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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Cibi “bio”e convenzionali adesso è guerra aperta ... Uno studio dell’Università di Bologna confronta i metodi... De gustibus non disputandum est. E se invece fosse legittimo? Cosa sia buono da ingoiare è bene chiarirlo quando c’è in gioco la salute. Così un gruppo di ricerca del Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Bologna, finanziato dal Ministero della Salute, ha portato a confronto scientifico alimenti biologici e tradizionali: ebbene il cibo bio, comunicano i ricercatori, non è migliore degli altri prodotti. Parla con dati alla mano Patrizia Hrelia, tossicologa, responsabile del progetto ministeriale: «Esistono mezzi sicuri per la certificazione della qualità dei prodotti alimentari, grazie a questi noi possiamo ammettere oggi che non è giusto dire che gli alimenti biologici sono più sicuri o peggiori dei tradizionali».
La professoressa segue al computer i risultati degli studi e le cose, in termini corretti dice, stanno così: «I cibi bio contengono meno pesticidi e conservano più sostanze antiossidanti, tuttavia non sono esenti dalla contaminazione di altri tossici, tipici dell’alimento non antiparassitato. Né il maggior contenuto di antiossidanti è in relazione a una aumentata azione protettiva o benefica per il consumatore». Ma quali sarebbero queste sostanze tossiche presenti nei cibi biologici? Sono sostanze naturali, alcuni fra i più potenti cancerogeni al mondo. Attenzione agli stereotipi, è dunque il monito degli esperti, perché naturale non è sinonimo di salutare: «Tenete presente per esempio che più del cinquanta percento delle sostanze cancerogene che si conoscono non le ha sintetizzate nessuno, vengono dalla natura».
Così le micotossine, prodotte dai funghi che abitano i campi di graminacee, più difficili da contenere senza pesticidi. «I nostri alimenti da coltura tradizionale sono però di qualità. Perché esistono metodiche sicure per conoscere se sono rimasti inquinati da pesticidi o da tossine ambientali». Il consumatore dev’essere informato correttamente, dopo la pronuncia di un giudizio imparziale, da parte dell’esperto che ribadisce «E’ inutile pensare che biologico significhi alimento più nutritivo ed esente da rischio». Nei paesi industrializzati l’alimentazione è però decisamente una moda. C’è chi predilige il vegetarianesimo, chi lo slow-food, chi non vive senza macrobiotico, chi rifiuta l’Ogm, chi mangia solo biologico. Ma il cibo non è un vestito, e quale ci sta meglio indosso lo conosce il tossicologo: «La certificazione di cibo biologico attesta solamente il metodo di produzione, non la qualità del prodotto finale». E’ a questo proposito che lo studio coordinato dalla professoressa Hrelia, è stato interessante: dalle analisi condotte su prodotti biologici, mele Golden Delicious della Val di Non e Arance rosse di Sicilia, si evidenzia un maggior contenuto di polifenoli e vitamine (sostanze antiossidanti che prevengono i danni cellulari causati da radicali e altri cancerogeni). Ciò non si traduce però in un maggior effetto benefico: «Abbiamo visto che tale differenza, in termini di antiossidanti, non permette a livello cellulare un aumento dei meccanismi protettivi e preventivi».
A indicare che la dissomiglianza tra alimento biologico e alimento derivante da coltura tradizionale non giustifica un qualità migliore per il primo. La differenza la possono fare invece certe seduzioni commerciali, le immagini dei pascoli verdi associate alle etichette, le parole come «chimico» o «bio». Il pensiero paradossale sarebbe quindi rappresentato dal giudizio più positivo verso il prodotto preparato in casa, senza il controllo microbiologico, le misure di sterilità per gli imballaggi e la manipolazione. Mucca pazza, pollo alla diossina, S.a.r.s., aviaria, il Duemila ha veicolato nuove ansie, di cui il carrello della spesa è oramai zeppo. E’ possibile che a volte si ecceda nella preoccupazione? Secondo Claudia Ravaldi, psichiatra esperta in disturbi del comportamento alimentare, l’affezione allo stile alimentare «naturale» è perlopiù soltanto una scelta: «Il comportamento veramente anormale interviene invece solo in casi gravi, quando chi non trova il cosiddetto cibo pulito allora digiuna. Ma è un fenomeno raro». Infine ricordiamo i metodi delle produzioni agricola. Quello convenzionale si basa sull’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi di sintesi. E’ obsoleto ed inconveniente a causa delle elevate spese, creazione di squilibrio ambientale, aumento della contaminazione dei prodotti alimentari. La coltivazione biologica prevede l’esclusione di pesticidi e fertilizzanti inorganici, impiegando al loro posto prodotti di origine naturale.
Infine la produzione integrata utilizza tecniche proprie dell’agricoltura convenzionale e di quella biologica. 

Dati di studi inglesi, fonte: Czerwiccki et al., Food Addit. Contamin., 2002
(arretrato de La Nazione/Giorno/Carlino dell'11 dicembre 2006) 

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