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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Future sui vini doc, brindisi a rischio ... Aste miliardarie, contratti future sulle bottiglie, annate vendute in anteprima. I vini top di gamma sono diventati un fenomeno cool, fanno tendenza, finiscono sulle tavole della gente che conta. Ma sono anche un buon investimento? Al di là delle battute, celebre quella dell’avvocato Agnelli (‘male che vada li si può sempre bere”), finora il risparmiatore aveva pochi strumenti a disposizione. Praticamente poteva solo limitarsi ad acquistare i contratti future che alcune case vinicole avevano emesso su annate di pregio. L’idea fu di Ezio Rivella nel ’95 col Brunello di Castello Banfi, seguito poi da altri (Fattoria dei Barbi, Siro Pacenti, Fontanafredda per il Barolo). In pratica compri oggi un vino subito dopo la vendemmia, non ancora “maturo”, e ottieni un certificato per ritirare le bottiglie quando il vino sarà invecchiato e pronto per il mercato. Il Brunello ’95 e ’97 fu comprato da poche migliaia di investitori rispettivamente a 35.000 e 50.000 lire a bottiglia: Oggi il ’95 è tranquillamente raddoppiato, il ’97 cresciuto del 30-40%. Resta il fatto che questo sistema vale per pochi appassionati e non può essere esteso al grande pubblico. D’altronde anche in Francia la vendita “en primeur” dei grandi vini bordolesi è riservata a commercianti e ristoratori. E in Italia lo strumento dei future ha incontrato l’ostilità di alcuni grandi nomi. Angelo Gaja. il produttore piemontese più famoso al mondo, dice: “L’Italia non ha vini con un prestigio consolidato per la vendita en primeur. In Francia lo fanno del resto soltanto 20/25 chateaux e da 150 anni”: “Jacopo Biondi, nome storico del Brunello, è categorico: “Il future applicato al Brunello è un’operazione virtuale; e come tale il rischio, se non viene garantito da una banca, finisce per ricadere tutto sulle spalle dell’acquirente”. Per ovviare a questo limite, recentemente due emissioni future (Tenuta Carlina per 2 Brunelli 99 e 2000 e Mastroberardino per tre annate del rosso Naturalis Historia) sono state garantite da banche, Antonveneta per Carlina e Banca popolare dell’Irpinia per Mastroberardino. C’è poi chi offre la vendita “en primeur” on line. E’ il caso di winetip.it, sito lanciato da alcuni yuppies di buoni studi economici per dare vita ad una vera e propria borsa telematica dei contratti futures. In Borsa si sta pensando più che a un listino delle aziende produttrici, tipo Nuovo Mercato, anche se c’è da superare un limite enorme: le aziende vitivinicole sono aziende agricole e non Spa.
Winenews.it, sito aggiornatissimo sul settore, ha valutato l’incremento delle bottiglie top, le cosiddette blue chips del vino. In 5-6 anni i prezzi sono schizzati anche del 500% anche se questi exploit vanno presi con le molle. Si riferiscono a poche bottiglie e poche marche. Quindi, prudenza per chi non conosce il settore. “C’è il rischio di comprare della carta, dei junk bonds”, ammonisce Dario Casati, economista agrario alla Statale di Milano ...

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