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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Quattrini e qualità. Ora il Vinitaly guarda ad Oriente ... Si restringe il mercato del vino, si allarga quello delle fiere. Ed è guerra senza quartiere fra i vari saloni che si contendono a tutto campo i big del settore, ma anche quelle migliaia di piccole e medie imprese che hanno creato dal niente un boom che tuttora vale il primo posto nell’export agroalimentare italiano. Dietro al ‘risiko’ delle fiere del vino si muovono i potentati politici e i poteri regionali. C’è il Salone torinese fortemente sponsorizzato dalla Regione Piemonte e dall’Enoteca regionale; a giugno debutta a Milano il Miwine, voluto dalla Regione Lombardia e dall’Unione Italiana Vini di Ezio Rivella che ha già ottenuto dal ministero la patente di fiera internazionale. Si parla di un nuovo salone romano (dal 2006?) dedicato al centro-sud e c’è Luigi Veronelli che col suo Critical Wine cerca spazio per un contro-salone alternativo che strizza l’occhio ai no-global e agli ‘arrabbiati’ del vino alla Josè Bovè. E c’è la più grande fiera italiana, europea e forse mondiale, il Vinitaly di Verona che, vicina alle 40 primavere, tira fuori le unghie e fa sapere ai concorrenti: non ce n’è più per nessuno. Presentando la prossima edizione (1-5 aprile) il presidente della fiera scaligera, Luigi Castelletti, annuncia: “Il tempo delle kermesse popolari è finito”. La prossima edizione sarà all’insegna del business e del glamour. Meno sagra paesana, meno gente a bighellonare fra gli stand, più spazio agli affari, più servizi per gli operatori, dai 70mila metri quadrati di nuove aree ai nuovi parcheggi per 2000 auto. E poi sarà glamour in fiera e in tutta la città. Degustazioni a ogni ora del giorno e della notte, i fuoriclasse della cucina italiana (con i vari Moreno Cedroni della Madonnina di Senigallia, Gaetano Trovato di Arnolfo a Colle Val d’Elsa, Luca Brasi della Lucanda di Osio Sotto a Bergamo) impegnati ai fornelli, i grandi ristoranti cittadini che consentiranno ai clienti di portarsi a casa le bottiglie aperte a tavola, poi eventi, arte, musica per giovani, ecc. Senza dimenticare il grande tema del rapporto con la Grande distribuzione, al centro di un incontro fra i buyer delle principali catene (Auchan, Coop Italia, Pam, Sma, Bennet, Carrefour) e le imprese vitivinicole. Insomma, il Vinitaly ha deciso di mostrare i muscoli, anche all’estero, dove diventa un marchio per la promozione del vino italiano con tre tour negli Stati Uniti, in Cina e in Russia. “Vinitaly è un primato da difendere e migliorare, patrimonio del paese”, dice Giuseppe Martelli, presidente italiano e internazionale degli enologi. Piero Mastroberardino, presidente Federvini, chiosa: “E’ la fiera che ci piace di più”. Gli sfidanti sono avvertiti. (arretrato de "La Nazione, Il Giorno, Il Resto del Carlino" del 5 marzo 2004)

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