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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Il Verdicchio è il re. Ma i Doc sono dodici ... Quella marchigiana è tra le regioni italiane più adeguate per la coltivazione della vite e la produzione di uva della migliore qualità. Annibale, secondo il poeta latino Polibio, ridiede forza ai cavalli del suo esercito facendoli curare con frizioni di vino Rosso Piceno assai invecchiato. I vini di questo territorio richiamano alla mente Carlo Magno e il feudalesimo, le Signorie e i Principati. La fama dei produttori vinicoli è strettaemente legata al Verdicchio anche se la presenza nelle Marche (decima regione italiana produttrice di vini) di ben dodici vini Doc è una controprova della varietà di questa terra. Il Verdicchio, asciutto e piacevolmente amarognolo, è meritevole di un posto di riguardo nella classifica dei prodotti italiani conosciuti anche al di là dei nostri confini.
Circoscrivere l’enologia marchigiana al solo Verdicchio sarebbe tuttavia riduttivo. In provincia di Pesaro si producono un bianco e un rosso, tutti e due Doc, il Bianchello del Metauro e il Sangiovese dei Colli Pesaresi. Scendendo in provincia di Ancona si trova il Rosso Conero. Altro vino di pregio è il Rosso Piceno, mentre da non dimenticare, nei territori di Serrapetrona, San Severino e Belforte del Chianti in provincia di Macerata, la Vernaccia omonima. Sempre nel Maceratese, e nel comune di Loreto, il Bianco dei Colli Maceratesi. Un altro bianco pregiato è il Falerio dei Colli Ascolani. E gli abbinamenti? A un piatto di tagliolini all’uovo con tartufo si può accostare un Rosso Piceno o un Rosso Conero, mentre con il pesce azzurro la scelta ricade, per rimanere nelle Marche, sul Verdicchio.

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