibatte e litiga. Il nostro sistema delle enoteche regionali fa acqua da tutte le parti e va rilanciato (assieme ai privati), ma l'ultima cosa che ci possiamo permettere è la guerra fra le auto-proclamate capitali del vino. C'è un limite a tutto, anche al regionalismo.

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