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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

Il deserto avanza: Sud Italia come il Nord Africa ... Il degrado dei suoli già in corso non risparmierà il Settentrione. L’agricoltura dovrà cambiare radicalmente... L’agricoltura italiana dovrà fare i conti con i cambiamenti climatici. Questo autunno-inverno è straordinario. Ma a prescindere da questa eccezionale stagione il mutamento climatico sta già producendo effetti sulla biosfera. Ogni grado di aumento della temperatura avvertono gli scienziati del prestigioso Ipcc significa 150 chilometri di spostamento verso Sud. E infatti. L’anticipo della primavera è ormai certificato. Con l’aumentare della temperatura media globale come ha dimostrato una ricerca effettuata in 21 paesi pubblicata su Global change biology lo scorso ottobre la fioritura primaverile delle piante si è infatti progressivamente anticipata di circa 10-15 giorni negli ultimi 40 anni. E l’autunno è ritardato di quattro giorni negli ultimi 40 anni.
«Il ciclo idrologico - osserva il climatologo Vincenzo Ferrara dell’Enea - è destinato ad intensificarsi. La diversa distribuzione delle precipitazioni porterà ad una maggiore disponibilità di acqua dolce alle alte latitudini ed una minore disponibilità alle basse latitudini, aumentando le differenze già attualmente esistenti. Verranno accelerati i processi di desertificazione e favoriti i processi di desertificazione delle zone marginali e soggette a problemi di degrado dei suoli». «L’impatto dei cambiamenti climatici sulle attività agricole - conferma Pietro Gagliardo, presidente del Comitato nazionale di lotta alla desertificazione - sarà rilevante e se non sarà fronteggiato con misure apposite rischia di portare alla perdita di coltivazione di aree agricole. Accadrà quello che già succede da secoli sulla riva sud del Mediterraneo, cioè ci sarà un perdita di humus e i suoli progressivamente si desertificheranno. Il fenomeno, che è già in atto, sarà rilevante nel Sud, dove i terreni rischiano di diventare molto simili a quelli del nord dell’Algeria, del Marocco e della Tunisia. Ma riguarderà anche il Nord. Qui il degrado dei suoli sarà invece dovuto alla salinizzazione dei terreni determinata dal sempre maggiore uso di tecniche di irrigazione a pioggia e dall’avanzamento del ‘cuneo salino’ nelle foci dei fiumi che sfociano nell’Adriatico e nelle falde. E questo avrà un impatto significativo sulle attività agricole».
«Quella che abbiamo di fronte osserva Rolando Manfredini della Coldiretti è una sfida epocale per l’agricoltura italiana. Si tratta di un’evoluzione destinata a produrre conseguenze strutturali sull’attività agricola, come un significativo spostamento della zona tradizionali di alcune colture, la riduzione della riserva idrica, l’aumento dell’erosione in zone collinari ed alluvioni in pianura, l’anticipo di germogliamento per le piante coltivate, il maggiore rischio per gelate tardive, l’aumento dell’incidenza di infezioni fungine e dello sviluppo di insetti». «E per continuare a fare agricoltura in questo paese - ammette Manfredini - dovremo trarre le conseguenze e riconvertire le nostre produzioni. Sostituendo alcuni tipi di colture, ad esempio, e costruendo, specie al Nord, una serie di invasi per l’irrigazione per far fronte al deficit idrico».
«L’agricoltura sta già soffrendo per i mutamenti climatici denuncia Giuseppe Politi, presidente della Confederazione italiana agricoltori del resto, quando a dicembre in Puglia i mandorli fioriscono, vuol dire che si perderà la produzione...». L’emergenza clima, raccomanda il presidente Cia, «va affrontata in maniera seria: con l’innovazione e la ricerca si possono selezionare le varietà più adatte alle nuove condizioni climatiche». Ma non basterà. «Occorre anche lavorare per attuare tutta una serie di interventi di salvaguardia del suolo, anche attraverso tecniche tradizionali osserva il professor Gagliardo e infatti stiamo lavorano per predispone piani d’azione nelle aree a maggior rischio che si trovano in cinque regioni meridionali e dove sono già evidenti fenomeni di degrado del suolo che altrove sono in corso ma ancora non vengono pienamente percepiti». Prima iniziamo ad adattarci infatti, minori saranno i danni.
(arretrato de La Nazione/Giorno/Carlino del 14 gennaio 2007)

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