02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Vinitaly, la tempesta in un bicchiere di rosso ... Tutti vogliono piantare la loro bandierina nell'unico comparto ricco della nostra agricoltura, quello del vino. Il ministro Alemanno, a Vinitaly, annuncia che nel semestre di presidenza italiana della Ue si punterà a riscrivere le regole di mercato del settore e subito il governatore del Veneto Galan candida la sua regione a sede di discussione. La ricca dotazione (20 milioni di euro) della nuova società di promozione (Enoteca d'Italia) scatena gli appetiti delle attuali Enoteche regionali, e molti si chiedono che sarà di quella che tuttora si chiama "Enoteca Italiana" con sede a Siena. Ma le scintille arrivano con l'intervento del neopresidente della Fiera di Verona, Luigi Castelletti. I rumors sul proliferare delle fiere del vino (dopo il Salone torinese di novembre, organizzato da Alfredo Cazzola, arriverà nel giugno 2004 una fiera milanese biennale e si dice che anche Roma si prepari a scendere in pista) scaldano gli animi. Castelletti è perentorio: «I leader siamo noi. I problemi li ha chi non ha Vinitaly. La competizione selvaggia è controproducente per il settore. Siamo pronti a lavorare per il sistema ma se qualcuno chiede mani libere, non ci tiriamo indietro. Abbiamo risorse, mezzi e know how per competere con chiunque, anche a livello internazionale». E Galan rincara la dose rivolto al governatore piemontese Ghigo: «Non è il caso che tentiate di portarci via il Vinitaly», gli dice in tono semiserio. Alemanno fa l'equilibrista tra i due governatori forzisti: «Calma, non litigate» e annuncia un tavolo di concertazione. «C'è posto per tutti - dice il ministro - se le iniziative si specializzano in maniera intelligente». Ma che il clima sia teso lo conferma Ezio Rivella, presidente dell'Unione Italiana Vini, patron della nuova fiera milanese. «Non abbiamo nulla contro Verona - dice - però Vinitaly è diventata una grande kermesse in cui alcune aziende non si riconoscono più. Servono manifestazioni specialistiche più finalizzate alle vere necessità delle imprese». E' vero che Milano sarà la fiera dei grandi del vino? «Sarà molto elitaria, di elevato target professionale». I numeri del vino italiano giustificano 3 o 4 fiere? L'export 2002 (2,7 miliardi di euro) è un nuovo record (+7%), in America - nostro primo mercato assieme alla Germania - abbiamo superato i francesi, ma i vini del nuovo mondo sono lì pronti a darci l'assalto forti di qualità discreta e prezzi imbattibili. Da noi i consumi sono stazionari (sui 50 litri pro capite) e bisogna puntare sulle nuove mode (giovani, donne, ecc) oppure sui paesi nordici che scoprono il fascino di un buon rosso: «Ma soprattutto - dice Gianni Zonin, il più grande vignaiolo italiano - si deve proporre vino buono. Non c'è altro da fare». La difesa della qualità da imitazioni e contraffazioni comunque non conosce limiti. Marco Caprai, leader del Sagrantino di Montefalco, uno dei più grandi autoctoni italiani, farà certificare le sue bottiglie da un notaio che garantirà sulla base di analisi scientifiche "da uve Sagrantino al 100%" come vuole il disciplinare. Un'idea che se estesa ad altri grandi vini, forse porterebbe a qualche sorpresa ...

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024