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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Sommelier a congresso ... Il Presidente Terenzio Medri: “La realtà è che il vino, come la musica, apre le porte”... Il sommelier cambia pelle. Deve continuare ad essere un grande esperto divini ma in più deve anche sapere comunicare in quanto anello di congiunzione fra produttore e consumatore. Ma comunicare cosa? Il prodotto, e cioè il vino, ma anche il territorio che rende unico quel vino. E quindi i prodotti tipici della zona. Cosi, grazie ad un felice abbinamento tra il vino di eccellenza e il cibo di eccellenza, il sommelier si trasforma nel professionista che porta nel mondo la cultura enologica del made in Italy. Come fanno gli stilisti con la moda. Cambia solo il proscenio: dalla passerella delle sfilare ai ristoranti e agli hotel. Ed è, chiarisce Terenzio Medri, “una svolta epocale. Ho messo nel bicchiere del sommelier non più solo vino ma la cultura dell’eccellenza”.
Nativo di Cesena, capelli bianchi e occhi grigio-azzurri, Terenzio Medri è del 1946, quindi ha compiuto sessant’anni, e di mestiere fa l’albergatore. È proprietario del K2 a Cervia del Levante (“una bomboniera”, dice) a Milano Marittima. Ed è un ‘attività che Medri, tra l’altro presidente degli albergatori della zona, conduce insieme alla moglie, Luciana Ceccarelli, una ravennate definita dal marito “un pilastro”, e la figlia Barbara che proprio negli ultimi tempi ha deciso di proseguire anche lei nella professione di famiglia. Soprattutto Medri è il presidente dell’Ais, l’associazione italiana sommelier che conta oggi 32.600 iscritti (il 38% è costituito da giovani e da donne sotto i 35 anni) e ha concluso in questi giorni il suo quarantesimo congresso a Reggio Calabria.
Una svolta epocale che nel periodo della presidenza Medri - iniziata nel 2002 ed ora in dirittura d’arrivo, le elezioni sono quasi alle porte - ha subito una forte accelerazione. Negli ultimi tempi sono stati tenuti corsi in Germania, Inghilterra e Santo Domingo, altri a Los Angeles e a Bruxelles, altri ancora sono in fase di preparazione a New York, Washington, in Venezuela, forse in Russia. Al termine di uno di questi corsi è stato costituito l’Ais Caraibi mentre con il Giappone ed il presidente dei sommelier giapponesi, Koogai Kazuyoshi, è stato siglato un patto di fratellanza che non solo ha già portato sommelier giapponesi a frequentare corsi a Firenze ma darà anche vita nel 2007 ad una manifestazione a Tokyo chiamata “primavera italiana” insieme con la nostra ambasciata e nel 2008 al concorso riservato ai sommelier giapponesi (oggi già quasi ottomila) ma con soli vini italiani. Commenta Medri: “Abbiamo ormai un respiro internazionale. Siamo cercati perché siamo credibili”.
È stata poi richiesta l’istituzione dell’Albo professionale per la categoria, è stato firmato un accordo con la Sda Bocconi per un corso dedicato ai manager-sommelier, è in fase di costituzione un comitato scientifico di alto livello per sviluppare ricerche sull’evoluzione del gusto del vino e dell’abbinamento vino-cibo, è stata avviata all’inizio dell’anno una trattativa con il ministero della Pubblica istruzione per realizzare un programma didattico nei licei sulla cultura del vino e che dovrà essere ora ripresa con il nuovo Governo. Commenta Medri: “Siamo un’associazione giovane che mostra una straordinaria forza attrattiva nei confronti dei giovani. Ecco perché noi abbiamo scelto la via della proposta culturale esigente verso i giovani. Al posto delle scorciatoie ben reclamizzate del divertimento facile e dello sballo, basate sul consumo sregolato di alcool e di intrugli non meglio identificabili, educhiamo al gusto del buono e del bello, alla degustazione consapevole del vino che invita a bere meno e meglio. E una questione di stile di vita”.
Stile di vita? Sì, lo stile di vita italiano, che tutti ci invidiano e che mantiene intatto il suo appeal a dispetto dei problemi che affliggono il Paese. Dice ancora Medri: “Le mode passano, lo stile di vita resta. E gusto per la qualità, per lo star bene, per quella bellezza che senza soluzioni di continuità permea di sé le opere d’arte e le opere del lavoro dell’uomo, fra le quali primeggia il fiuto della vite. Non è quindi fuori di luogo affermare che noi educhiamo alla bellezza, quella vera, che non sfiorisce con l’età. Anzi, invecchiando, migliora, come insegna il vino. Tutto questo si trasforma in un grande appeal turistico. E facile immaginare l’incontro fra i luoghi della produzione e i luoghi della ristorazione e dell’ospitalità con le mappe dei possibili itinerari e soggiorni. La realtà è che il vino, come la musica, apre le porte”.

La giuria ha deciso: il migliore è Michele...
Nel corso del quarantesimo congresso nazionale dell’Associazione italiana sommelier, a Reggio Calabria, è stato assegnato da una giuria di tecnici il riconoscimento di “Sommelier d’Italia 2006” a Michele Garbuglio, nominato il miglior sommelier d’Italia 2006, nativo di Treviso ma milanese d’adozione: è primo sommelier dell’Hotel Principe e Savoia. Secondi, a pari merito, Gianpaolo Bacilieri di Riva del Garda e Cristiano Cini di Arezzo.

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