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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

La Borsa più ricca ha il colore del vino ... In tempi magri, anzi magrissimi per i patiti della Borsa, fa notizia che ci sia una qualche forma di investimento che resta comunque redditizia. E' il caso, solo apparentemente anomalo, del vino. Si, avete letto bene, del vino, che negli ultimi anni ha reso molto più dell'oro (quello vero) o dei più preziosi titoli azionari. Con rendimenti che in alcuni casi hanno anche del miracoloso, raggiungendo perfino l'8-900 per cento. In pochi anni infatti, secondo un'inchiesta di Winenews (effettuata mantenendo i prezzi in lire), la rivalutazione delle etichette più pregiate è stata del 500%, con punte che hanno toccato anche il 900%. L'apprezzamento dell'«oro rosso» ha toccato un po' tutte le realtà regionali italiane, dai Baroli del nord, ai Brunelli e ai Chianti toscani, agli Amaroni. Dai classici tipo Sassicaia (Tenuta San Guido) cresciuto in 12 anni del 775 per cento agli emergenti Sagrantino di Montefalco Caprai (+ 700 per cento). Quotazioni che spiegano la corsa al Brunello partita in questi giorni, proprio nel momento in cui una giuria internazionale di esperti ha certificato la cattiva annata del celebre Montalcino, riducendo a sole due stelle il ratyng del celebre vino toscano per la vendemmia (disastrosa) 2002. In questi giorni, dicevamo, migliaia di bottiglie di Brunello Riserva 1997 sono state opzionate da importatori e ristoratori americani, tedeschi e svizzeri, ancora prima dell'immissione in commercio. Gli operatori non intendono correre il rischio di rimanere senza quella che è stata definita la «vendemmia del secolo», che nella Riserva 1997 trova la sua massima espressione. Intanto le cantine sono ormai vuote: la produzione delle ultime vendemmie è stata interamente venduta, letteralmente andata a ruba. Il tutto mentre stanno già fioccando le prenotazioni per il Brunello 1998. In Italia la «moda» di investire sul vino è recente, ma sta prendendo rapidamente piede. La prima operazione finanziaria lanciata sul mercato è del 1997. Mediobanca lanciò un prestito con warrant che riguardava una partita di Brunello di Montalcino. Il mercato oggi offre un po' di tutto, dai certificati ai warrant alle polizze riuscendo ad assicurare, scondo gli esperti, rendimenti annui che oscillano mediamente dal 5% al 10%. Sul settore si stanno buttando anche i fondi, come l'Orange wine Fund, che ha esordito nel 2001. Gli addetti ai lavori stanno pensando anche a una sorta di Borsa che, seppure ancora sulla carta ha già il presidente del comitato nazionale di vigilanza: Gianni Zonin. Il comitato si è già insediato e la formula allo studio prevede due sezioni: una per i grossi quantitativi di vino e un'altra per le etichette pregiate. La rivalutazione non tocca solo rossi e bianchi, ma anche le vigne. Si registrano infatti quotazioni record anche per i valori fondiari: un ettaro di vigneto di Brunello, secondo un'indagine effettuata dall'Istituto Nazionale d'Economia Agraria (Inea), ha raggiunto oggi un valore di 250.000 euro, quasi mezzo miliardo di lire (ma talvolta i valori reali salgono anche a 4/500mila euro). Nel Chianti, negli anni Settanta, un ettaro di vigneto costava 3 milioni di lire: oggi vale 80/100 volte tanto, 300 milioni, ovvero 150.000 euro. Ma il boom dei terreni non è soltanto il Chianti: il valore della terra segue quello del vino e del suo fascino e cultura. Dalle Langhe alla Sicilia, dalla Franciacorta all'Alto Adige, da Montefalco al Salento, la richiesta dei vigneti doc supera di gran lunga l'offerta.

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