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La Nazione / Il Giorno / Il Resto Del Carlino

I terreni agricoli perdono linfa ... Inversione di tendenza delle quotazioni dopo dieci anni d'oro... Mentre per il mercato immobiliare residenziale si prevede per il 2007 una crescita nettamente superiore (le stime parlano addirittura di due punti) al tasso di inflazione, nel 2005 per la prima volta dopo 10 anni il mercato fondiario ha conosciuto una brusca frenata. Le quotazioni medie dei terreni agricoli, secondo l’osservatorio dell’Inea (Istituto nazionale di economia agraria), hanno evidenziato una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente (+0,1%), in netto contrasto con gli aumenti di qualche punto percentuale segnati negli anni passati. Con un tasso di inflazione pari all’1,9%, in media a livello nazionale la variazione 2005/2004 dei valori fondiari espressi in termini reali è stata pari a - 1,8%. «In una prospettiva di lungo periodo - commenta Andrea Povellato, ricercatore Inea — sembra quindi essersi invertita la tendenza all’aumento dei prezzi reali che si era affermata a partire dal 1996». Per trovare una situazione simile di ristagno del mercato della terra si deve andare ai primi anni ’90, quando si registrò una contrazione del prezzo medio in termini correnti in seguito alla riforma della Pac (Politica agricola comunitaria) proposta da Mac Sharry, con l’introduzione estensiva di nuovi meccanismi di aiuto al reddito. Una situazione simile - spiega l’Inea - sembra ripetersi per il 2005, primo anno di applicazione della riforma Fischler, all’insegna del disaccoppiamento (gli aiuti sganciati dalle produzioni), che ha fatto prevalere un clima di incertezza sulle prospettive per la Pac. Le difficoltà maggiori sembrano concentrarsi al Nord-Est che, dopo gli aumenti consistenti riscontrati negli ultimi anni, ha evidenziato nel 2005 un arretramento dei valori in quasi tutte le zone. Modesti sono stati gli aumenti registrati nel Nord-Ovest e, come di consueto, nelle regioni meridionali. Un discreto aumento si nota soltanto nell’Italia centrale, soprattutto nelle zone della collina litoranea. Dal dettaglio regionale emerge che ben cinque regioni, tra cui il Veneto, l’Emilia Romagna e l’Abruzzo, hanno presentato diminuzioni delle quotazioni e altre sette regioni, situate soprattutto nel Mezzogiorno ma non solo, mantengono praticamente inalterato il prezzo della terra. I valori comunque tengono su livelli tali da non deludere chi ha investito negli anni scorsi in terreni agricoli, tenendo conto di quel che ripete sempre un economista agrario come Giorgio Amadei: «In Italia c’è sempre fame di terra perché ce n’è poca». Così chi vuol comprare nelle zone più vocate dei vigneti doc e docg o dell’ortofrutta specializzata si trova ancora di fronte a quotazioni da capogiro: fino a 350mila euro/ettaro sulle colline di Montalcino, fino a 190mila per le aree ortofloricole della Versilia. I vigneti del Chianti stanno sui 75-80mila euro, come quelli umbri del Sagrantino a Montefalco. Seminativi, frutteti e orti costieri nelle Marche variano da 50, a 70 fino a 80mila euro/ettaro mentre in Emilia Romagna perdono qualche colpo la pianura e le aree del Parmigiano Reggiano, ma compensate dalla crescita dei valori dei vigneti. Fino a 85mila euro per la collina riminese, 52-55mila per quelle faentina o bolognese, ma anche 68mila euro per i vigneti doc della pianura di Reggio Emilia.
(arretrato de La Nazione/Giorno/Carlino del 28 gennaio 2007) 

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